Sanità al femminile e sanità nel Sud del nostro Paese hanno in comune il fatto di essere due argomenti piuttosto “spinosi”, su cui spesso il terreno diventa scivoloso.

Se da un lato parliamo di donne che ancora lottano affinché determinate patologie, tipicamente femminili – come la vulvodinia, ad esempio -, siano riconosciute dal Sistema Sanitario Nazionale, o del dolore delle donne che di frequente viene ignorato o banalizzato in sede ospedaliera, dall’altro abbiamo i tanti casi di cronaca che testimoniano di un sistema zoppicante, in cui di certo non mancano le eccellenze, ma neppure i punti oscuri, fra carenze di infrastrutture, di personale e di organizzazione.

Ecco perché il progetto della giornalista e imprenditrice Paola Sammarro è doppiamente ambizioso: lascia Milano, la città che l’ha adottata, per tornare nella sua Calabria, a Cosenza, e dare vita a Io Calabria, un’idea che ha preso vita in multiple forme e si pone obiettivi davvero importanti.

Io Calabria è un centro dedicato al benessere intimo e psicofisico della donna che, contro ogni pregiudizio in una Regione piegata dalla malasanità, vuol parlare alle donne addirittura di discriminazione di genere all’interno della medicina generalista. Il centro si occupa di prevenzione, ostetricia, ginecologia, psicologia e nutrizione. “Io Calabria è una donna che parla ad un’altra donna – ci racconta Paola – parlano la stessa lingua, si pongono le stesse domande e cercano soluzioni per entrambe”.

Ma Io Calabria è anche una testata giornalistica che si occupa di queste tematiche e organizza incontri, eventi, laboratori. Ne abbiamo parlato con la stessa Paola Sammarro.

Alcuni ti definirebbero coraggiosa per aver aperto un’impresa “essendo donna”. Altri per aver investito nel Sud Italia, in un contesto molto delicato come quello della sanità. Ma qual è la cosa più difficile tra le due? Essere presa sul serio in quanto imprenditrice donna, o essere presa sul serio in un contesto ambientale difficile?

Io Calabria è un progetto complesso perché abbraccia molte tematiche e le affronta da un punto di vista nuovo per la società. Facciamo un esempio, la nutrizione: noi parliamo di grassofobia e non proponiamo piani dimagranti, le nutrizioniste, dottoresse Martina Scola e Valeria Marasco, accompagnano le donne prima nella comprensione della propria biologia, accostandone poi l’adeguata alimentazione. Questo non è esattamente marketing, vende di più la famigerata ‘prova costume’ o la ‘dieta lampo’, ma fare impresa etica è la mia scelta da attivista femminista.

Quando ho iniziato a disegnare nella mia testa questo progetto, non mi sono posta come obiettivo combattere il mansplaining, farlo da donna calabrese sarebbe stato uno spreco di tempo e di energie che non posso permettermi. Io ho cercato direttamente il dialogo con altre donne, ho incontrato professioniste eccellenti che sono nel team di Io Calabria, tutte donne calabresi, libere professioniste che hanno scelto di operare qui e non solo per combattere un sistema tossico, anche per mostrare ad altre donne una visione differente, un altro mondo possibile. Di essere donne e imprenditrici, soprattutto in Calabria“.

Sappiamo non solo che il dolore delle donne è diverso, ma che spesso non viene neanche ascoltato, che le donne sono talvolta considerate semplicemente “lamentose”, e quindi la gravità di quanto accusano viene ignorata. Io Calabria, invece, si pone come uno spazio in cui le donne possano finalmente essere accolte e ascoltate rispetto al dolore… 

La salute intima femminile è ancora costellata da stereotipi di genere che impediscono una diagnostica preventiva su alcune tematiche e ne trascurano completamente altre. Possono avere effetti deleteri sulla salute perché uomini e donne non sono uguali rispetto alla malattia: addirittura una stessa condizione patologica può presentarsi in maniera diversa nei due sessi. Per quello che riguarda ad esempio la salute intima, è tutto medicalizzato, si pensa che basti fare una ecografia dalla ginecologa e che tutto sia lì.

Non si sente mai parlare di vulvodinia, vaginite, riabilitazione del pavimento pelvico, ed altre tipologie di problematiche, perché non sono riscontrabili immediatamente dalla classica eco dal ginecologo. Per questo qui da Io Calabria abbiamo deciso di lavorare prevalentemente con ostetriche, le dottoresse Amalia Allevato e Teresa Mastrota, specializzate in queste problematiche e non solo, che prima di effettuare una ‘semplice ecografia’ studiano e approcciano la paziente in modo differente e con tempistiche più lunghe e dedicate. Di ascolto, confronto e contatto.

Stessa cosa riguarda l’area della psicologia, dove anche la pubertà ha uno spazio dedicato, dall’educazione sessuale a quella emozionale. Grande attenzione è data anche alla psicologia perinatale: è possibile frequentare percorsi di accompagnamento alla nascita, in sinergia con altri professionisti dell’area materno infantile. È possibile partecipare a percorsi di sostegno alla genitorialità e incontri su tematiche inerenti al pre e post parto, sia per ciò che riguarda la salute della donna, che quelli riguardanti lo sviluppo fisiologico del neonato, sempre grazie ad un team di psicologhe calabresi altamente qualificate, le dottoresse Valeria Aloe, Alessia Aloi, Caterina Coloca, Carmen Paese”.

