Il 17 maggio 1933 la madre della piccola Hazel Fay Musser entrò in un salone di bellezza a Dayton, in Ohio, per farsi bella. Quella sera avrebbe dovuto partecipare a una cena importante, durante la quale sarebbe stata premiata per il suo lavoro come volontaria. La donna chiese uno shampoo e il taglio dei capelli, ma il personale le suggerì di ritoccare anche le ciglia e le sopracciglia con una tintura. Lei acconsentì, dopotutto era un giorno speciale. Purtroppo per lei, si rivelò essere la scelta peggiore della sua vita, come raccontato nel libro Dying to be beautiful: the fight for safe cosmetic di Gwen Kay.

La signora Musser ebbe una reazione terribile alla PPD, una sostanza tossica utilizzata per il Lash Lure, un mascara utilizzato a quel tempo. Iniziò con un bruciore, ma una volta a casa il dolore peggiorò e quella sera dovette lasciare in fretta e furia il banchetto in suo onore. Il giorno dopo i suoi occhi erano gonfi e irritati. Dopo qualche giorno, scoprì di aver perso la vista.

Il suo caso venne riportato sul Journal of American Medicine nel novembre del 1933, oltre che su altre riviste mediche. E non era la sola, eppure il Lash Lure continuava a essere venduto come se niente fosse. Fu solo la figlia della donna, Hazel Fay Musser, ad attirare l’attenzione sulla vicenda. La piccola scrisse infatti una lettera a niente meno che il presidente Franklin Delano Roosevelt, per raccontare quello che era successo alla madre. Il risultato? Per la prima volta negli Stati Uniti vennero approvate delle regole sui cosmetici, grazie al Food, Drug, and Cosmetic Act del 1938.

Ecco la lettera della bambina:

Caro Presidente Roosevelt,

Mia madre sta cercando di promuovere una legge per fare in modo che non ci sia più veleno in questa tintura. La tintura è fabbricata da Lash Lure Co., in California. Mia madre è completamente cieca e vogliamo che Lei ci aiuti a far passare questa legge.
Ho dieci anni e sono in quinta. Il mio cane è stato ucciso di recente, ma ho comunque il mio gatto. Ora devo salutarla, spero che aiuti mia madre.

Cordiali saluti,
Hazel Fay Musser

Fino a quel momento nessun si era davvero preoccupato di cosa contenessero i cosmetici, considerati beni superflui rispetto a molte altre cose. La cecità di una madre sconosciuta, però, servì a gettare luce su un problema che da quel momento in poi non venne più ignorato. Non a caso, i principali sostenitori di quella legge furono gruppi di donne e associazioni di consumatrici.

Fin dall’antichità si è fatto ricorso a varie forme di cosmetici per migliorare il proprio aspetto fisico. Gli egiziani applicavano minerali sul viso, i greci usavano polveri a base di gesso e piombo, i romani creme a base di grasso animale e amido e così via. Le madri passavano alle figlie le loro ricette, oppure erano gli erboristi a prepararle. Poi, con l’industrializzazione, tutto è cambiato e per decenni il settore cosmetico è stato il Far West.

La lettera della piccola Hazel Fay Musser ha aperto gli occhi sulla necessità di regolamentare il settore. Il lato negativo? Se per molti si è trattata di una rivoluzione sacrosanta, per altri è stato l’inizio di un altro grande problema collegato alla tollerabilità dei prodotti cosmetici: da quel momento la maggior parte dei test vennero condotti sugli animali. Oggi, fortunatamente, sempre più prodotti vengono realizzati a partire da sostanze naturali e innocue, che non necessitano di sperimentazione animale.

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