Solstizio d'estate: 3 rituali magici per celebrarlo

Intorno al 21 Giugno si verifica il Solstizio d'estate, giorno più lungo dell'anno, in cui il sole si trova allo zenit ma inizia gradualmente il suo declino. Tradizioni, rituali, festeggiamenti in onore di questo giorno e delle simbologie ad esso associate, hanno radici molto antiche e si sono tramandate nel tempo e nella storia dei popoli, a volte trasposti, a volte reinterpretati dalle diverse religioni. la cui celebrazione ha origini davvero molto antiche.

In un arco temporale intorno al 21 giugno si festeggia il Solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno, ma che allo stesso tempo, figura all’orizzonte la sua decadenza.

A partire dal  Solstizio d’estate, infatti, le giornate incominciano gradualmente ma inevitabilmente ad abbreviare la loro durata, fino al Solstizio d’inverno.
Il termine “solstizio” discende dal latino solstat, letteralmente “il sole si ferma”, proprio perché sembra quasi che il sole si interrompa per un attimo, prima di riprendere il proprio moto.

Giunge alla sua massima inclinazione positiva rispetto all’equatore celeste, poi di colpo ritorna sulla strada opposta, per dare inizio così, all’estate astronomica.

Questo processo e questa occasione in cui il sole irradia la Terra della sua massima potenza luminosa, erano conosciute già nell’antichità, quando i popoli che hanno solcato il nostro pianeta erano consapevoli di misteriose linee energetiche, le quali attraversavano la superficie terrestre espandendo la loro influenza grazie alla potenza solare.

A testimonianza della conoscenza astronomica presso le antiche civiltà, è probabile che monumenti come menhir, dolmen e cerchi di pietre siano delle riproduzioni terrene e terrestri del funzionamento degli astri.

Che cos’è il Solstizio d’estate e quando cade

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Con il vocabolo Solstizio d’estate ci si riferisce a quello che riguarda l’Emisfero Boreale. Perciò, nello stesso momento, a nord dell’Equatore arriva l’estate, la bella stagione, la luce, mentre nell’Emisfero Australe ha luogo il Solstizio d’inverno, con l’arrivo della stagione invernale e del freddo.

Nel linguaggio astronomico, con il vocabolo generico di “Solstizio” si identifica il momento in cui il Sole giunge al punto massimo, o minimo, della sua declinazione.

Il Solstizio d’estate deriva perciò dall’inclinazione dell’asse terrestre sull’eclittica e individua inoltre la giornata più lunga dell’anno, sottolineando la sua importanza già all’epoca degli Inca, dei Maya e degli Aztechi.

Per convenzione si è stabilito che il Solstizio d’estate avvenga il 21 giugno, ufficialmente il giorno che decreta l’inizio della stagione più calda, ma questa definizione non è esatta al 100%, poiché spesso si evincono delle piccole variazioni, di anno in anno, in cui magari può capitare che il Solstizio si verifichi con qualche ora di ritardo rispetto all’anno precedente.

Volendo descrivere il fenomeno con termini tecnici, si può affermare che durante il Solstizio d’estate l’Emisfero Boreale sia scaldato dai raggi del Sole in quantità più ingente rispetto all’Emisfero Australe, poiché i raggi sono perpendicolari all’area del Tropico del Cancro.

Per riassumere, si può dire che il 21 Giugno il Sole è allo zenit, ovvero proprio al centro, sopra le nostre teste, proprio per l’inclinazione massima dell’asse terrestre nell’arco della traiettoria ellittica annuale.

Sono diversi i monumenti sopravvissuti al tempo e giunti fino a noi, che celebrano il Solstizio d’estate, primo fra tutti il neolitico sito di Stonehenge, in Gran Bretagna. Pare che il sito faccia riferimento a una specie di osservatorio astronomico di era preistorica, lo si evince dall’orientamento del tempio.

In secondo luogo abbiamo il sito megalitico di Nabta Playa, in Egitto, che sembra essere addirittura più antico di Stonehenge di circa mille anni.

Miti, leggende e antiche tradizioni

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Le civiltà antiche e preistoriche usavano celebrare il Solstizio d’estate poiché credevano che questo fenomeno costituisse per la vita umana un periodo di benessere, abbondanza, ricchezza e fertilità.

Parallelamente, presso gran parte dei popoli che si sono susseguiti, fra cui gli Inca, i Maya e gli Aztechi, il fenomeno era collegato anche al Dio Sole e all’intenzione di celebrarne il culto.

Per gli Inca, il Sole si identificava con la Divinità Inti, ma il loro impegno riguardante il Solstizio d’estate si ravvede soprattutto nelle loro elaborate osservazioni astronomiche, attuate grazie all’attento complesso di Torri Mojones, volte a individuare l’esatto arrivo di Solstizi ed Equinozi.

Sorprendono le testimonianze arrivate sino a noi, come quelle adiacenti a Cuzco o quelle del Torreon, luogo sacro che si trova a Macchu Picchu.

I Maya riconoscevano l’importante ruolo del Sole, ritenuto la fonte della vita e il motore delle attività degli esseri umani, tanto da arrivare a creare un calendario indicante anche Equinozi e Solstizi.

Per gli Aztechi, invece, l’interpretazione simbolica del Sole si fa più profonda, con una cultura che lo identifica come un guerriero, il quale dopo una morte serale quotidiana sa sempre risorgere ogni mattina. In occasione della sua sosta prolungata in cielo, vale a dire il Solstizio d’estate, gli Aztechi tenevano sentite celebrazioni religiose.

