In Polonia alle donne è stato di fatto vietato di abortire, mentre gli Stati Uniti stanno discutendo una proposta di legge che toglierebbe praticamente il diritto all’aborto, dopo la legge Roe vs Wade che lo aveva legalizzato nel 1973. Anche l’Italia non è immune da rigurgiti antiabortisti che si ripresentano ciclicamente, senza dimenticare che esistono svariati Paesi al mondo in cui l’interruzione volontaria di gravidanza è tuttora un reato.

Ma queste norme iper restrittive impediscono davvero alle donne di ricorrere all’aborto? La risposta, naturalmente, è no.

È infatti noto come, anche prima della legalizzazione dell’Ivg, le donne che non volevano tenere un figlio trovassero metodi alternativi per abortire, spesso decisamente pericolosi, fino a rimetterci la vita; molte si affidavano alle cosiddette mammane, che operavano in ambienti insalubri e nella più completa clandestinità, ma c’era anche chi faceva di peggio e optava per metodi fai da te, che il più delle volte sancivano una condanna a morte.

Non fu certo un caso se Emma Bonino, nel 1975, decise di autodenunciarsi per procurato aborto, proprio per gettare luce sugli orribili metodi clandestini usati dalle donne per interrompere le gravidanze e rendere evidente quanto fosse necessaria una legge che regolarizzasse l’aborto, arrivata poi solo tre anni più tardi (la famosa legge 194).

Basta pensare al consiglio che, nel testo Naturalis Historia, Plinio il Vecchio dava alle donne che volevano abortire: “Se una donna incinta calpesta una vipera, sicuramente abortirà”, per rendersi conto che le donne, nei secoli, non si sono mai fatte fermare dall’assenza di leggi sull’aborto per praticarlo.

Le forme più antiche di aborto fai da te, come spiega un articolo di Allure, risalgono al 1500 aC, e includono materia fecale di coccodrillo ( secondo The Kahum Papyrus, uno dei primi testi medici della storia, le donne egiziane la usavano per indurre l’aborto ma anche come forma di contraccezione), mentuccia alle erbe, inserimento di sanguisughe o pepe di Caienna nella vagina. Altre ingoiavano polvere da sparo, si buttavano giù dalle scale, si colpivano allo stomaco con un tritacarne o consumavano trementina, per non parlare di tutte le sostanze tossiche che erano disposte a ingerire, come l’olio di tanaceto o la segale cornuta.

Parliamo di metodi che potevano portare a conseguenze molto gravi, come cancrena, psicosi, infezioni, emorragie e, ovviamente, la morte. Negli Stati Uniti, ancora nel 1965, il 17% di tutti i decessi legati alla gravidanza e al parto erano dovuti a donne che cercavano aborti illegali, secondo Planned Parenthood.

Accanto a questi metodi orrendi esistono poi gli aborti autoindotti che, se eseguiti correttamente, si sono dimostrati più sicuri: dal 1969 al 1973 un gruppo di donne di Chicago, che si facevano chiamare collettivamente Jane, ha gestito un “centro di riferimento e consulenza per l’aborto femminista clandestino”, somministrando alle pazienti un contraente muscolare e un antibiotico prima di eseguire una procedura chirurgica di dilatazione e curettage (D&C), che prevede la dilatazione della cervice e l’uso di una curette per raschiare il tessuto dall’utero. Il gruppo avrebbe eseguito circa 11 mila aborti nel primo e secondo trimestre, e non sono mai stati segnalati decessi, tanto che poté proseguire il suo lavoro fino all’anno di approvazione della legge sull’aborto.

Conoscere tutti i metodi, anche quelli più cruenti e pericolosi, con cui venivano praticati gli aborti prima dell’approvazione di leggi che lo regolamentassero è tuttavia indispensabile per poter costruire un discorso razionale sull’argomento, e comprendere due cose fondamentali: da un lato, che ancora oggi il diritto all’aborto è un privilegio che dipende da questioni di provenienza geografica o di etnia, visto l’altissimo numero di donne, soprattutto dei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo, a cui non solo non è concesso il diritto ad abortire ma neppure quello di controllare la propria fertilità. Dall’altro, che eventuali leggi proibizioniste o pro-vita non fermeranno comunque le donne che desiderano interrompere la gravidanza, con la conseguenza, pericolosissima, di tornare di nuovo a tassi altissimi di incidenti e di decessi.

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