
Il mondo matriarcale dei Mosuo: il popolo (felice) guidato dal "potere femminile”
Mosuo e matriarcato, una società che si basa sul potere femminile è possibile e in Cina esiste un popolo che ce lo dimostra da secoli

Mosuo e matriarcato, una società che si basa sul potere femminile è possibile e in Cina esiste un popolo che ce lo dimostra da secoli
Parlare del matriarcato Mosuo significa mostrare un altro tipo possibile di società, basato sul potere femminile e dinamiche pacifiche. Il popolo Mosuo sembra quasi la risposta alle parole che Papa Francesco pronunciò durante il suo messaggio alla “EU Youth Conference” che si svolse a Praga nel luglio 2022 sul tema “Impegnarsi insieme per un’Europa sostenibile e inclusiva”:
Qualcuno ha detto che, se il mondo fosse governato dalle donne, non ci sarebbero tante guerre, perché coloro che hanno la missione di dare la vita non possono fare scelte di morte. Allo stesso modo mi piace pensare che, se il mondo fosse governato dai giovani, non ci sarebbero tante guerre: coloro che hanno tutta la vita davanti non la vogliono spezzare e buttare via ma la vogliono vivere in pienezza.
Un messaggio forte, che fa nascere una domanda: davvero una società matriarcale e in cui sono le donne a decidere, sarebbe anche una società migliore? Se da un lato per ora non è possibile saperlo, dall’altro esistono esempi concreti di come potrebbe andare il mondo se al “potere” ci fossero le donne. Come accade per i Mosuo, un piccolo gruppo etnico che vive vicino al lago Lugu, all’ombra delle montagne dell’Himalaya, nelle province cinesi dello Yunnan e del Sichuan, e che sono noti per la loro società matrilineare, in cui la donna ha un ruolo centrale e decisionale.
Un popolo che conta circa cinquantamila persone, e che è una delle oltre 50 etnie riconosciute della Cina. Una popolazione che si basa sua una società matriarcale, ovvero in cui è la donna ad avere potere decisionale. E in cui l’organizzazione sociale è matrilineare, una delle poche ancora presenti sulla Terra. Le altre sono i Minangkabau (Indonesia), i Bribri (Costa Rica), i Khasi (India) e gli Irochesi (Nord America).
Un popolo che vive in una regione montuosa remota della Cina, a circa 2.700 metri sul livello del mare, sotto l’Himalaya e vicino al lago Lugu. Si tratta di uno specchio d’acqua di montagna che è sito al confine tra le province dello Yunnan e del Sichuan.
Una popolazione che vive in perfetta armonia e che segue una linea matriarcale e matrilineare, ovvero in cui in cui la discendenza e l’eredità sono trasmesse attraverso la linea femminile. Una società in cui il ruolo centrale di ogni cosa è occupato dalle donne e in cui si segue un asse di familiarità.
Una società nata sulla base di un sistema ideato circa due millenni di anni fa, dagli antenati Tibetani-Burmesi degli Mosuo di oggi. Un sistema che non si basa sul matrimonio e che è, di fatto, uno dei più antichi della storia. Ma come vivono i Mosuo e perché il ruolo della donna è così importante?
Per prima cosa, il ruolo del capofamiglia detto “dabu”, è assegnato solitamente alla donna più anziana. La persona che viene giudicata come più competente nella gestione delle diverse attività domestiche ed economiche dell’intera famiglia. Ma attenzione, perché essere dabu e a capo di una famiglia non significa dare ordini. Significa piuttosto lavorare dando l’esempio. Essere capo famiglia, quindi, non è solo un onore ma è anche una grande responsabilità, che richiede coraggio, energia, forza e dedizione. Tutte caratteristiche necessarie per far si che tutti siano in armonia e che la famiglia sia unita.
A livello di beni e di proprietà, poi, nella società Mosuo tutto appartiene alle donne: dalla casa al bestiame, dai campi a tutto ciò che ne deriva. Gli uomini, si dedicano al commercio ma non posseggono nulla di loro proprietà.
La vita si svolge in clan, dei gruppi o famiglie in cui la popolazione è divisa, e ogni persona possiede il nome della donna più anziana dello stesso. Ogni ragazzina di 13 anni, poi, riceve un’iniziazione, che le permette di entrare nel clan e di ricevere le chiavi della sua camera da letto, un luogo molto importante per i Mosuo.
