La straordinaria coraggiosa vita di Josette Molland che tutti dovremmo conoscere

Molto spesso, l'arte può assurgere a vera e propria arma di sopravvivenza. Lo sapeva perfettamente Josette Molland, giovane studentessa d'arte di Lione che, a soli 20 anni, ha radunato tutto il suo coraggio e si è strenuamente opposta all'occupazione nazista, sopportando anche le torture più atroci e indicibili. Qual è stata la sua forza, e perché la sua figura è così importante? Scopriamolo insieme.

Molto spesso, l’arte può assurgere a vera e propria arma di sopravvivenza. Lo sapeva perfettamente Josette Molland, giovane studentessa d’arte di Lione che, a soli 20 anni, ha radunato tutto il suo coraggio e si è strenuamente opposta all’occupazione nazista, sopportando anche le torture più atroci e indicibili.

Qual è stata la sua forza, e perché la sua figura è così importante? Scopriamolo insieme.

Chi era Josette Molland: dall’Accademia di Belle Arti alla Resistenza francese

Josette Molland nacque il 14 maggio 1923 a Bourges e crebbe a Lione, dove la famiglia possedeva una farmacia. Appassionata d’arte, nel 1939 si iscrisse all’École nationale supérieure des beaux-arts della città e iniziò a lavorare, al contempo, come disegnatrice per tessuti di seta.

La sua quotidianità fu, però, ben presto interrotta dall’avvento della Seconda guerra mondiale. Un “imprevisto della Storia” di fronte al quale non restò immobile. Anzi. Nella primavera del 1943, infatti, grazie alla conoscenza di uno studente olandese, Josette Molland decise di unirsi a un gruppo clandestino della Resistenza noto come Rete Olanda-Parigi, fondata dal diplomatico Herman Laatsman e dall’industriale Johan Hendrik Weidner.

Qui, la giovane studentessa appena vent’enne mise subito a frutto la sua ammirevole abilità nel disegno e l’estrema attenzione ai dettagli, realizzando timbri in gomma falsi per creare documenti d’identità contraffatti volti a salvare rifugiati ebrei e soldati alleati.

Come ricorda Women In World History:

Ogni tratto d’inchiostro era un atto di sfida, una silenziosa ribellione contro la tirannia e una linea di salvezza per chi cercava disperatamente di fuggire.

La deportazione, la tortura e la sopravvivenza nei campi

Le cose cambiarono bruscamente nel 1944, quando un membro del gruppo fu catturato con un elenco di tutti i contatti della Rete, che entrò prontamente nelle mani della Gestapo. Nel marzo dello stesso anno, dunque, la polizia nazista fece irruzione nell’abitazione di Josette Molland, dove trovò i timbri in gomma utilizzati per falsificare i documenti.

La disegnatrice fu, così, arrestata e condotta in una prigione locale, dove fu torturata e interrogata da Klaus Barbie, il famigerato “Macellaio di Lione”, deciso a smantellare la Rete della Resistenza olandese-parigina. Impavida di fronte al supplizio, Josette Molland rimase ferma nelle sue posizioni, non fiatò e non tradì mai nessun compagno.

Pochi mesi dopo, ad agosto, fu deportata a Ravensbrück, dove visse un intrico di dolore e disperazione e fu anche incatenata e gettata su una pila di carbone per aver tentato di fuggire. Ciononostante, il suo spirito rimase inscalfibile. E tale restò anche a Holleischen, un campo di lavoro forzato nell’attuale Repubblica Ceca, reclusione che portò con sé nuove sfide e atrocità, tra fame, torture e sfinimento.

In questo luogo di brutalità e aberrazioni, Josette Molland organizzò anche uno sciopero dei prigionieri, dimostrando, ancora una volta, la sua voglia di lotta e opposizione all’invasione della Germania. In protesa contro la produzione di munizioni per i tedeschi, dichiarò, appunto, con aria di sfida:

Se ci rifiutiamo tutti, non possono ucciderci tutti! Hanno troppo bisogno di noi come forza lavoro.

Divenendo, quindi, emblema di una resilienza senza pari e di una leadership che non furono abbattute nemmeno dalla barbarie più inenarrabile.

Dipingere l’orrore: l’arte come strumento di memoria e didattica

Il 5 maggio 1945, la Resistenza polacca donò la libertà a tutti i deportati. Come centinaia di persone torturate e imprigionate, Josette Molland tornò in Francia in condizioni psicologiche e fisiche particolarmente difficili e provate, cui si accompagnarono, tuttavia, anche una determinazione incrollabile finalizzata a ricostruire la propria vita, nonostante le fresche cicatrici.

Dopo la guerra, infatti, Molland riprese la sua attività artistica e realizzò una serie di “testimonianze visive” che potessero aiutarla a elaborare il proprio vissuto: quadri che raffigurano scene di vita nei lager – dai bagni comuni alle violenze, dalla raccolta dei morti al lavoro coatto -, dipinti mediante uno stile definito dai critici “ingenuo e folk”, ma dal fortissimo impatto emotivo.

Lo scopo era, appunto, quello di trasmettere un’immagine vivida delle torture naziste, al fine di presentare queste “lezioni visive” nelle scuole e colpire la coscienza dei più giovani, affinché sapessero la verità storica e non dimenticassero quanto accaduto negli anni della guerra. Come ha ricordato anche nella sua autobiografia, Soif de vivre:

Uso la mia testimonianza per spiegare ai giovani nelle scuole di cosa è capace il genere umano, sperando che la mia testimonianza risvegli la loro attenzione e li incoraggi ad agire, ogni giorno, così da non dover vivere quello che ho vissuto io.

Josette Molland è scomparsa all’età di 100 anni, il 17 febbraio 2024, e, fino alla fine, ha raccontato la sua storia per educare, sensibilizzare e far sì che gli orrori della Storia non potessero più ripetersi.

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