“Se solo potessi diventare qualcuno. Ma non sono altro che una piccola, indifferente e bella ragazza che può far scivolare le sue dita molto bene su e giù per i tasti del pianoforte quando qualcuno glielo chiede, che può offrire risposte arroganti a domande arroganti, che ama ballare: a dire il vero, sono una creatura come milioni di altre”.

Quando affidò queste parole al suo diario, la giovanissima Alma Maria Schindler non poteva immaginare il suo futuro. Era il 1898 e lei era ancora un’adolescente viennese come tante altre, non la gelida musa capace di stregare e abbandonare alcuni tra gli uomini più importanti del Novecento.

Nata a Vienna il 31 agosto 1879, Alma Maria Schindler ebbe una turbolenta e privilegiata infanzia. Suo padre, il paesaggista Emil Schindler, le leggeva Goethe. Il secondo marito di sua madre Anna Von Bergen fu nientemeno che Carl Moll, uno dei fondatori della Secessione viennese. Viziata, bellissima e colta, crebbe così in un ambiente stimolante, diventando una giovane perfetta per gli standard della società.

Leggermente sorda da un orecchio, era solita chinarsi verso gli ospiti durante le numerose cene, per ascoltare meglio. Un gesto da molti inteso come intimo, che fu forse equivocato da molti. I pretendenti cominciarono a fioccare, nonostante la sua giovane età: un uomo molto più grande di lei le inviò persino alcune casse colme di libri classici, tra cui Stendhal e Ibsen.

I suoi progressi da “incantatrice” vennero ben documentati nei suoi diari, compilati gelosamente dai 18 ai 22 anni e pubblicati solo dopo la sua morte. Alma Maria Schindler descriveva ossessivamente quanto accadeva durante i numerosi balli a cui veniva invitata, elencando persino il numero di mazzi di fiori ricevuti (“25 meravigliosi bouquet, e nessuno piccolo”), ma soprattutto si abbandonava a commenti pungenti.

Sosteneva che Gustav Klimt mangiasse “come un forsennato”, che l’architetto Joseph Maria Olbrich fosse “bello come un ritratto”, ma che sfortunatamente avesse “denti finti”. E poi la irritava l’odore di Gustav Mahler, che di lì a poco sarebbe diventato il suo primo marito. Non sopportava nemmeno il modo in cui cantava, il fatto che gli mancasse la erre e persino che fosse ebreo.

12

Era una giovane donna che stava sbocciando e maturando sessualmente, come ben si evince da un malizioso appunto scritto nel luglio del 1901. “Stasera mi sono sorpresa a fissare imbambolata il rigonfiamento nei pantaloni di Burckhard [in realtà il direttore del teatro Burgtheater, ndr]. La mia sensualità è infinita. io DEVO sposarmi”.

Klimt la incantò durante una cena, donandole un cuore fatto di pane in cui aveva versato un goccio di vino rosso, come per simulare il sangue. Le fece una corte insistente, ma lei gli concesse solo il suo primo bacio. Quando lui propose qualcosa di più, lei citò il Faust di Goethe: “Niun lo tocchi se l’anello Pria nel dito non ti pone”. Le propose quindi di scappare, ma la loro fuga venne bloccata dai genitori di Alma.

Il primo amante di Alma Maria Schindler fu un maestro di musica che lei trovava sgradevole e che sedusse per impazienza di provare le gioie dell’amore. Viveva in uno stato di perpetuo dubbio sull’amare l’uomo o la sua arte, ma di certo trovava afrodisiaco il talento geniale. Ecco perché il 9 marzo 1902 sposò il famoso compositore Gustav Mahler, di vent’anni più vecchio. Insieme ebbero due figlie: Maria Anna (1902-1907), morta giovanissima di difterite, e Anna (1904-1988) che più tardi diverrà una famosa scultrice.

Proprio la sua vita da moglie e madre le impedì di dedicarsi a tempo pieno alla composizione musicale. Alla lunga la sua insoddisfazione la portò a una profonda crisi coniugale, che sfociò nell’innamoramento per il noto architetto prussiano Walter Gropius, fondatore del movimento Bauhaus. Turbato, Mahler si rivolse persino a Sigmund Freud per un consulto. Dopo un lungo periodo a New York, nel febbraio 1911 il compositore si ammalò gravemente e morì. Poco più che trentenne, Alma rimase vedova. Su richiesta di Mahler, non rispettò il lutto e aprì la casa agli amici intellettuali, lasciandosi corteggiare.

Dopo una passionale avventura con il pittore espressionista Oskar Kokoschka, nel 1915 Alma sposò Gropius. La coppia ebbe una prima figlia, Manon, che morì neanche ventenne. Incinta del secondo figlio dal marito, conobbe il poeta praghese Franz Werfel, di origine ebrea, con il quale iniziò una relazione. Il bambino morì a dieci mesi e il matrimonio con Gropius naufragò.

Nel 1929 sposò Werfel, il suo terzo e ultimo marito, che morì di infarto nel 1946, dopo un lungo periodo di esilio forzato in Francia e poi negli Stati Uniti per via delle persecuzioni naziste. Alma non partecipò alle esequie, trincerandosi dietro alla scusa di non essere “mai andata a un funerale”, come da lei stessa raccontato nella sua autobiografia. Alma Maria Schindler passò il resto della sua vita nel continente americano, trascorrendo gli ultimi anni fra Los Angeles e New York, dove morì nel 1964.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!
  • Storie di Donne