Ma un’ulteriore novità di Io Calabria è rappresentata dai gruppi di ascolto psicologico sulle tematiche più disparate, dalle problematiche oncologiche alla gestione dello stress, fino alla sessualità consapevole.

E poi abbiamo attivato il Pronto Soccorso ostetrico, gestito dalla dottoressa Silvia Puntillo, non solo attivo durante la gravidanza, ma soprattutto dopo. L’esperienza dell’essere ascoltati soprattutto nei primi giorni di genitorialità è un punto fondamentale dell’evento nascita e l’ostetrica, sorvegliando la normalità degli eventi, permette ai nuovi genitori di sentirsi ‘sicuri’ di fronte a questi grandi cambiamenti“.

Uno degli spazi più importanti, cui accennavi prima, riguarda quello sul percorso nutrizionale. Fondamentale, alla luce anche delle difficoltà di far comprendere, soprattutto alle giovanissime, quale sia un vero percorso sano. Il recente articolo-bomba del Wall Street Journal sugli effetti deleteri di Instagram & co. sulla salute mentale e corporea delle adolescenti (poi smentito da Facebook) ha posto l’accento su una questione che, comunque, non può certo essere ignorata…

Oggi è Instagram, ieri era la tv, da sempre la moda, il punto è che viviamo in una società fortemente grassofobica, ne abbiamo tutti interiorizzato meccanismi e automatismi. La vita di un adolescente oggi è ancora più difficile, perché sono davvero lasciati a loro stessi e hanno un carico mentale da dover gestire (senza conoscerne il lessico e le radici), davvero impegnativo. Parlare con loro di salute mentale è un tabù da sempre, infatti in questi due anni che hanno dovuto gestire gli effetti estranianti della pandemia, sono crollati, perché per la prima volta hanno dovuto fare i conti con la gestione delle proprie emozioni, con l’intelligenza emotiva, ma chi si è preso la briga, nel mondo adulto intendo, di spiegare loro come imparare a riconoscere e gestire l’emozioni?

Nessuno. La scuola, le istituzioni, i centri di aggregazione, non fanno informazione, non li tutelano. Io non condanno totalmente Instagram, ho una figlia di quindici anni, conosco bene i pericoli social a cui si espone, ma al contempo vedo che segue pagine di attivist* che le danno informazioni ed esempi che diversamente non avrebbe appreso. Io dal mio canto cerco di darle il mio esempio e quello di salute di Io Calabria, cioè incentivare, dalla pubertà alla menopausa, una corretta connessione tra alimentazione e ciclo ormonale, tra nutrizione e stile di vita non tossico. Qui abbiamo anche un team multidisciplinare per fronteggiare anche i disturbi alimentari a tutte le età“.

A Milano avevi La bottega della Luna – di cui abbiamo parlato nell’articolo che segue -; da lì a Io Calabria, sempre per parlare di salute femminile. Eppure, sembra che se si parli di consulti ostetrici, psicologici, nutrizionali si venga prese sul serio, mentre se si parla di mestruazioni no. Anche se è qualcosa di assolutamente fisiologico. Quanto è pesante l’impronta maschilista in tutto ciò?

“Il tabù sulle mestruazioni è duro a morire! Tutti intorno a noi ci dicono che le mestruazioni fanno schifo. Che sono qualcosa di sporco, che puzzano, che sono una grande rottura.
Questo meccanismo inizia sin da subito all’interno della famiglia, arriva il menarca e… ‘Sono cose da femmine, non parlarne con papà che potrebbe essere messo a disagio’. Ci viene inculcato che le mestruazioni mettono a disagio gli uomini, li schifa, li allontana da noi. Le mestruazioni sono un altro modo per dire alle donne di non dare fastidio.

E poi le pubblicità degli assorbenti non aiutano! Uno dei claim più ricorrenti è ‘protetta dai cattivi odori, nessuno si accorgerà’, come se ci fosse qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi. E poi lasciami dire una cosa: il sangue mestruale non puzza! Puzza l’assorbente che tenuto per più ore a contatto con la vulva emana cattivo odore, non il contrario!

Hai progetti per implementare o migliorare Io Calabria? Pensi che potrebbe essere esportato anche in altre realtà, del Sud ma non solo?

Il claim di Io Calabria è ‘mi penso, mi racconto, dunque sono’, spero che tantissime donne calabresi e non solo, abbiano voglia di pensare a sé e di raccontarsi, ma soprattutto di occupare spazio, con la propria presenza e con la propria voce. Io vorrei tanto che questo progetto fosse da spinta per le donne calabresi, per pretendere spazi e servizi pubblici dedicati.

La malasanità non è uno scherzo in Calabria, condanna molte donne all’oblio. Io ho scelto di fare il mio attivismo qui, vorrei che questa realtà prendesse piede qui, per la prima volta la Calabria diventa vetrina nazionale di un fare diverso contro lo stereotipo di genere e l’imprenditoria femminile“.

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