Ilse Weber ha sempre avuto i bambini nel suo cuore, e a loro ha dedicato tutta la sua vita, fino all’ultimo. Fino a quando, spinta nelle camere a gas di Auschwitz assieme a molti di loro, per non averli voluti abbandonare al loro atroce destino, cantò per loro canzoni e recitò poesie per tenerli sereni. Come Etty Hillesum, anche Ilse Weber scelse coscientemente la propria sorte, pur potendo salvarsi; lo fece per amore di ciò in cui credeva, per quell’istinto di protezione naturale che la spinse a sacrificare se stessa per i “suoi” bambini; perché così, “suoi” erano diventati i bambini di Terezin con cui condivise la prigionia. Ilse Herlinger Weber nasce a Witkowitz, in Repubblica Ceca, nel 1903; poetessa e scrittrice di testi teatrali per bambini, nel 1930 sposa Willy Weber e si trasferisce a Praga, continuando a scrivere per periodici per bambini e lavorando per la radio ceca. Con l’occupazione nazista del ’39 Ilse Weber riesce a mettere in salvo il figlio maggiore, Hanus, mandandolo in Svezia con un Kindertransport, un’enorme operazione di salvataggio dei bambini dalle zone occupate dai tedeschi che ebbe luogo nei nove mesi precedenti allo scoppio della guerra; nel suo caso, per merito dell’azione organizzata da un agente di borsa inglese, Nicolas George Winton, grazie al quale il piccolo raggiunge il Paese scandinavo passando prima dall’Inghilterra. Weber non riesce però a fare lo stesso con il secondogenito Tommy, che finisce nel ghetto di Praga assieme a lei e al padre. È il 1942 quando l’intera famiglia viene trasferita nel campo di concentramento di Terezin (Theresienstadt in tedesco), e proprio lì Ilse Weber si prende cura dei bambini del campo, occupandosi anche della loro salute nonostante l’assenza di medicinali, proibiti agli ebrei. Nei mesi della prigionia compone oltre 60 poesie, di cui una intitolata proprio Theresienstadt, e non smette di intrattenere i piccoli con una chitarra e delle simpatiche canzoncine, con cui cerca di allontanare da loro tutto l’orrore che li circonda. Passano due anni quando Willy Weber viene trasferito ad Auschwitz, e la moglie sceglie di seguirlo, assieme al piccolo Tommy; una volta arrivati al campo di sterminio, Ilse Weber e i bambini vengono immediatamente mandati alle camere a gas. Muoiono tutti il 6 ottobre 1944.

Willy Weber, prima di essere spedito ad Auschwitz, aveva seppellito in tutta fretta, nel capanno degli attrezzi, i componimenti della moglie nei due anni di prigionia, perché non andassero perduti. Fu proprio lui a recuperarli, alla fine della guerra, e a ricongiungersi con il figlio Hanus, affidato alla madre di Lilian, un’amica carissima di Ilse Weber. Proprio con quell’amica Weber ebbe un fitto carteggio tra il 1933 e il 1944, fino a quando, cioè, non fu deportata.

Potrò ancora continuare a credere in Dio? Carissima Lilian – le scrive ad esempio nel 1938 – Fino a oggi ho creduto in Dio, ma se non darà in breve tempo la dimostrazione della sua esistenza, non potrò più crederci. Questa persecuzione degli ebrei è disumana. Che cosa dobbiamo fare, dove dobbiamo andare? […] non sono peggiore di quelli che dipingono noi ebrei come inferiori, cattivi e degenerati, no, al contrario, io sono migliore, lo dico senza falsa modestia, so chi e cosa sono!

Willy e Hanus Weber furono gli unici superstiti della loro famiglia. Al suo primogenito Ilse Weber aveva dedicata una poesia, Lettera al mio bambino, tradotta e pubblicata nel 1945 in Svezia, in modo che il figlio potesse leggerla. Ma la sua composizione più famosa è senza dubbio Wiegala, una ninna nanna che Ilse Weber cantò a tutti i “suoi” bambini di Terezin, fino all’ultimo.

Fai ninna, fai nanna, mio bimbo, lo sento risuona la lira al soffiare del vento, nel verde canneto risponde l’assolo del canto dolce dell’usignolo. Fai ninna, fai nanna, mio bimbo, lo sento risuona la lira al soffio del vento. Fai ninna, fai nanna, gioia materna, la luna è come una grande lanterna, sospesa in alto nel cielo profondo volge il suo sguardo dovunque nel mondo. Fai ninna, fai nanna gioia materna, la luna è come una grande lanterna. Fai ninna, fai nanna, sereno riposa dovunque la notte si fa silenziosa! Tutto è quieto, non c’è più rumore, mio dolce bambino, per farti dormire. Fai ninna, fai nanna, sereno riposa dovunque la notte si fa silenziosa.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!
  • Storie di Donne