
In ricordo di Valerio Verbano, ucciso a 19 anni in casa dai neofascisti
La storia di Valerio Verbano, un giovane ucciso a soli 19 anni e che è simbolo di lotta, coraggio e valori antifascisti, una storia da conoscere e ricordare

La storia di Valerio Verbano, un giovane ucciso a soli 19 anni e che è simbolo di lotta, coraggio e valori antifascisti, una storia da conoscere e ricordare
Ci sono storie che meritano di essere ricordate, e nel caso di Valerio Verbano, conosciute. Perché come accade spesso, quasi sempre, quello che accade nel passato rimane nel passato, occupando uno spazio sempre minore nella memoria di chi c’era e non entrandoci mai in chi è arrivato dopo, a meno che qualcuno non decida di raccontare. E la storia di Valerio Verbano è una di quelle storie che meritano di essere ricordate, come accade ogni anno nel giorno della sua morte e attraverso iniziative e simboli. Azioni che lo rendono immortale e che aiutano a scoprire una figura importante e che non va dimenticata.
Valerio Verbano, era un giovane ragazzo romano, nato il 25 febbraio nel 1961 e studente del liceo classico Archimede di Roma. Un militante nell’area dell’autonomia operaia, un movimento extraparlamentare della sinistra radicale del tempo.
Un ragazzo che, fin da giovanissimo decise di schierarsi, occupandosi soprattutto di dossier e inchieste su gruppi neofascisti attivi nella capitale. E andando a raccontare e documentare i legami che l’estrema destra di quegli anni aveva con gli ambienti istituzionali, tra cui apparati deviati dello Stato.
Un giovane attivista antifascista, nato in una famiglia legata al PCI (Partito Comunista Italiano) e impegnato nei movimenti studenteschi già dal 1975, a soli 14 anni.
Un impegno e un lavoro di documentazione che lo portò, durante i cosiddetti “anni di piombo”, a svolgere delle indagini mirate sugli ambienti neofascisti romani, in particolare andando a raccogliere un dossier su specifici gruppi come i NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari). Attività che lo portarono anche all’arresto, nel 1979, con l’accusa di tentata fabbricazione di esplosivi.
Una militanza che avvenne durante anni complicati nella storia del nostro Paese, in un contesto politico che a Roma, ma anche nel resto d’Italia, era piuttosto turbolento, in cui erano presenti forti tensioni ideologiche, scontri sociali e che hanno visto accadere dei gravi episodi di violenza, soprattutto di matrice politica.
Dai rapimenti, attentati e omicidi, sia nella borghesia che dei rappresentanti dello Stato da parte delle Brigate Rosse della Sinistra Armata, alle stragi come quella di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974 o l’attentato di via Zabaglia nel 1973 da parte dei gruppi della Destra eversiva
Una fortissima contrapposizione tra i Movimenti di Sinistra Radicale, tra cui Lotta Continua, Potere Operaio e Autonomia Operaia, e Movimenti Neofascisti, come Avanguardia Nazionale o il Fronte della Gioventù.
E che si vedeva a ogni livello sociale, dalla classe operaia alle università. Tanto che furono molte le occupazioni, le manifestazioni, e gli scontri con la polizia che avvennero in ambito studentesco e che, da proteste pacifiche, passarono molto velocemente (anche se solo in alcuni ambienti) a una lotta più violenta e armata. Un periodo che passò alla storia come “Anni di piombo”.
E fu proprio durante questi anni che Valerio Verbano militò tra i gruppi della sinistra rivoluzionaria, in particolare in Autonomia Operaia, mostrando il suo impegno con una forte presenza e attivismo nel movimento studentesco del liceo Archimede di Roma, che frequentava, e distinguendosi per le sue forti ideologie antifasciste e per il contrasto con l’estrema destra neofascista romana.
