Benvenuti nel Neo‑medievalism: di cosa parliamo quando parliamo di nuovo medioevo

Siamo tornati nel Medioevo e non ce ne stiamo accorgendo abbastanza: benvenuti nell'epoca del Neo-medievalism, dove società, cultura e politica tornano nel passato invece di guardare al futuro.

Da qualche decennio si sente parlare, in ambito geopolitico e socio-culturale, di Neo‑medievalism, ovvero “nuovo Medioevo”, come se la società e le Nazioni stessero attraversando una regressione a secoli fa. Non è semplice parlare di questo concetto, che è molto ampio e utilizzato in diversi aspetti, ne parlavano già negli anni ’80 e ’90, ma è da dopo il 2000 che l’espressione ha iniziato ad essere studiata più profondamente. Vediamo di comprendere di cosa si parla quando si dice Neo-medievalism.

Origine e storia del termine

Il termine Neo‑medievalismo è composto dalle parole neo, che significa nuovo, e Medievalesimo, che fa riferimento a un interesse verso l’epoca medievale. Il Neo‑medievalism indica quindi il fenomeno che si è sviluppato negli ultimi decenni, culturale, politico e sociale, che si rifà all’immaginario e alle strutture del Medioevo.

Nato in ambito accademico nel XX secolo, inizialmente come categoria storiografica, il concetto ha acquisito nuove valenze nel mondo contemporaneo, specialmente in relazione ai mutamenti geopolitici, culturali e tecnologici. Oggi il Neo‑medievalism si manifesta in diversi ambiti: dalla letteratura al cinema, dalla politica internazionale alla filosofia del diritto.

Il Neo-medievalism nel settore geopolitico

Quando si parla oggi di Neo‑medievalism si fa riferimento principalmente alla situazione geopolitica delle società e dei diversi Paesi. Se infatti guardiamo a come è strutturata oggi la gerarchia nel mondo, possiamo vedere come, soprattutto a partire dalla fine della Guerra Fredda, non esista una sovranità definita. A parlare per la prima volta di Neo‑medievalism in ambito geopolitico è stato lo studioso britannico Hedley Bull nel 1977, nel suo libro The Anarchical Society.

Bull ipotizzava un mondo futuro in cui l’autorità sovrana degli Stati-nazione sarebbe stata affiancata, e addirittura sostituita, da altri centri di potere. Ricordando la struttura multipolare e frammentata dell’Europa medievale. In questo contesto, l’ordine internazionale non è più governato esclusivamente dagli Stati, ma è condiviso con organizzazioni sovranazionali, personalità con potere, specialmente economico, ma non statale, entità religiose, multinazionali e reti informali.

Il neo-medievalismo geopolitico è caratterizzato da elementi chiave, innanzitutto il declino della sovranità statale tradizionale: gli Stati non detengono più il monopolio assoluto della forza o della legittimità. Inoltre, si trova una pluralità di attori globali, come abbiamo detto, che non rispondono alle autorità statali e nazionali. Eppure detengono il potere, grazie alla loro potenza e influenza, non solo economica, ma anche sociale. Come nel Medioevo, l’autorità è distribuita su più livelli e spesso si sovrappone. Così come l’autorità, anche la sicurezza è decentralizzata.

Il concetto di Neo-medievalism in ambito geopolitico è stato ripreso più volte in questi ultimi 50 anni, specialmente dopo gli anni ‘2000. Per rappresentare diverse situazioni. A partire dalle realtà degli USA e dell’Unione Sovietica, passando dalle guerre civili in Africa Occidentale. Il giornalista Robert Kaplan le ha descritte combattute in territori in cui i confini nazionali tracciati dalle potenze coloniali avevano spesso poca relazione con le realtà etniche sul campo, evocando le guerre nell’Europa medievale. Fino ad arrivare ad oggi, con la guerra di Putin in Ucraina.

Il nuovo Medioevo nella cultura

Il Neo medioevo non è soltanto un concetto che si riferisce alla situazione geopolitica delle Nazioni di oggi. Ma fa riferimento anche a una cultura vera e propria. In ambito universitario, sono nati campi accademici dedicati al nuovo Medioevo: Richard Utz, ricercatore e studioso di origine tedesca, vissuto negli USA, è stato uno dei fondatori dei medievalism studies come disciplina accademica. Da diversi decenni esiste una vera e propria branca di studi che si occupa di comprendere le attinenze del mondo contemporaneo con l’epoca medievale.

Un altro grande teorico culturale del Neo-medievalism è stato Umberto Eco. La sua riflessione sul Medioevo è profonda. Nel suo saggio “Il Medioevo nel pensiero contemporaneo”, contenuto nel libro “Sugli specchi e altri saggi” (1985), Eco distingue tra il Medioevo reale e quello immaginato. Scrive che esistono “tanti Medioevi” quanti sono i modi in cui esso è stato rappresentato nei secoli.

Eco ha sempre sottolineato che ogni epoca rilegge il passato secondo i propri codici. Il Medioevo, in particolare, è stato un oggetto riplasmato da cinema, letteratura, giochi e fumetti. In questo senso, Eco è tra i primi a teorizzare il neomedievalismo non solo come nostalgia, ma come sistema di significati riattivato nella cultura di massa. Il Neo‑medievalism nella cultura di oggi si vede anche nella fascinazione per il Medioevo che qualsiasi forma d’arte. L’estetica medievale è ricorrente in tatuaggi, design, copertine e videogiochi.

Rischi e conseguenze di un mondo che vive nel Medioevo

Il Neo‑medievalism di per sé non ha accezione prettamente negativa. Diventa rischioso e problematico quando fa riferimento non tanto alla ripresa culturale di un’atmosfera medievale, ma quanto al comportamento sociale e geopolitico. Un mondo con un potere decentralizzato infatti porterebbe gli Stati a perdere controllo e autorità, così come a mettere a repentaglio la sicurezza nazionale. La società mondiale di oggi si trova ad avere un’autorità frammentata, esattamente come nel Medioevo, con più centri di potere che creano confusione su chi comanda.

Chi comanda oggi è spesso un privato, le multinazionali, gruppi armati che esercitano potere senza un controllo di nessun tipo. Manca un’autorità sovrana globale, le norme diventano meno efficaci e si diffonde incertezza e insicurezza a livello globale. Anche a livello sociale, il Neo‑medievalism risulta pericoloso, in quanto le autorità in campo digitale e tecnologico stanno creando nuove disuguaglianze.

Dal punto di vista sociale, il ritorno, o forse è meglio parlare di “rimanenza” nel Medioevo, è estremamente pericoloso. Perché la cultura e la società di oggi dovrebbero guardare avanti per crescere e migliorare. Restare inchiodati in credenze, usi e costumi neomedievali significa perpetrare atteggiamenti anacronistici, che oggi non dovrebbero essere più accettati. Un esempio è il Medioevo digitale di cui oggi facciamo parte, così come tanti dogmi e stereotipi che continuano a mantenere vive regola patriarcali e a rallentare la parità e l’uguaglianza.

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