Un’età importante e il motivo sta nel fatto che, proprio a partire dai tredici anni, le donne possono iniziare a partecipare alla cerimonia detta gonna. Durante questa cerimonia in cui vengono eseguite delle danze in onore della dea Gan Mu, le donne possono decidere il numero di partner con cui avere delle relazioni. Un solo uomo per tutta la vita o più, cosa che a quest’ultimi non è concesso fare. Le stanze sopra citate, note come camere dei fiori, sono destinate agli incontri con coloro che vengono scelti come partner.
L’uomo scelto durante la cerimonia, quindi, ha diritto di andare a trovare la donna che lo ha scelto nella sua camera da letto, fin dalla notte stessa in cui avviene la cerimonia. Sul come trascorrere la notte, poi, non ci sono obblighi, si può parlare, dormire o avere rapporti, come farebbe qualsiasi altra coppia nella vita. All’alba, però, l’uomo deve tornare nella sua dimora e nel suo clan di nascita.
Se da questi incontri avviene un concepimento e la nascita di figli, questi vengono allevati e curati dalle donne e dal clan della famiglia materna. La figura del padre, quindi, non è vista in modo genetico, anche se l’uomo può prendersi la responsabilità paterna, ma viene gestita in modo collettivo, da tutti gli uomini del clan della madre e in cui lo zio materno è la figura di riferimento. Ed ecco perché quella dei Mosuo viene definita una società non solo matriarcale ma anche matrilineare, perché tutto rimane nel clan della madre.
Non esiste quindi il concetto di relazione duratura e nemmeno un matrimonio tra le persone. Le relazioni si basano solo e unicamente sulla passione e sul cuore, sui sentimenti che si provano, e che, una volta mutati, pongono la fine della “relazione” stessa. Una fine senza nessun dramma, gelosia o negativismo, ma come prassi naturale della vita.
Una società che, nonostante sia molto diversa dalla concezione occidentale va avanti da secoli e senza nessun intoppo o problema. Una società in cui il potere decisionale è prettamente femminile e, per molti aspetti, più libero. In cui non esistono femminicidi tanto per cominciare, in cui la figura della donna è riconosciuta e rispettata, così come lo è quella dell’uomo, ma in cui tutto ruota intorno alla donna e al clan di appartenenza, dando moltissima importanza alla famiglia.
Una cultura che, però, per via del turismo in queste zone, dell’alfabetizzazione (i giovani di oggi frequentano le scuole) e della diffusione maggiore delle informazioni, si sta trasformando. Per esempio ci sono sempre più giovani Mosuo che preferiscono optare per delle unioni da loro definite come “nuovi modi di sposarsi legalmente”.
O anche nella vita delle persone stesse, che se per migliaia di anni ha visto i Mosuo dedicarsi ad attività agricole, oggi ha visto nascere nuove professioni legate al turismo. Una modernizzazione che si vede anche nel fatto che molti giovani vanno a lavorare in altre zone della Cina, impiegati in lavori che un tempo non esistevano nemmeno.
Cambiamenti che, per ora, non intaccano la cultura Mosuo ma che possono portare dei miglioramenti, anche in termini di qualità della vita. Ovvaimente purché non si perdano le radici di questa società sicuramente diversa e originale rispetto alla nostra ma che funziona.
Un modello che non si può dire essere replicare, anche perché questa popolazione è solo una minuscola porzione di persone. E che forse sta in piedi anche per questo. Ma un modello che può comunque far riflette, e che ci pone una domanda: può una società matriarcale essere la chiave di svolta per un miglioramento reale nella vita?
Probabilmente si, anche e nonostante ogni persona abbia il suo modo di ragione e le sue particolarità. Una società basata sul rispetto, sulla libertà e sull’amore, privo di gelosie, appartenenza e obblighi. Una società che si basa sull’armonia, sulla crescita e l’impegno collettivo, e su buoni sentimenti. Tutte cose che, se portate avanti e credute fortemente, non possono far altro che migliorare la vita di tutti, matriarcato o meno.
Vivo seguendo il mantra "se puoi sognarlo puoi farlo". Sono una libera professionista della vita. Una porta verde, una poltrona rossa e una vasca da bagno sono le mie certezze, tutto il resto lo improvviso.
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