Il nome di Valerio Verbano, infatti, è legato a diversi dossier e inchieste, in particolare a una sua ricerca personale e totalmente autonoma di denuncia verso alcuni gruppi neofascisti, in particolare i Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR). Un vero e proprio dossier, in cui erano catalogate fotografie e documenti relativi ai militanti neofascisti, e che comprendevano anche informazioni relative ai legami che questi gruppi avevano con gli ambienti istituzionali e apparati deviati dello Stato. Ricerche che portavano alla luce le attività paramilitari fatte, dal possesso di armi agli addestramenti e fino ai legami con la criminalità.
Una serie di materiali e documenti che venne sequestrato dalla polizia nel corso di una perquisizione che avvenne nell’abitazione di Valerio Verbano nel 1979 e che, stando ad alcune ricostruzioni fatte, potevano riportare informazione ritenute scomode.
E non è un caso che, solo un anno dopo, il 22 febbraio del 1980, tre uomini con il volto coperto entrarono di forza nella casa della famiglia di Valerio Verbano, in via Monte Bianco, nel quartiere Montesacro–Tufello, a Roma, legarono i suoi genitori e attesero per quasi un’ora il ragazzo. Fino a quando Valerio non tornò a casa dove venne ucciso con un colpo di pistola che gli recise l’aorta.
Un omicidio che fu rivendicato dai NAR, ma che non portò mai all’individuazione di un colpevole. Un’inchiesta che, dopo l’uccisione, proseguì fino al 1989, in cui vennero seguite diverse piste, tra sospetti e sospettati, ma che non portò a nessuna risposta e in cui nessuno è mai stato condannato per l’omicidio commesso.
Un reato ritenuto di matrice neofascista, tanto che negli anni portò all’interrogatorio diversi ex militanti dell’estrema destra, ma senza portare a nessun esito definitivo. Un’indagine che venne riaperta nel 2011, arrivando sempre allo stesso epilogo, nessun risultato giudiziario.
Se da un lato l’omicidio e il caso di Valerio Verbano non ha trovato nessuna giustizia, dall’altro la sua figura, il suo impegno, la sua lotta e anche la sua morte, sono diventate un simbolo della lotta antifascista in Italia. E che ogni anno viene ricordata, nel giorno della sua morte, con un corteo commemorativo a Roma.
Solo pochi mesi fa, per esempio, il 22 febbraio 2025, in via Monte Bianco si sono riversati migliaia di ragazzi, studenti e studentesse, attivisti e rappresentanti politici, dell’ANPI, della CGIL, del PD (tra cui Enzo Foschi e Marco Miccoli), ecc.. Tutti uniti per ricordare questo ragazzo e militante, il suo coraggio e il suo impegno, ma anche la sua forza e la volontà di far luce sulle realtà che rimangono nascoste.
Un omaggio che si è svolto con la deposizione di fiori e intonando slogan come “Valerio vive” e “Uccidono un compagno, ne nascono cento”.
Ma non solo. Gli studenti del liceo Archimede e altri istituti, hanno costituito dei veri e propri collettivi dedicati alla memoria di Valerio Verbano, promuovendo attività culturali e civiche all’interno dei quartieri, progetti, letture, documentari, per favorire la conoscenza della sua storia e dei valori che lo hanno mosso, oltre a conservare documenti riguardanti la sua figura e il suo lavoro.
E fino alla realizzazione nel 2021, di un imponente murales sulla facciata di un palazzo vicino all’Istituto “Federico Cesi” (ex suo liceo), realizzato dallo street artist Jorit come simbolo di memoria collettiva. Ma anche targhe commemorative, premi giovanili e intitolazioni di vie, tutti gesti che testimoniano il grandissimo impatto che Valerio Verbano ebbe e ha ancora nella cultura antifascista romana.
Una memoria storica e civile, a cui partecipano Comune, Municipi e la Città metropolitana di Roma per ribadire un impegno pubblico a “non dimenticare e perché non si ripeta mai più”. E per ricordarlo a ognuno di noi.
Vivo seguendo il mantra "se puoi sognarlo puoi farlo". Sono una libera professionista della vita. Una porta verde, una poltrona rossa e una vasca da bagno sono le mie certezze, tutto il resto lo improvviso.
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