“Le donne sono le migliori alleate delle donne", la lezione islandese al girlboss

Il detto "Konur eru konum bestar" significa letteralmente "Le donne sono le migliori alleate delle donne" e rappresenta una reinterpretazione contemporanea di un vecchio proverbio islandese, "Konur eru konum verstar", ossia "Le donne sono le peggiori nemiche delle donne", di cui costituisce un vero e proprio "capovolgimento semantico" a opera delle donne di Islanda del nuovo millennio. Vediamo di che cosa si tratta nello specifico.

“Se ce l’ha fatta lei, ce la posso fare anche io.” Non in un senso competitivo e individualista, bensì in un modo solidale e collettivo, che considera le altre donne alla stregua di una perpetua fonte d’ispirazione e incentivo per la propria crescita personale. Ed è proprio questa la filosofia alla base del motto islandese “Konur eru konum bestar”, il quale costituisce una risposta concreta al fallimento del femminismo pilotato dal mito della “girlboss” e si prefigge l’obiettivo di creare un movimento in cui le donne possano sostenersi e supportarsi a vicenda.

Vediamo di che cosa si tratta nello specifico.

Cosa significa il motto “Konur eru konum bestar”

Il detto “Konur eru konum bestar” significa letteralmente “Le donne sono le migliori alleate delle donne” e rappresenta una reinterpretazione contemporanea di un vecchio proverbio islandese, “Konur eru konum verstar”, ossia “Le donne sono le peggiori nemiche delle donne”, di cui costituisce un vero e proprio “capovolgimento semantico” a opera delle donne di Islanda del nuovo millennio.

L’obiettivo è, infatti, quello di attuare, mediante una trasformazione linguistica e una sequela di azioni concrete a essa correlate, una rivoluzione culturale che sia in grado di contrastare e ribaltare secoli di condizionamento patriarcale e sessista, così pervasivo e dannoso da aver penetrato nel tessuto sociale ed essere stato interiorizzato anche dalle donne stesse.

In questo senso, il motto si fa, dunque, promotore di un’idea ben precisa: affrancarsi dalle imitazioni del patriarcato, dalle azioni e dai comportamenti che mettono in difficoltà e peggiorano l’esistenza di altre donne ed elevarsi, al fine di sostenersi a vicenda, senza competizioni, dinamiche di rivalità e atteggiamenti aggressivi che rappresentano, purtroppo, un mero calco di secoli di maschilismo e prevaricazione.

Come l’Islanda ha riscritto il femminismo dopo il girlboss

“Konur eru konum bestar” si pone, quindi, come antidoto alla tossicità del “girlboss feminism”, che celebra l’affermazione individuale come forma di emancipazione e ghettizza le altre donne mediante una competizione cieca e feroce, mantenendo politiche oppressive, lavorando all’interno del sistema patriarcale (anziché sfidarlo) e difendendo il proprio successo a danno delle altre donne (soprattutto quando si tratta di posizioni professionali apicali).

Per tale ragione, l’Islanda ha deciso di cambiare rotta e dare vita a una serie di azioni tangibili in grado di sviluppare un approccio alternativo e privilegiare la crescita collettiva. A confermarlo, vi sono i risultati ottenuti dal Paese negli ultimi anni: il governo islandese formato nel 2024, infatti, ha reso l’Islanda il primo Paese con tutte donne ai vertici.

Il nuovo esecutivo della Presidente Halla Tómasdóttir è, appunto, composto da una premier donna e da sette ministre su undici. Numeri che non sono il risultato di quote imposte dall’alto, ma di una cultura che intende valorizzare in maniera concreta la leadership femminile e riflette l’impegno della nazione nordica nei confronti dell’uguaglianza di genere, attraverso un approccio sistemico e collaborativo.

Come spiega la giornalista Miranda Bryant sul The Guardian, infatti:

L’Islanda non è esente da problemi in termini di parità di genere, ma rispetto al Regno Unito, agli Stati Uniti o ad altre parti d’Europa – dove a volte può sembrare che la competitività, la gelosia e l’invidia tra donne siano attivamente incoraggiate dalla società – le interazioni con le donne qui sono spesso incredibilmente diverse.

Ed è proprio questo il senso del detto “Konur eru konum bestar”:

È un sentimento di cameratismo tra donne, ma anche un modo di essere.

Da questo punto di vista, è, poi, da sottolineare il record dell’Islanda, che, con il suo 92,6%, continua a guidare il Global Gender Gap Index, mantenendo la prima posizione per 16 anni consecutivi e rimanendo l’unica economia ad aver colmato oltre il 90% del suo divario di genere a partire dal 2022, come riporta il Global Gender Gap Index 2025.

“Konur eru konum bestar”. Da slogan a sistema: pratiche concrete di solidarietà tra donne

Un esempio reale di alleanza e solidarietà tra donne ce lo racconta sempre Bryant, recatasi in Islanda per prendere parte al gruppo multigenerazionale di immersioni subacquee Glaðari Þú, i cui membri si incontrano più volte a settimana, in diverse parti della capitale islandese Reykjavík, con l’obiettivo di creare una rete di supporto e di sorellanza che travalica i confini della mera attività fisica per divenire un sistema di cura collettivo e reciproco.

Un altro emblema di “Konur eru konum bestar” è, inoltre, offerto dalla presenza di mentorship circolari (come il Women Tech Iceland), le quali abbinano professioniste senior a giovani diplomate e a donne immigrate che aspirano a entrare nel settore STEM con sessioni in inglese e islandese che si prefiggono di abbattere le barriere linguistiche, e dalla presenza di spazi di cura condivisi, dai co-working con asilo integrato alle cooperative di quartiere che gestiscono il doposcuola e l’assistenza agli anziani, i quali riducono il carico emotivo delle famiglie e liberano tempo per la partecipazione e l’attività sociale e politica.

Una dimostrazione del fatto che “Konur eru konum bestar” non sia solo un detto, ma un vero e proprio piano d’azione e una strategia efficace per il progresso sociale e umano, intessuto di pratiche concrete di supporto reciproco e solidarietà e finalizzato a beneficiare non solo le donne, ma la società nel complesso. Un modello di cui l’Islanda è fiera portavoce, e che può fungere da lezione e ispirazione per tutte le altre nazioni del mondo, che ancora arrancano e guardano a modelli patriarcali e corrosivi.

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