Sapevate che gli ingegneri che costruirono il primo modello di fonografo progettarono il dispositivo sulla base della voce maschile? Per cui se ad utilizzarlo era una donna la sua voce risultava inevitabilmente confusa e distorta. A dirlo è il professor Tom McEnaney, docente di letteratura comparata all’Università della California di Berkley.

Sembra strano, ma è talmente diffuso lo standard maschile come modello di riferimento, che questo coinvolge ogni aspetto delle nostre vite, voce compresa.

La voce delle donne è oggettivamente diversa da quella degli uomini e questo influisce fortemente sul nostro modo di ascoltare quello che le donne dicono. Questo discorso riguarda in particolar modo le donne in posizioni di potere che rischiano di essere prese meno in considerazione o, addirittura, di risultare irritanti quando si rivolgono ai loro colleghi.

Molto spesso la voce delle donne risulta “troppo” acuta. Ma troppo acuta rispetto a cosa, dovremmo chiederci. Rispetto allo standard medio dell’uomo bianco, il cui tono di voce è ritenuto rassicurante e professionale. In base a quello stesso meccanismo per cui nei primi fonografi la voce femminile risultava troppo sottile, persiste ancora oggi l’associazione tra la voce delle donne e un suono distorto. Questo ha contribuito al radicarsi di un pregiudizio, anche se ovviamente oggi quell’errore di ingegneria nei fonografi è stato corretto.

Prendiamo come esempio la politica, settore in cui le doti comunicative e la voce sono centrali. Uno studio statunitense del 2012 pubblicato su PLoS ONE ha rivelato che in media sia uomini che donne preferiscono leader politici con voci più basse. Questo spiega perché molte donne in politica si rivolgano a dei speech coach in grado ad aiutarle ad applicare dei trucchi per regolare e rallentare il ritmo della loro voce e abbassarne il tono.

È noto che Margaret Thatcher, ex Primo Ministro inglese, si servisse di un vocal coach per rendere la sua voce più bassa e quindi autorevole. Ovviamente, le voci delle donne non sono tutte ugualmente acute, ma il punto non è questo. Il fatto che un tono basso sia stereotipicamente riferito a una voce maschile rende problematico che delle donne debbano pensare di modificare il loro modo di parlare per trasmettere autorevolezza.

Proprio in relazione a ciò, una recente ricerca australiana ha dimostrato che negli ultimi decenni il tono di voce delle donne, soprattutto giovani, è diventato progressivamente meno acuto proprio per far fronte a questa necessità di essere prese maggiormente sul serio.

Volendo guardare la questione da un punto di vista più ampio, questo fenomeno influisce sul modo in cui le donne veicolano il contenuto delle loro conversazioni, oltre che su come impostano la loro voce. È altamente probabile, infatti, che in un meeting una donna faccia più fatica a farsi ascoltare e ad attirare l’attenzione.

Una ricerca, pubblicata da Harvard Business Review, esamina approfonditamente il problema. Su circa 1100 donne dirigenti d’azienda intervistate, più della metà hanno definito le riunioni come un momento problematico. La cosa interessante di questo studio è che questo disagio è percepito anche dagli uomini. Più di un terzo dei dirigenti maschi ascoltati ha affermato di notare che le colleghe donne fanno fatica a farsi ascoltare. Circa la metà ha sostenuto che le donne sono più inclini a farsi interrompere e a chiedere scusa durante un meeting. Per quasi tutti le colleghe donne risultano mediamente più titubanti sul lavoro.

Quello che da questa ricerca emerge è che il problema è ancora ben lontano dall’essere risolto. Il divario presenta aspetti molteplici e sfaccettati, e voce e linguaggio non fanno eccezione. Inoltre, emerge che anche quando le donne raggiungono ruoli di prestigio faticano a non sentirsi a disagio e fuori luogo.

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