Sostenibilità ambientale e amore per il verde, per la natura. Sembrano essere queste due caratteristiche le principali alla base della bioarchitettura, una “filosofia pratica” (che sembra ossimoro ma non lo è) per cui costruire edifici diventa parte di un design suggestivo perché ecosostenibile, ma al tempo stesso sensibilizza, migliora la nostra qualità della vita, ci fa comprendere meglio e di più le forme di vita non umane sulla Terra.

Tuttavia non si tratta solo di suggestione: la bioarchitettura ha a che fare con il miglioramento della vita nelle città, indipendentemente dalla destinazione d’uso dell’edificio cui ci riferiamo.

Cos’è la bioarchitettura?

Bioarchitettura
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La rivista Convergence Architecture fornisce un approccio alla materia al tempo stesso schematico e filosofico. Schematico nel senso che fornisce una definizione abbastanza asciutta della bioarchitettura, come “progettazione e costruzione di edifici in modo ecologico o che rispettano le strutture presenti in natura”. Fin dall’antichità in fondo, l’uomo ha tratto ispirazione dalla natura: dalle foglie di acanto degli antichi greci al modo in cui Frank Lloyd Wright ha ripensato alle città integrate nel loro paesaggio.

All’interno della definizione vengono citati però architetti e designer, come Michele Riso che spiega il lato spirituale della questione: la natura nutre e rigenera se stessa, per cui ispirarsi al modo in cui la natura stessa concepisce il suo spazio e prolifera al suo interno può essere un modo per realizzare un edificio che sia scevro da tutto ciò che non è vita e che invece causa stress. Scrive il designer David Benjamin in Now We See Now: Architecture and Research:

Questa storia, tuttavia, è in gran parte concettuale, attinge alle metafore, alle strutture di conoscenza e alle immagini della biologia, ma raramente coinvolge i protocolli di ricerca effettivi della biologia o comprende gli edifici come oggetti biologici viventi.

Bioarchitettura: benefici e potenzialità

Per capire meglio cosa significhi la bioarchitettura in termini di benefici e potenzialità, vale la pena rifarsi agli esperti, come per esempio il bioarchitetto Manuel Pintado che in un articolo su LinkedIn descrive appunto quali siano i principali pro di questo approccio naturale e naturalistico del design, ovvero:

  • la creazione di un ambiente favorevole. Che l’edificio, come accennato, serva da casa o da ufficio, il fatto stesso che riesca a dare a chi si muove al suo interno delle sensazioni che allontanino dallo stress o avvicinino alla distensione non è che positivo;
  • le influenze ambientali positive. Qui entra la scienza: temperatura, umidità e ventilazione influiscono direttamente sulle nostre attività quotidiane dell’essere umano, dal lavoro al riposo, per cui avere condizioni ottimali, che son offerte dalla presenza della natura intorno a noi, consente di non risentire ad esempio del troppo caldo o del troppo freddo;
  • la bellezza non è un optional. L’estetica di un edificio va ogni giorno di più nella direzione del rispetto per ciò che era preesistente in termini di paesaggio e panorama. E questo passa anche e soprattutto per l’utilizzo di forme geometriche. E anche l’estetica può essere fonte di benessere, dato che ad alcuni dona una sensazione di armonia e pace;
  • la durevolezza degli edifici. Trattandosi di edifici ecosostenibili, queste case e questi uffici progettati con la bioarchitettura sono anche fatti per resistere al tempo, attraverso materiali ed estetiche pensati e progettati per durare.

Esempi e progetti di bioarchitettura in Italia

Bioarchitettura
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Alcuni degli esempi di edifici costruiti in Italia secondo i principi della bioarchitettura sono interessanti e maestosi: ci si chiede come persone con redditi medio-bassi possano permettersele. In realtà questi edifici che citiamo sono appunto esemplificativi, ma esiste la possibilità di applicare la bioarchitettura anche a case più piccole, monofamigliari per esempio, e come rimarca l’Unione Professionisti, è possibile accedere a delle agevolazione come un piccolo mutuo per la bioedilizia.

Sempre l’Unione Professionisti cita due esempi di bioarchitettura in Italia. Uno è molto famoso: si tratta del Bosco verticale di Milano, progettato da Boeri Studio e che si trova al confine con il quartiere Isola. Consiste in due torri, realizzate tra il 2007 e il 2014: al loro interno sono poste oltre 800 tra piante e alberi che consentono condizioni di vita ottimali per gli esseri umani (temperatura, umidità, ventilazione, come accennavamo prima, cui si aggiunge l’attività di fotosintesi clorofilliana con produzione di ossigeno e assorbimento di anidride carbonica).

L’altro esempio è altrettanto interessante, anche se forse per alcuni meno celebre. Si tratta di un asilo nido, costruito da MCArchitects a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia. L’edificio si chiama La Balena, perché è fatto con telai in legno che richiamano, internamente ed esternamente, l’idea della pancia della balena, come nella storia di Pinocchio. L’utilizzo del legno consente la coibentazione (ovvero il mantenimento di una temperatura ideale), e in più l’edificio possiede un sistema di riciclo dell’acqua piovana e un impianto fotovoltaico.

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