Alfredo Salafia, l'imbalsamatore che rese immortale la piccola Rosalia Lombardo

Nota come la Bella Addormentata, Rosalia Lombardo aveva appena 2 anni quando morì. Il suo corpicino è perfettamente conservato, grazie ad Alfredo Salafia, l'imbalsamatore che mummificò il suo cadavere e chiese di seppellirlo nelle catacombe del Convento dei Cappuccini di Palermo.

Sembra ancora che dorma, con quei boccoli biondi raccolti nel nastro giallo che incastonano il visino, gli occhi chiusi e l’aria serena sul volto. Eppure, sono passati 100 anni dalla sua morte.

La mummia di Rosalia Lombardo, che riposa nelle catacombe del Convento dei Cappuccini, a Palermo, rappresenta uno dei misteri più affascinanti e incredibili della nostra storia, proprio perché il suo corpicino, perfettamente conservato, non può non destare stupore o far sorgere interrogativi. Il primo, naturalmente,  è come sia stato possibile riuscire a portare fino a noi il suo corpo in quelle condizioni.

Tutto, in lei, è ancora intatto, non solo l’esterno, ma persino gli organi interni, in particolare cervello, fegato e polmoni. Non a caso, è stata chiamata la “Bella Addormentata”, e rappresenta ancora oggi uno dei motivi principali per cui le persone visitano il convento palermitano, situato nel quartiere Cuba e annesso alla chiesa di Santa Maria della Pace.

Quello che è stato compiuto su Rosalia è un eccellente lavoro, anzi un vero e proprio capolavoro di mummificazione, compiuto grazie all’imbalsamazione di Alfredo Salafia, che nel passato era stato chiamato anche a restaurare la salma di Francesco Crispi, giunta da Napoli a Palermo in condizioni deprecabili, meritandosi per questo lavoro il plauso della stampa e delle autorità ecclesiastiche.

Salafia, come racconta un articolo di Repubblica, era figlio di una famiglia palermitana piuttosto benestante, con un padre, eroe militare, che possedeva negozi di pianoforti e spartiti musicali. Trascorse tutta la sua vita a Palermo, eccetto un breve periodo in cui decise di approdare a New York, dove un nipote aveva una ditta di pompe funebri, allo scopo di pubblicizzare il metodo da lui messo a punto per garantire un ottimo aspetto estetico ai defunti, con la speranza di imporlo anche in un mercato molto competitivo come quello newyorchese. In effetti Salafia aveva dato dimostrazioni del suo metodo e del composto da lui ideato – applicato a lungo per esperimenti tassidermici (basati cioè sulla lavorazione di pelli animali), e poi spostato su cadaveri quando, nel 1900, ottenne il permesso dalla Scuola Anatomica del professor Randaccio – presso l’Eclectic Medical College di New York, riscuotendo anche un clamoroso successo.

Salafia non conseguì mai una laurea in medicina e alla sua morte, avvenuta nel 1933 a causa di un ictus, lasciò irrisolto il mistero sul miracolo che aveva compiuto sul cadavere della piccola Rosalia Lombardo, morta per una broncopolmonite ad appena due anni nel 1920, come recitano le date apposte sulla targa che accompagna il suo corpo. Per molto tempo restò sconosciuto il composto che aveva permesso all’imbalsamatore palermitano di poter conservare in maniera così perfetta il corpo della bambina, che ancora oggi, a ragione, è considerata la mummia più bella del mondo.

Solo a distanza di moltissimi anni, studiando i suoi appunti, il paleopatologo messinese Dario Piombino Mascali, ricercatore all’Istituto per le mummie e assistente dell’antropologo Luca Sineo, è riuscito a riportare alla luce la formula “magica” di Salafia: prima di tutto, l’imbalsamatore non fece uso di arsenico, né di mercurio, nocivi per gli studiosi che li maneggiavano, ma fece sulla bambina una sola iniezione intravascolare di formalina, glicerina, sali di zinco, alcool e acido salicilico, un composto a cui Salafia spesso aggiungeva un trattamento di paraffina, disciolta in etere, che permetteva di mantenere un aspetto vivo e rotondeggiante del volto. Per questo Rosalia ancora oggi ha le guance apparentemente morbide e rosee, come se fosse addormentata. Alcune sofisticate radiografie hanno invece mostrato l’integrità straordinaria anche degli organi interni,

Grazie al successo guadagnato con i suoi precedenti lavori, all’epoca della morte della bambina, come favore verso la famiglia Lombardo, Antonio Salafia riuscì a far seppellire Rosalia nelle catacombe, benché non fosse più permesso. Il destino beffardo volle, però, che allo spurgo della tomba dell’imbalsamatore, avvenuto nel 2000, nessun parente o familiare fu avvisato. Così, oggi non si sa dove siano nascosti i resti di quell’uomo che aveva dedicato un’intera esistenza a cercare di far vivere eternamente gli altri.

Di certo, Rosalia resta il suo lavoro più bello: ancora adesso, per chi visita le catacombe di Palermo, il suo visino riposato e pacifico infonde gioia e serenità nel cuore, e senza dubbio la piccola resterà per sempre così, la Bella Addormentata, sfortunata nella vita, ma ricordata per l’eternità.

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