Il testo che segue lo riportiamo fedelmente, così come lo abbiamo ricevuto tramite WhatsApp al numero 347 5411671 che Roba da Donne ha dedicato a chi vuole raccontare la sua storia di bullismo, per ricevere aiuto, per condividere la sua esperienza dando supporto a chi soffre, per fare rete.
A rispondere a questi messaggi, all’interno della rubrica Non te lo posso dire – Alziamo la voce VS il bullismo, in genere è la scrittrice Nadia Busato. Ma in questo caso la riflessione di questa lettrice merita di avere uno spazio a sé.
Questo nasce come messaggio privato e, anche se abbiamo cambiato il nome della protagonista, la testimonianza, il dolore e la sofferenza sono assolutamente reali.

Ciao, mi chiamo Lena (nome inventato), ho letto alcuni dei tuoi articoli così ho deciso di raccontare un pezzo della mia storia. Non cerco aiuto, ciò che mi è successo l’ho più o meno superato, ma magari la mia storia potrà aiutare qualcuno.

Ho quasi 19 anni ormai, ma tutto risale a quando avevo 9-10 anni circa, frequentavo ancora le elementari e tutto cominciò con dei semplici sguardi, tutto a causa del fatto che fin da piccola a causa di problemi ormonali soffrivo di un’eccessiva peluria rispetto al normale, in particolare per le mie grandi e folte sopracciglia e per le mani sempre esposte agli occhi altrui.

Alle medie gli sguardi divennero parole. Per andare a scuola prendevo il pulmino e quando salivo ad aspettarmi c’erano dei ragazzi (principalmente) che intonavano una canzone sui miei peli, definendomi “pelowoman”, la presa in giro diventava sempre più insistente tanto che a volte preferivo perdere di proposito l’autobus e andare a piedi che sorbirmi i loro stupidi spettacolini.

In classe la situazione non era poi così differente anche se minore (non c’erano i ragazzi dell’autobus). Io che non avevo una grande autostima ne risentivo parecchio, era frustrante sentirsi fare certi commenti sulla mia scarsa femminilità, ma io ero decisa a ignorare le loro prese in giro. I miei genitori non ne sapevano niente, non perché fossero assenti o non mi credessero ma perché io non gli avevo mai raccontato niente, glielo raccontai solo anni dopo.

Io nel frattempo non mi sono lasciata abbattere dai giudizi e dai commenti poco carini sul mio aspetto, e la mia pazienza è stata ripagata. Tra la 2^ e 3^ media il mio corpo cominciò a cambiare, e in quel periodo cominciai a fare la ceretta.

Fu così che al mio ritorno a scuola gli stessi ragazzi che mi prendevano in giro cominciarono a “venirmi dietro” tentando diversi approcci fisici che io ignorai deliberatamente, io non riuscivo a capacitarmi come le stesse persone che mi avevano offeso e preso in giro in quel momento volessero stare insieme a me. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, e non nascondo che ancora oggi la ceretta è la mia più grande amica, perché quando la mia peluria, (ancora eccessiva) ritorna, mi sento molto a disagio.

Le prese in giro, conosciute come bullismo psicologico, mi hanno segnato molto, soprattutto nell’autostima che ancora oggi mi frena quando sono vicino a un ragazzo (tanto da non riuscire ad andare “oltre”, infatti sono ancora vergine), l’idea di stare insieme a qualcuno, provare dei sentimenti, e scoprire che alla vista del mio corpo questo possa essere schifato dai miei peli, mi manda nel pallone, ed è l’unico ostacolo che ancora non sono riuscita a superare.

Per il resto adesso la mia vita va a gonfie vele, sto per cominciare una nuova fase , quella universitaria, e spero di riuscire a superare del tutto quel periodo della mia vita, buttandomelo alle spalle, ma non per dimenticare, anzi per farne un insegnamento, sto ancora imparando ad amare il mio corpo, accettandolo così com’è, e sto imparando a usare la mia esperienza come una lezione, per diventare più forte e sicura di me aprendomi di più agli altri.

È questo che voglio che gli altri imparino, bisogna essere forti e aggrapparsi alla vita con le unghie e con i denti, viverla senza ascoltare i pregiudizi altrui, cadere e rialzarsi più forte di prima, ma non da soli, si DEVE chiedere AIUTO, perché insieme si è più forti. Mi sono dilungata troppo ma come si dice: la felicità condivisa si moltiplica, le pene condivise si dimezzano.

Un bacio, Lena.

Se sei vittima di bullismo, segui la nostra rubrica “Non te lo posso dire – Alziamo la voce VS il bullismo” o raccontaci la tua storia, scrivendo via WhatsApp a questo numero (anonimato garantito):

347 5411671

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