Chi nasce con un temperamento ansioso è preoccupato, ha spesso paura di non farcela e, quindi, a un appuntamento cerca di arrivare sempre qualche minuto prima” è ciò che afferma il Dottor Salvatore Di Salvo psichiatra e presidente dell’Associazione per la ricerca sulla depressione di Torino, il quale alla rivista scientifica Airone spiega che i fattori che determinano la nostra capacità di gestione e controllo del tempo sono il temperamento, il carattere e la personalità.

Per questo motivo, al contrario, chi ha un temperamento più rilassato tende ad arrivare sempre in ritardo perchè non si preoccupa di rispettare la rigidità di un orario.

Il carattere e la personalità sono invece aspetti dell’individuo che si formano sin dalla prima infanzia grazie all’insegnamento dei genitori e all’istruzione ricevuta. Per questo motivo essere ritardatari cronici non è sempre sintomo di un disagio psicologico, infatti “Può dipendere anche da fattori esterni che intervengono in modo del tutto casuale e che determinano una reazione a catena involontaria” spiega Derek Chapman professore all’Università di Calgary.

Perciò, oltre al ritardatario cronico, esistono altri tipi di ritardatari: quelli involontari, ai quali bastano pochi minuti di ritardo la mattina per far slittare l’intera agenda della giornata; quelli ottimisti, che si prendono più impegni di quelli che dovrebbero e che passano tutta la giornata a correre per poter portare a termine tutto; ed infine i ritardatari in perenne lotta contro il tempo. Di queste ultime tre categorie Paolo Zucconi, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale di Udine afferma “Queste persone hanno un carattere forte e sono estremamente efficienti, competitive e vincenti“.

Gli italiani all’estero hanno la nomea di essere dei ritardatari e delle persone poco affidabili in termini di puntualità. Basti pensare che, ad esempio, una giornalista del Los Angeles Times ha scritto delle ferrovie italiane che hanno due orari “Il primo di fantasia, il secondo, che evidenzia i ritardi nell’arrivo e nella partenza, è quello reale“.

Non potendo ribattere il contrario non ci resta che dire che noi italiani siamo un popolo di ottimisti!

 

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