Il termine esatto con cui vengono chiamati è Social-Maniaci: 

indice slogato per trascinare lo schermo dello smarthphone, aggiornare per vedere se il numero di followers su Twitter aumenta o se l’ultimo post inviato è diventato popolare ricevendo centinaia di “I Like” e condivisioni.

Ma se da noi questa sindrome ti trasforma in una vera e propria star, in Cina porta alla prigione. Più il post è popolare e più si rischia, soprattutto se il contenuto viene ritenuto non vero. Una recente legge prevede l’arresto se il messaggio contestato è stato ritwittato più di 500 volte o condiviso da 5mila persone. Per esempio Yang è un sedicenne che ora si trova in carcere dopo aver postato su Weibo, il cinese Twitter, un messaggio accusatorio nei confronti della polizia su un caso si suicidio. 

Secondo il giovane la vittima in realtà era stata uccisa dalle forze dell’ordine. Il post è stato ritwittato più di 500 volte e Yang è finito in prigione violando la nuova normativa. Altri cinque giovani sono stati multati per i loro post sullo stesso caso.

Secondo il governo la nuova legge ha l’obiettivo di limitare la diffusione di notizie false, ma i giovani navigatori vedono un tentativo di soffocare ogni critica al governo.

“Chi oserà più cinguettare adesso?!?”

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