


Donne, sesso e gioielli fanno parte di un trinomio diffusamente presente in moltissime narrazioni dall'alba dei tempi: ne parla in un libro Wendy Doniger, che analizza il postulato della sgualdrina.
Come spiegato bene in un articolo del settimanale Sette del Corriere della sera del 20 dicembre 2019 , il postulato della sgualdrina parte dal fatto che in ogni tempo e in ogni luogo, in molte narrazioni, se una donna possiede un gioiello è perché l’ha ricevuto in regalo.
Da un uomo naturalmente: che sia suo marito, il fidanzato o l’amante poco importa, l’importante è che tra i due ci sia o ci sia stato un legame sessuale.
Ne L’anello della verità è contenuto un vero e proprio excursus storico-narratologico, alla ricerca del cliché che anche nel senso comune è spesso duro a morire.
Si parte dall’anello dei Nibelunghi, una saga di origine celtica (che in molti tra noi conoscono per la parodia con Paperino o per Django Unchained): l’anello viene donato da Sigfrido a Brunilde come simbolo del suo possesso su di lei. Da qui in poi si costruisce tutta una mitologia sull’anello di fidanzamento, che fu colta al balzo dalla De Beers e dall’agenzia pubblicitaria cui si rivolse e che inventò lo slogan
Un diamante è per sempre.
In pratica, l’anello di fidanzamento rappresenta da sempre una prova di virilità, e arrivò a sostituire (fisicamente, non solo nell’immaginario collettivo) la dote della sposa, i cammelli in alcune zone del Medio Oriente e le padelle in alcuni territori del sud Italia.
Il senso è più o meno lo stesso, un simbolo ha sostituito la dote che serviva ad acquistare il possesso della donna.
Definirei la nostra era attuale materialista, piuttosto che immateriale – scrive Doniger – E proprio per questo credo che la magia dell’anello e il valore fisico dei gioielli nella vita di uomini e donne siano oggi più potenti che mai. La proliferazione della pubblicità dei grandi produttori di gemme è più forte del passato, anzi, è amplificata da Internet. I gioielli, nonostante tutto, continuano a essere una prova della virilità di un uomo e dell’amore di una donna.
Il libro di Doniger tratta la narratologia sui gioielli a 360 gradi, spiegandone i vari significati. Innanzitutto dobbiamo ricordare che, ad esempio, gli anelli vengono utilizzati anche dagli uomini, come simbolo di potere e di forza (da Il Padrino a House of Cards). In secondo luogo, non sono neppure, in via esclusiva per le donne, l’emblema di una compravendita sessuale, ma possono incarnare anche la fedeltà.
Doniger, come si legge sul sito dell’Università di Oxford, esplora a tuttotondo la mitologia degli anelli, partendo dagli albori della civiltà in India e Grecia, esplorando il mondo arabo, Shakespeare, Maria Antonietta, Wagner, i romanzi del XIX secolo, i film di Hollywood, la legge Heartbalm (un’azione legale che un cuore spezzato, ma anche un orgoglio in frantumi, può intraprendere negli Stati Uniti) e i gioielli De Beers.
Come sottolinea l’Hinduistan Times, tutta questa mitologia sugli anelli è stata in massima parte creata dagli uomini (con l’eccezione dello slogan De Beers, che fu inventato da una donna), che per molto tempo hanno anche realizzato i gioielli. E nella letteratura medievale, in maniera abbastanza diffusa, l’anello era usato per simboleggiare i genitali maschili o femminili.
Ancora mi rimembra d’un mattino
che facemmo la pace tra noi due,
e che mi diede un dono così grande:
il suo amore e il suo anello.
Dio mi conceda ancor tanto di vita
che il suo mantello copra le mie mani!
Sono le parole esemplificative di Guglielmo IX d’Aquitania, un poeta provenzale del Medioevo, che parla di anelli e di mantelli per alludere ai genitali. L’anello è presente anche nei Lai di Marie de France, poetessa medievale e di natali aristocratici come Guglielmo IX, e non sfugge neppure lei quindi alla mitologia su questo monile.
Nella gallery che segue, troverete alcuni esempi cinematografici che riguardano il postulato della sgualdrina.
Articolo originale pubblicato il 29 Gennaio 2021
Nel film, Marilyn Monroe è Lorelei, che deve sposarsi con Gus. La famiglia di lui teme che la donna lo voglia sposare per i suoi soldi. Mentre è su una nave verso Parigi, Lorelei riceve in dono da un ricco anziano un diadema di diamanti, che in realtà appartiene alla moglie e che Lorelei vuole tenere a ogni costo. Insomma un vero e proprio cliché.
Il personaggio di Holly, la protagonista interpretata da Audrey Hepburn, dovrebbe essere un’icona di indipendenza, perché fa colazione da sola davanti alle vetrine di Tiffany, vive da sola con il suo gatto, ma in realtà sta aspettando qualcuno che la ami e i gioielli sono una metafora.
In questo film, il personaggio di Sofia Loren perde l’anello nuziale a casa dell’amante: per salvare la faccia col marito, afferma di averlo perso nell’impasto della pizza.
Cal, ricco rampollo, dà a Rose questa collana, il cuore dell’oceano, affinché lei rompa gli indugi e la sposi. Rose sfugge a Cal decidendo di naufragare con l’amato (e povero) Jack. Ma si tiene la collana, che restituirà all’oceano solo svariati decenni dopo.
Anche Rossella O’Hara dovrebbe essere considerata un’icona di indipendenza, ma subisce la fascinazione del denaro. Sposa Franco Kennedy per guadagnare e salvare Tara, e poi sposa Rhett per diventare ancor più ricca. E i gioielli che sfoggia in luna di miele ne sono la prova.
È una scena improvvisata, ma fa un po’ un effetto strano: sulle prime fa ridere, poi fa riflettere. Il miliardario Edward Lewis dà alla prostituta Vivian una collana preziosa da indossare: gliela mostra nella scatola, che si chiude di colpo, quasi a sorprendere la giovane donna.
Una scrittrice parte all’avventura e finisce per trovare un enorme smeraldo dietro a una cascata, ma soprattutto trova l’uomo dei sogni. Un altro cliché che accomuna ricchezze e principe azzurro.
Selma Blair interpreta Vivian, che si fidanza con l’ex ragazzo della protagonista e sembra più eccitata dal mega anello appartenuto a sua nonna che all’idea di sposare lui.
Tim Burton ha girato una grandissima storia d’amore, però anche in questo caso il cliché è dietro l’angolo. Tanto che il protagonista nel suo discorso iniziale dice:
Qualche volta il modo per catturare una donna incatturabile è offrirle una fede nuziale.
La protagonista di questo film rifiuta i gioielli che le regala il marito, ma li apprezza quando gli stessi le vengono regalati dall’amante.
Samantha vuole comprare per sé un anello a forma di fiore a un’asta, ma il suo compagno Smith lo compra per farle una sorpresa. Samantha lo accetta, purché non sia un anello di fidanzamento, ma in ogni caso lo accetta.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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