Hai la sindrome di wanderlust? 4 segnali che dicono che sei viaggi-dipendente

Passione o dipendenza? Per qualcuno viaggiare è una vera e propria malattia. Si chiama Sindrome di Wanderlust, e potresti soffrirne anche tu. Per fortuna, scoprire se ne siamo affetti è facile e c’è un rimedio: partire!

Salire su un aereo, scoprire posti nuovi, assaporare culture lontane e perdere lo sguardo in panorami sempre diversi: per molti di noi viaggiare è un’esperienza irrinunciabile della propria vita, che il Covid ci ha fatto apprezzare ancora più pienamente.

Per qualcuno, però, è molto più di una passione, ma un desiderio costante e bruciante, una vera e propria dipendenza: la Sindrome di Wanderlust.

Cosa significa Wanderlust?

Anche se in Italia è entrato nell’uso comune solo negli ultimi anni, Wanderlust è un termine tedesco che risale già all’inizio dell’800 – la prima attestazione è nella poesia Die drei Quellen (“Le tre fonti”) di Friedrich Rückert, pubblicata per la prima volta nel 1819 – che fa riferimento al desiderio di viaggiare. Il termine, infatti, ha origine dalle parole wandern (vagare, errare) e Lust (desiderio).

In molti lo utilizzano come sinonimo di “voglia di viaggiare”, ma Wanderlust significa qualcosa di più profondo, che affonda le sue radici nella predilezione tipicamente tedesca – che ha caratterizzato in modo particolare il periodo del romanticismo – di esplorare, girovagare (tradotto in inglese con wandering).

Più che di una generica propensione al viaggio, quindi, indica il desiderio di andare altrove, di superare il proprio mondo, di cercare qualcos’altro. Si riferisce all’impulso di non stare mai fermi e lanciarsi alla scoperta dell’ignoto, affrontando sfide sempre nuove e confrontandosi con culture e stili di vita sconosciuti.

La Sindrome di Wanderlust

Secondo alcuni, questo irrefrenabile e continuo desiderio è una vera e propria malattia, che in psicologia viene detta Sindrome di Wanderlust, conosciuta anche come “sindrome del viaggiatore”. Chi ne è colpito, infatti, soffre psicologicamente – talvolta anche fisicamente – quando non può viaggiare ed è affetto da quello che viene definito anche “mal di casa”: l’insofferenza per dover stare rinchiuso o fermo nello stesso posto mentre oltre c’è un mondo intero che aspetta solo di essere scoperto.

Secondo alcune ricerche scientifiche, le cause della sindrome sarebbero genetiche e il desiderio di esplorare luoghi e situazioni sempre nuove sarebbe inscritto addirittura nel DNA. Il responsabile sarebbe il cosiddetto “Gene di Wanderlust” o “gene del viaggio”: chiamato DRD4 7r, si tratta del recettore della Dopamina D4. Questo particolare allele – presente all’incirca nel 20% della popolazione – rende meno sensibili alla dopamina e spinge chi ne è portatore a ricercare esperienze e situazioni che possano dar loro una vera e propria scarica.

Già uno studio del ricercatore Chaunsheng Chen aveva mostrato come il gene si trovasse con più frequenza in popoli che migravano frequentemente e percorrevano notevoli distanze centinaia di anni fa, e sembra essere confermato da ulteriori ricerche.

Secondo David Dobbs del National Geographic, ad esempio, il “gene di Wanderlust” sarebbe il responsabile della passione e dell’amore per tutto ciò che è esotico e sconosciuto, per questo si riscontra in quelle persone maggiormente propense ad affrontare i rischi, a provare i cibi insoliti, ad avere un maggior numero di relazioni sociali e sperimentare avventure nuove.

Molti degli studi che confermano l’esistenza del “gene del viaggiatore” sono stati condotti sugli animali, ma secondo Richard Paul Ebstein, professore di psicologia alla National University of Singapore, «nel complesso la storia è coerente». Il ricercatore, che ha trascorso gli ultimi 20 anni a studiare questa variante genetica, ha infatti confermato al Telegraph che secondo lui c’è un chiaro legame tra DRD4-7R e la ricerca del brivido.

Una vera cura per la Sindrome di Wanderlust non c’è, ma c’è un trucco per mitigare i sintomi: ripartire. Un nuovo viaggio, in terre lontane o vicino casa, magari optando per il turismo sostenibile, aiuta a scacciare i malesseri quotidiani dei vagabondi e girovaghi costretti alla stasi. Almeno per un po’.

4 segnali che soffri di Wanderlust

La Sindrome di Wanderlust può colpire chiunque e sono in molti a soffrirne. Capire se anche tu ne sei affetto non è difficile; i sintomi, infatti, sono ben riconoscibili:

1. Casa non è così “dolce”

Se non sei mai pienamente soddisfatto quando sei a casa, potresti soffrire di Wanderlust.
Questo, infatti, è uno dei sintomi più riconoscibili: invece che serenità e pace, la quotidianità dell’ambiente domestico ti procura una malinconia continua e inspiegabile e vivi con la testa fra le nuvole, programmando il prossimo viaggio.

2. Effetto nostalgia

Se uno dei sintomi della sindrome di Wanderlust è il pensiero continuo a nuove mete, un altro è la nostalgia dei luoghi che hai visitato. La tua mente continua a fuggire dal presente, correndo a quel viaggio o quei viaggi di cui non riesci a smettere di parlare con amici e conoscenti. Racconti che ti lasciano in bocca il sapore dolceamaro della nostalgia, perché la felicità di quei momenti si scontra con la malinconia della vita di tutti i giorni.

3. Partire è un po’… vivere!

Contrariamente a quanto recita l’adagio, non è partire che è un po’ morire, ma tornare. Il terzo sintomo del Wanderlust è quello che caratterizza di più questa sindrome: sei veramente felice solo quando viaggi, come se la vita acquisisse colori, suoni e sapore solo quando hai un biglietto in mano.

4. Tickets are a girl’s best friends

Niente fiori, gioielli, vestiti: il regalo più bello è un biglietto. Aereo, treno o autobus non fa differenza, l’importante è partire! Per questo non solo cerchi di convincere amici e parenti a non regalarti cose superflue e materiali, ma risparmi in vista del prossimo viaggio e passi ore su motori di ricerca e siti di compagnie aeree alla ricerca della migliore occasione.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!