È evidente, quindi, che il Solstizio d’estate abbia chiare origini pagane, poiché fa parte di tutte quelle grandi celebrazioni stagionali e annuali radicate nelle religioni precedenti al Cristianesimo, riti esoterici che scandivano i giorni e le stagioni dell’anno.

Basti pensare che i Celti, in questo giorno di Giugno, celebravano la dea Litha, che il Cristianesimo ha poi ripreso e trasposto nei rituali in onore di San Giovanni. Anche l’antica civiltà cinese individuava il Solstizio d’estate: era visto come il momento in cui l’energia terrena e femminile Yin veniva alla luce e si rinforzava, parallelamente all’energia solare e maschile Yang che iniziava invece a esaurirsi.

Verrebbe spontaneo chiedersi: perché i folclori relativi al Solstizio d’inverno perdurano anche ai giorni nostri, mutati nelle tradizioni natalizie, mentre quelli del Solstizio d’estate non sono stati ereditati dalla cultura moderna?

Analizzando il fenomeno dal punto di vista antropologico, si può concludere che la cultura occidentale abbia sistematicamente abolito il Solstizio dedicato alla Terra (elemento femminile) in favore dell’elemento tipicamente maschile, ovvero quello invernale, dedicato al Cielo e al Sole, esaltando molto di più la cultura maschile rispetto a quella femminile.

Secondo la tradizione romana, i due solstizi vengono simboleggiati dalle divinità Giano e Vesta, poste alle due porte cardinali, che coincidono con l’inizio e la fine del mezzo giro e combaciano pressoché esattamente con il calendario celtico che divideva l’anno in due parti, una per i sei mesi del buio e l’altra per i sei mesi della luce.

René Guénon, studioso d’interpretazione dei simbolismi antichi, prendendo spunto dalla tradizione greca e da quella indù, ha ripreso la simbologia delle porte d’ingresso, segnando l’entrata come Porta degli Dei e associandola al Solstizio d’inverno, nonché alla costellazione del Capricorno.

L’uscita, il Solstizio d’estate, è invece la Porta degli Uomini e si trova nel segno del Cancro. Il Sole, entrato dalla porta degli Dei, ha guidato per sei mesi il suo moto virtuoso per arrivare al punto massimo dello stesso, il solstizio d’estate, dal quale incomincia il suo viaggio verso gli Inferi.

Celebrazioni e feste in onore del Solstizio d’estate

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Le antiche celebrazioni del Solstizio d’estate sono tante, sono spesso l’una l’eredità dell’altra o comunque hanno molti punti in comune. La più celebre è senz’altro quella celtica, dedicata alla Dea Litha.

1. La Dea Litha

Nei dolmen, nei menhir, nei cromlech, i raggi di luce entravano e formavano un cerchio di luce, oppure trafiggevano il sito colpendolo al cuore: nei luoghi sacri celtici, come Stonhenge, venivano svolti i riti per i solstizi e sono tutt’oggi considerati siti importanti per l’osservazione astronomica.

Nei rituali celtici dei solstizi il vischio ricopriva un ruolo importante: durante la celebrazione non poteva essere toccato direttamente, né posto a terra, poiché secondo la loro tradizione questa pianta aveva il potere di guarire ogni malattia, persino la sterilità; il vischio, in questa occasione, passava dall’essere un veleno all’essere una pianta sacra.

2. I rituali dei Paesi scandinavi

Facendo fede alla tradizione sulla sacralità del vischio, i falò tenuti in onore del Solstizio d’estate nei Paesi scandinavi venivano accesi con rami secchi di vischio colti sei mesi prima. Il ruolo del vischio è quindi, per gli antichi, legato ad entrambi i Solstizi.

3. I rituali cristiani

Il Cristianesimo ha sostituito la festa pagana Litha con la Festa di San Giovanni, riprendendo alcuni elementi e facendoli propri: durante la notte di San Giovanni è tradizione accendere dei fuochi utilizzando erbe vecchie, dei veri e propri falò che affiancati alla raccolta delle erbe nuove e fresche simboleggiano un momento di rinascita.

Insieme a quella dei fuochi e delle erbe, la rugiada rappresenta un altro simbolo celebrativo della festa di San Giovanni. In alcune zone d’Italia e del mondo, al sorgere del sole è usanza esporre un recipiente con acqua profumata con dei fiori e le “donne in età da marito” sono solite bagnarsi con quell’acqua come buon augurio, ma anche come atto di purificazione svolto da tutta la comunità riunita all’alba.

Sono senza dubbio chiari i riferimenti e le rievocazioni al battesimo di Giovanni e al rito battesimale.

Le credenze legate alla festa di San Giovanni e al Solstizio d’estate si intrecciano fra mito e religione: in questa notte di esoterismo, si dice che il cielo sia squarciato da una linea di fuoco, sulla quale vi sono Erodiade e sua figlia Salomé, che, in riferimento all’ottenimento a Erode della testa di San Giovanni Battista su un piatto d’argento, gridano “Mamma, perché me lo hai chiesto!” e “Figlia, perché lo hai fatto!”.

La leggenda vuole anche che il 24 Giugno il Sole sia più luminoso del solito e che il contorno della sua sfera sia segnato da un cerchio di fuoco che gira per qualche ora, all’interno del quale, la ragazza che scoverà per prima la testa di San Giovanni, si sposerà a breve.

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