Gestire le pressioni quotidiane e instaurare relazioni positive con se stessi e con gli altri è fondamentale per il benessere di adulti e bambini. Le caratteristiche innate di ciascuno possono essere una risorsa, ma è possibile sviluppare competenze e abilità specifiche: si chiamano life skills e anche se non è mai troppo tardi per allenarle, dovremmo imparare a coltivarle già a scuola.

Cosa significa life skills?

Letteralmente, “life skills” significa “competenze per la vita”, ma l’OMS nel Glossario per la promozione della salute le definisce “Abilità psico-sociali“. Con questo termine si indicano un insieme di abilità cognitive, emotive e relazionali ritenute fondamentali per sviluppare un comportamento positivo e capacità di adattamento che permettono all’individuo di fronteggiare le richieste e le sfide quotidiane, e imparare a gestire lo stress.

A darne una definizione più precisa è stata l’OMS già in un documento del 1992, aggiornato negli anni successivi:

Con il termine “Skills for life” si intendono tutte quelle skills (abilità, competenze) che è necessario apprendere per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana. La mancanza di tali skills socio-emotive può causare, in particolare nei giovani, l’instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio in risposta agli stress.

Life skills: quali sono?

Secondo alcune teorie, non è possibile individuare un elenco definito di life skills e, in effetti, la definizione che abbiamo letto non aiuta a restringere il campo. È stata la stessa OMS, però, a indicare già nel documento del 1992 le 10 life skills fondamentali, raggruppabili in tre macroaree: emotive, relazionali, cognitive. Ecco quali sono:

  1. Decision making (capacità di prendere decisioni): competenza che aiuta ad affrontare in maniera costruttiva le decisioni nei vari momenti della vita. La capacità di elaborare attivamente il processo decisionale, valutando le differenti opzioni e le conseguenze delle scelte possibili, può avere effetti positivi sul piano della salute, intesa nella sua accezione più ampia.
  2. Problem solving (capacità di risolvere i problemi): questa capacità permette di affrontare i problemi della vita in modo costruttivo.
  3. Pensiero creativo: agisce in modo sinergico rispetto alle due competenze sopracitate, mettendo in grado di esplorare le alternative possibili e le conseguenze che derivano dal fare e dal non fare determinate azioni. Aiuta a guardare oltre le esperienze dirette, può aiutare a rispondere in maniera adattiva e flessibile alle situazioni della vita quotidiana.
  4. Pensiero critico: è l’abilità ad analizzare le informazioni e le esperienze in maniera obiettiva. Può contribuire alla promozione della salute, aiutando a riconoscere e valutare i fattori che influenzano gli atteggiamenti e i comportamenti.
  5. Comunicazione efficace: sapersi esprimere, sia sul piano verbale che non verbale, con modalità appropriate rispetto alla cultura e alle situazioni. Questo significa essere capaci di manifestare opinioni e desideri, bisogni e paure, esser capaci, in caso di necessità, di chiedere consiglio e aiuto.
  6. Capacità di relazioni interpersonali: aiuta a mettersi in relazione e a interagire con gli altri in maniera positiva, riuscire a creare e mantenere relazioni amichevoli che possono avere forte rilievo sul benessere mentale e sociale. Tale capacità può esprimersi sul piano delle relazioni con i membri della propria famiglia, favorendo il mantenimento di un’importante fonte di sostegno sociale; può inoltre voler dire esser capaci, se opportuno, di porre fine alle relazioni in maniera costruttiva.
  7. Autoconsapevolezza: ovvero sia riconoscimento di sé, del proprio carattere, delle proprie forze e debolezze, dei propri desideri e delle proprie insofferenze. Sviluppare l’autoconsapevolezza può aiutare a riconoscere quando si é stressati o quando ci si sente sotto pressione. Si tratta di un prerequisito di base per la comunicazione efficace, per instaurare relazioni interpersonali, per sviluppare empatia nei confronti degli altri.
  8. Empatia: è la capacità di immaginare come possa essere la vita per un’altra persona anche in situazioni con le quali non si ha familiarità. Provare empatia può aiutare a capire e accettare i “diversi”; questo può migliorare le Interazioni sociali per es. in situazioni di differenze culturali o etniche. La capacità empatica può inoltre essere di sensibile aiuto per offrire sostegno alle persone che hanno bisogno di cure e di assistenza, o di tolleranza, come nel caso dei sofferenti di AlDS, o di disordini mentali.
  9. Gestione delle emozioni: implica il riconoscimento delle emozioni in noi stessi e negli altri; la consapevolezza di quanto le emozioni influenzino il comportamento e la capacità di rispondere alle medesime in maniera appropriata.
  10. Gestione dello stress: consiste nel riconoscere le fonti di stress nella vita quotidiana, nel comprendere come queste ci “tocchino” e nell’agire in modo da controllare i diversi livelli di stress.

Più che le singole skills, però, a generare comportamenti davvero adattivi è la loro interazione e, del resto, molte di queste abilità devono essere utilizzate simultaneamente per produrre risultati reali.

Life skills a scuola

Le life skills sono fondamentali per tutti, ma in particolare per il benessere di bambini e adolescenti ed è necessario, dice l’OMS, che vengano “allenate” attraverso specifici programmi nelle scuole (o negli altri luoghi deputati all’apprendimento) già dalla giovane età, prima che vengano appresi modelli comportamentali negativi.

Secondo alcune ricerche, oltretutto, i benefici di questa educazione precoce alle life skills per la scuola non sarebbero limitati esclusivamente al benessere e alla salute dei bambini:

Alcuni studi di valutazione su programmi delle life skills suggeriscono che i metodi utilizzati migliorano la relazione tra insegnanti e ragazzi, determinano la riduzione di problemi comportamentali nelle classi e di atteggiamenti violenti, apportano miglioramenti nel rendimento (Weissberg e Caplan, 1988), un aumento della frequenza scolastica (Zabin et al., 1986), la minor richiesta di consulenze specialistiche e il miglioramento dei rapporti tra i bambini e i genitori.

L’apprendimento di queste competenze non è nozionistico, ma dinamico e attivo, e si basa principalmente sul lavoro di gruppo:

si condividono esperienze, opinioni, conoscenze fornendo inoltre una reciproca rassicurazione. Si promuove in tal modo la cooperazione, l’ascolto e la comunicazione, la gestione dei propri sentimenti la tolleranza e la comprensione nei confronti degli altri; viene inoltre incoraggiata l’innovazione e la creatività, aiutando a riconoscersi nelle proprie capacità e risorse.

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