Domenica pomeriggio, Rai2, la trasmissione è Quelli che il calcio, contenitore televisivo che segue le partite della serie A fra intrattenimento e collegamenti in diretta.

La doccia gelata, che imbarazza anche i conduttori Luca e Paolo, arriva quando Fulvio Collovati, ex campione del mondo e attualmente opinionista del programma, esterna questo pensiero:

Quando sento le donne parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco. La donna non la capisce come un uomo.

Le reazioni alla frase, via social e non, non si sono fatte attendere: inopportune, maschiliste, sessiste, così sono state giudicate le parole dell’ex calciatore, mentre anche fra i personaggi pubblici e politici c’è chi ha fatto capire chiaramente di non aver mandato giù il Collovati-pensiero.

Inutile dire quindi che la frase infelice non poteva passare inosservata neppure ai vertici Rai, che in effetti hanno deciso per la sospensione dell’opinionista per due settimane; una “punizione” preventiva, per tenerlo lontano dai riflettori per un po’, fino a quando le acque agitate intorno a lui non si saranno calmate.

A poco sono valse le scuse quasi immediata di Collovati, che ha spiegato “Non sono maschilista, era una frase goliardica e mi riferivo solo ed esclusivamente alla tattica, non credo di avere offeso nessuno“, e neppure la difesa della moglie Caterina, peraltro da sempre impegnata nelle battaglie contro la violenza di genere, che ha ribadito l’appoggio al marito sia attraverso un post Facebook che dai microfoni di Radio2.

Su questo io e Fulvio siamo d’accordo – ha dichiarato la Collovati – le donne devono stare un passo indietro, lo dico ad alta voce. Lasciamo che il calcio resti commentato dai maschi, basta con questo politicamente corretto che ci distrugge.

Ora, è chiaro che non è giusto e non si vuole assolutamente fare una caccia alle streghe, né far passare l’idea che di fronte a certi argomenti dovrebbe essere negata libertà di pensiero o di parola. Non si tratta neppure di godere nel vedere una persona sospesa da quello che, attualmente, è il suo lavoro. Però è altrettanto evidente che, proprio in virtù di un ruolo che si ricopre, non ci si può permettere di tutto; o, meglio, non ci si può permettere di non pensare e pesare le proprie parole, considerando che saranno messe a disposizione di una moltitudine di persone. Occorre avere la cultura e il merito per occupare quel ruolo, e per far sì che possa contribuire a costruire qualcosa di importante, creando altra cultura, non cadendo nei soliti, banali retaggi che ci portiamo appresso da troppo tempo.

E alla signora Collovati che, nel post social, consiglia alle donne di “indignarsi per offese ben più gravi” vorremmo dire che proprio lei, da donna, dovrebbe in primis capire che a essere offensivo non è tanto il sentirsi dire che non si è esperte di tattica, ma il fatto che sulla tv generalista, in una trasmissione nazionalpopolare, passi ancora un messaggio che tende a evidenziare differenze di genere basate in effetti sul nulla, che non hanno basi fisiologiche, anatomiche o genetiche, ma sono solo frutto di cliché. Che non si cerchi mai di colmare queste lacune culturali e si trovi invece ogni volta l’occasione per acuirle, continuando a perpetrare il dualismo, la dicotomia uomo/donna, della separazione di “poteri” e competenze.

Una donna non capisce di tattica calcistica solo se il calcio non rientra tra i suoi interessi, ma non è un dato di fatto assodato e immutabile, così come non si può dare per scontato che tutti gli uomini possano parlare di tattica e moduli. E, prima che qualcuno possa per l’ennesima volta pensare al pippone femminista esasperato, è chiaro che sarebbe stato altrettanto grave se una qualunque donna avesse detto che “sentir parlare di pulizie un uomo le fa rivoltare lo stomaco”.

Quello che davvero non capiamo è perché qualcuno possa ancora ostinarsi a pensare che le donne, rispetto a certi temi, debbano restare un passo indietro, come se qualche legge naturale avesse stabilito che non è compito loro occuparsene; e perché si continui a portare avanti questa divisione schematica e netta di ruoli, il calcio agli uomini, le pulizie alle donne.

Per questo, e solo per questo, la sospensione di Fulvio Collovati rappresenta un segnale importante: non c’è da gioire per la messa in panchina – tanto per rimanere in tema calcistico – di un professionista che probabilmente ha davvero solo fatto l’errore di non pesare bene le parole nel tentativo di voler risultare goliardico, ma possiamo prendere atto del fatto che, finalmente, ci si stia cominciando ad accorgere che avere un ruolo pubblico significa anche avere delle responsabilità, sociali, civili, culturali, anche educative. E che uomini e donne dovrebbero essere sempre considerati nella loro singolarità, mai come qualcosa di predefinito e generalizzabile.

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