Nel 2008 la star del cinema sudcoreano Ok So-ri fu al centro di un clamoroso scandalo rosa a cui seguì un processo che ebbe un’enorme cassa di risonanza a livello internazionale. Forse perché l’attrice finì sul banco degli imputati per aver tradito il marito, Park Chul, anche lui celebrità delle soap opera made in Seul.

Per quanto possa sembrare incredibile, infatti, all’epoca nel paese asiatico l’adulterio era considerato reato perseguibile legalmente in sede giudiziaria, e fu proprio con questa accusa che Ok So-ri si dovette presentare davanti alla Corte di Seul.

L’attrice era stata accusata dal marito, conosciuto sul set nel 1996, di averlo tradito con un cuoco italiano e con un altro uomo, un cantante amico di lei. La donna però ammise spontaneamente solo la seconda relazione, e il caso finì dalle sedi in cui si sarebbe dovuto discutere il divorzio alle aule del tribunale della capitale coreana, nel pieno rispetto della legge allora in vigore nel paese, che perseguiva l’infedeltà coniugale con il carcere.

L’accusa chiese per Ok So-ri la reclusione per 18 mesi, mentre il massimo della pena previsto era di due anni. Allo stesso tempo, la donna fu privata della figlia, che venne affidata alla custodia esclusiva del padre.

Nel dicembre 2008, Ok So-ri venne punita dalla corte di Goyang, vicino Seul, con otto mesi di reclusione, e il suo tentativo di far cambiare la legge, portato davanti alla Corte Costituzionale, venne respinto. Ok aveva infatti chiesto al più alto organo di giudizio del paese di rivedere la legge del ’53, ma la Corte si pronunciò contro l’attrice, affermando, nel consegnare la decisione, che la società sarebbe stata danneggiata se avesse annullato la legge, e che “la pena detentiva di due anni non era eccessiva se confrontata con la responsabilità”.

Tuttavia, come riportato da Repubblica pochi mesi più tardi, la pena per Ok So-ri fu sospesa per due anni, così l’attrice non scontò neppure un giorno di prigione.

La sua battaglia legale dinanzi alla Corte Costituzionale non è stata comunque del tutto vana, dato che il 26 febbraio 2015, a distanza di sette anni, la legge è stata finalmente cambiata. Nata originariamente come un modo per offrire sostegno e tutele legali al coniuge maltrattato, supposto che nella maggior parte dei casi si sarebbe trattato della donna, la quale avrebbe così avuto modo di ricevere una soluzione finanziaria o sulla custodia dei figli, l’organo giudiziario coreano ha infine depenalizzato l’infedeltà, sostenendo, come riportò all’epoca l’Economist, “il diritto delle persone di prendere le proprie decisioni in materia di sesso e segretezza“. Le 5.500 persone condannate secondo la legge dal 2008, fra cui Ok So-ri, hanno quindi potuto chiedere la riconsiderazione dei loro casi.

Il vero aspetto sorprendente, però, nel caso di Ok So-ri, non è solo la vetustà ideologica e morale di una legge che punisce una moglie o un marito infedele con il carcere; certo, il tradimento è scorretto, ma dovrebbe comunque restare nel merito di una questione di coppia di cui discutere, eventualmente, in sede civile, per una causa di separazione.

L’aspetto particolare della vicenda è però l’evidente scarsezza di informazioni che la riguardano, la carenza di particolari legati alla sua storia, soprattutto per quanto riguarda gli aggiornamenti successivi e quanto è successo dopo l’abolizione della legge nel 2015. Non sappiamo se Ok So-ri abbia riacquistato il diritto all’affidamento condiviso della figlia con l’ex marito, ma sappiamo che anche il secondo matrimonio è naufragato.

Ok ha infatti sposato in seconde nozze uno chef italiano, come riporta Koreatimes (non si capisce se sia lo stesso che avrebbe avuto una relazione clandestina con lei ai tempi del primo matrimonio) nel 2011, per poi separarsi tre anni più tardi; nel 2016, la So-ri,  il cui vero nome è Ok Bo-gyeong, ha riferito di aver perso la custodia dei suoi due figli, un maschio e una femmina, avuti con lui. Il suo ex marito avrebbe sposato un’altra donna nello stesso anno.

Sul lato professionale, le ultime informazioni su di lei parlano di un abbandono delle scene, e del tempo speso tra Corea e Thailandia. Un amico, ascoltato da hancinema.net nel 2013, ha detto: “È stata avvicinata da diversi programmi e spettacoli, ma pensiamo che sia meglio lasciarla stare fino a quando non deciderà di presentarsi di nuovo davanti al pubblico”. Lo stesso sito ha poi mostrato la foto postata da Ok per augurare buon compleanno alla figlia Jun.

Insomma, i giornali coreani hanno deciso di far cadere Ok in una sorta di oblio, non occupandosi più della sua storia. O forse lei stessa ha scelto di sparire spontaneamente dalle scene, provata da un’esperienza che l’ha allontanata dalla figlia. Certamente ci piacerebbe sapere se è riuscita a riabbracciarla, o se la legge coreana, in questo, deve ancora fare dei passi in avanti.

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