Quattrordici compiuti, poco meno di quindici. Sono gli anni che aveva George Stinney jr, un ragazzino afroamericano che nel 1944 divenne il più giovane condannato a morte e giustiziato nella storia degli Stati Uniti, come scrive Bustle. Si tratta di una pagina oscura della Storia che più volte ha solleticato l’immaginario collettivo: anche se è il 2018, le questioni razziali sono ancora aperte negli Usa – e non solo – e ci rimandano a quanto persone come George, poco più che bambine, venivano giudicate criminali solo per il colore della pelle, senza un giusto processo, senza testimonianze fondate.

La vita di George Stinney jr iniziò la sua parabola discendente il 23 marzo 1944 ad Alcolu, piccolo centro della Carolina del Sud, dove il giovanissimo viveva con il padre – operaio in una segheria – la madre, due fratelli di cui uno più grande e due sorelline più piccole. Alcolu è una normale cittadina pre-integrazione: ci sono interi quartieri per bianchi e interi per neri, separati da un binario del treno. Negli Stati del Sud i neri erano anche il capro espiatorio in molti casi di cronaca. Oggi esistono libri, film e telefilm che raccontano il fenomeno, ma per chi visse quei tempi ed era un afroamericano furono anni di puro terrore.

Dicevamo: il 24 marzo 1944 due bambine furono trovate morte in un fosso sul lato dei quartieri neri di Alcolu. Si trattava di Betty June Binnicker di 11 anni e di Mary Emma Thames di 7. Le piccole erano scomparse il giorno prima, tanto che furono organizzati dei gruppi di ricerca, in uno dei quali c’era anche il papà di George Stinney jr. Quando i corpi delle piccole furono trovati, si stabilì che non avevano subito violenza sessuale, ma ci furono due diversi rapporti che descrissero due diverse armi del delitto. E intanto sul giornale uscì la notizia che il giovane George avesse confessato e mostrato l’arma del delitto appunto.

George Stinney jr fu arrestato insieme al fratello maggiore, che fu quasi subito rilasciato. I genitori non poterono vederlo fino a dopo la condanna. Il processo si basò sulla dichiarazione di un poliziotto – della quale non esiste nessuna copia firmata da quello che oggi chiameremo presunto innocente – e sulla supposta fama notoria del ragazzino, che si disse fosse stato coinvolto in delle risse a scuola e avesse graffiato una coetanea con un coltello.

George Stinney jr
Fonte: Stato della Carolina del Sud

L’arresto del giovane portò a immediate conseguenze per la famiglia: il padre fu licenziato e tutti i parenti dovettero lasciare la casa perché di proprietà dell’azienda. E George fu spedito in un carcere di Columbia, per evitare il rischio linciaggio. L’interrogatorio vide George Stinney jr affrontare tutto da solo, senza avvocato, senza tutela legale e senza genitori. La giuria fu composta da soli bianchi, il processo durò un paio d’ore e i giurati ci misero 10 minuti a emettere un verdetto unanime. L’avvocato d’ufficio riuscì solo a dire che l’imputato era troppo giovane per morire.

Il VI emendamento della Costituzione – che prevede un giusto processo per tutti – fu sbriciolato. I genitori chiesero clemenza per via della giovane età di George, ma quello che ottennero fu una dichiarazione mendace del governatore Olin D. Johnston che accusò ulteriormente il giovane di violenza sessuale e necrofilia. Gli imeni delle due bimbe erano però intatti, come attestò il medico legale.

Così, dopo 83 giorni – riuscendo a rivedere la famiglia solo una volta – George fu mandato alla sedia elettrica il 16 giugno 1944. Con lui una Bibbia, che dovette posizionare sulla sedia troppo grande per un ragazzino come lui – anche le mani sfuggirono dalle cinghie per gli spasmi durante le scosse e la maschera che gli copriva il volto scivolò via.

Nel tempo in tanti fecero delle dichiarazioni sulla vicenda. In particolare una delle sorelline del ragazzino, che fornì sempre un alibi inattaccabile. Il processo fu riaperto nel 2014, come si legge sull’Independent, ed emersero numerose prove che suggerivano l’innocenza di George Stinney jr. Alla fine la condanna fu annullata ma non perché l’innocenza fu provata – tanto più che il ragazzino non poteva essere riportato in vita – ma perché il processo fu viziato dal fatto che non furono rispettati i diritti dell’imputato. Non è una vera e propria riabilitazione – perché non c’è una sentenza di assoluzione – ma è comunque qualcosa.

Nel 1988 David Stout scrisse un romanzo, Carolina Skeletons, ispirato alla vicenda di George Stinney jr. Dal libro è stato tratto un film per la tv omonimo nel 1991. Nel cast i premi Oscar Louis Gossett jr e Melissa Leo, oltre all’attore cult Bruce Dern. Nella trama, un soldato torna al paese natio, in cui il fratello fu giustiziato dopo essere stato accusato di un crimine che non aveva commesso.

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