C’è una situazione di evitamento sociale in cui potremmo essere incappati almeno una volta nella vita. Magari siamo noi ad aver smesso di parlare a qualcuno, di esserci comportati o comportate come se questa persona non esistesse. Potremmo oppure essere stati noi il bersaglio dell’indifferenza.

Questo atteggiamento, che talvolta può diventare un vero e proprio abuso emotivo, prende il nome di trattamento del silenzio o “regola del ghiaccio”. Come nella celeberrima poesia di Robert Frost:

Alcuni, dicono che il mondo finirà nel fuoco,
Alcuni dicono finirà nel ghiaccio.
Da quello che ho provato di desiderio
Approvo coloro che sono per il fuoco.
Ma se dovessi perire due volte,
Credo di conoscere abbastanza il male
Per ammettere che per la distruzione
Il ghiaccio è pure forte e sarebbe sufficiente.

Cosa si intende per regola del ghiaccio?

Regola del ghiaccio
Fonte: Pexels

Come spiega Medical News Today, si tratta del rifiuto di comunicare a parole e con il linguaggio del corpo con una o più persone: chi lo riceve diventa praticamente invisibile agli occhi di chi lo pratica.

Le due parti possono essere state coinvolte in diversi tipi di relazioni: sentimentali, parentali, amicali, a volte anche di semplice conoscenza. Ma talvolta la regola del ghiaccio diventa un abuso, ovvero quando la si utilizza come strumento di manipolazione o controllo dell’altro.

La regola del ghiaccio in psicologia

La psicologia ha studiato le cause del trattamento del silenzio, il modo in cui influisce sulle relazioni e come si può uscirne fuori. Partiamo dall’inizio, ovvero perché le persone usano la regola del ghiaccio:

  • evitare litigi e conflitti;
  • incapacità ad esprimere in modo diverso i propri sentimenti;
  • punire una persona per esercitare controllo emotivo.

Va da sé che non è una maniera costruttiva di comportarsi in nessun tipo di relazione: in particolare, quando si è in coppia e si subisce la regola del ghiaccio, può capitare di provare di rimando emozioni come rabbia e angoscia, oppure di sperimentare un calo dell’autostima.

Anche quando non parte con la volontà di compiere l’abuso, ossia come evitamento dei conflitti, il trattamento del silenzio è indice di qualcosa che non va a livello comunicativo e questo rischia di compromettere il rapporto tra le parti.

A questo proposito, quindi quando non si tratta di un abuso che può sfociare anche in violenza di tipo fisico, ma c’è un problema di comunicazione, questa può essere implementata, possibilmente con l’aiuto di un terapista di coppia, che potrebbe aiutarvi a capire come esprimersi in maniera sempre più efficace con l’altro e recuperare quindi la relazione. O forse addirittura migliorarla, esprimendosi in prima persona e cercando di riconoscere i sentimenti del partner o della partner.

Quando diventa un abuso?

Regola del ghiaccio
Fonte: Pexels

Ci sono dei modi per individuare quando il trattamento del silenzio diventa un abuso, ovvero:

  • se c’è intenzione di ferire l’altra persona;
  • se il silenzio è prolungato nel tempo;
  • se la fine del silenzio dipende dalla decisione arbitraria della parte che lo perpetra;
  • se ci si cerca di alleare con altre persone nell’evitare colui o colei che subisce;
  • se vengono infusi sensi di colpa o vengono inflitte “ferite” all’autostima di chi subisce.

È molto importante, per chi subisce un abuso, chiedere aiuto. Non sempre è possibile, perché di solito le personalità abusanti isolano il partner dai propri casi, amici e parenti in primis: questo dovrebbe essere evitato e quindi cercate di restare sempre in contatto con i vostri affetti, perché se qualcuno cerca di alienarveli è il segno tangibile di qualcosa di profondo che proprio non va.

Si tratta di un primissimo passo preventivo, perché i passi successivi all’abuso comportano il coinvolgimento di istituzioni preposte e terapeuti, ma se si riesce a comprendere l’abuso per tempo, si potrebbe riuscire a non restarci invischiati.

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