Le persone intersex nei secoli sono state etichettate nelle più disparate maniere, ovviamente quasi sempre a connotazione negativa, fino ad arrivare a definirle “scherzi della natura”, complici anche una certa ignoranza sul tema e i tanti tabù di natura sessuale che concorrono a far considerare “sbagliato” tutto ciò che non sia pienamente compreso.

Perché il fenomeno delle persone che nascono presentando caratteristiche sessuali (primarie e/o secondarie) sia maschili che femminili, è meno raro di quanto si pensi in realtà; ma non solo: stanno anche emergendo sempre più casi.

Perché oggi si parla di più di “sesso incerto” e perché non è “contronatura”

Non è una “moda”, come qualcuno si ostina a pensare, ma una realtà che è sempre esistita nella storia dell’umanità. Non sono poche le culture che hanno da sempre considerato l’esistenza di un “terzo sesso” oltre ai canonici maschio e femmina, in barba all’ossessione binaria del pensiero occidentale. Perciò nascere “incerti” è naturale quanto nascere maschi o femmine.

Ultimamente si è arrivati a parlarne di più semplicemente perché oggi si fanno più diagnosi. L’Intersexual Society of North America ha parlato di un bambino dal “sesso incerto” su 1500.

Un tempo per questi bambini c’era solo una scelta: la riassegnazione del sesso, che il più delle volte significava diventare bambine, perché la rimozione dell’accenno di pene era un’operazione più semplice da eseguire.

Oggi li riconosciamo meglio e c’è più sensibilità. Anche, per fortuna, nella gestione: si tratta di situazioni molto complesse – ha spiegato il presidente della Società Italiana di Pediatria Alberto Villani.

Piuttosto che riassegnare chirurgicamente un sesso, non prendendo neppure in considerazione la volontà del bambino partendo dal presupposto di “agire per il suo bene”, si preferisce quindi intraprendere un percorso interdisciplinare che includa supporto psicologico, sociologico e morale.

Non è il caso insomma di essere frettolosi nell’assegnazione del genere alla nascita se i caratteri sessuali sono incerti: – spiega Villani – è stato provato che decidere dall’esterno e in modo arbitrario quel che si ritiene giusto per il neonato porta spesso a ‘riassegnazioni’ del sesso in età adulta, segno che la scelta non era stata poi così azzeccata.

Non vi è quindi un reale aumento dei casi di ermafroditismo tra i neonati: a essere aumentata è la sensibilità sul tema, che ha portato a una maggiore attenzione e a un maggior rispetto dell’autodeterminazione della persona, che ha il diritto di scegliere il proprio genere a prescindere dai genitali.

intese

Con buona pace dei negazionisti, quindi, il sesso incerto è una realtà, ma in effetti non dovrebbe né stupire né interessare, dato che nella società che ci si prospetta davanti non saranno i genitali a decidere che cosa si può e non si può fare. I generi infatti si stanno facendo via via sempre più sfumati e meno definibili, anche per ragioni che non riguardano l’ermafroditismo. Potremmo parlare di un adattamento biologico a un cambiamento culturale.

Perché il sesso incerto è il futuro

A dirlo non siamo noi, ma quello che è stato un eminente scienziato come Umberto Veronesi, il quale già nel 2013 apriva le porte a un mondo sempre più bisessuale (inteso non solo a livello di orientamento sessuale, ma anche e soprattutto a livello biologico):

La scienza ha dimostrato che esiste un legame profondo fra stile di vita e pensiero, assetto ormonale e sessualità – spiegava in questa intervista – Sappiamo che il cervello elabora dei bisogni per la sopravvivenza e, attraverso l’ipotalamo, all’interno del cervello, li comunica all’ipofisi, che è la regista del sistema ormonale perché a sua volta stimola tutte le ghiandole endocrine, comprese le gonadi, cioè gli organi riproduttivi. Nella donna le ovaie; nell’uomo i testicoli.

[…] Accade che i testicoli producano gli spermatozoi e gli ormoni maschili, principalmente testosterone, che inducono aggressività, mentre l’ovaio produce gli ovociti e gli ormoni femminili, estrogeni e progesterone, che inducono invece all’amorevolezza. Per questo motivo il cambiamento dei ruoli familiari e sociali dei due generi nel tempo ha prodotto una modificazione nella stessa biologia umana.

In buona sostanza, ciò significa, aggiungeva Veronesi, che:

Più un uomo si avvicina a ruoli che non richiedono particolare mascolinità, come avveniva nell’antichità, tipo cacciare, uccidere, combattere altri uomini, faticare per procurarsi il cibo, meno la sua ipofisi riceverà stimoli dall’ipotalamo e, giorno dopo giorno, i testicoli rallenteranno la loro funzionalità. Lo stesso discorso vale per la donna, costretta invece a sviluppare aggressività per imporsi socialmente, fare carriera, comandare persone, assumersi responsabilità; per cui l’ovaio tende a ridurre la produzione di estrogeni, su istruzione dell’ipotalamo. Il risultato è che le differenze di genere si attenuano e si attenua di conseguenza l’attrazione reciproca, che in natura avviene sempre fra poli opposti.

“È il prezzo che si paga all’evoluzione naturale della specie”, continua Veronesi, ma aggiunge: “è un prezzo positivo, perché nasce dalla ricerca della parità dei sessi”.

Perché la società eteronormata non è l’unica normalità

Il prospetto presentato dal grande scienziato è dunque quello di una progressiva diminuzione della polarizzazione tra i generi, verso una nuova forma di “normalità”, che non sarà più quella che ci siamo abituati a considerare come tale (ovvero quella eteronormata).

Che sia un dato di fatto che per mettere al mondo un figlio serva uno spermatozoo maschile e un ovulo femminile – che è biologia spiccia e incontrovertibile – non significa però che allora si debba escludere tutto ciò che non rientra in questo semplice schema mentale, o che lo si debba considerare anormale. Perché la normalità, come spesso capita, ha molte facce.

E questo accade non solo per gli intersex, ma anche in virtù di quelle sempre più impercettibili sfumature di distinzione fra i generi di cui parlavamo poc’anzi, che andranno a influenzare inevitabilmente anche gli orientamenti sessuali, perché se diminuiscono le differenze tra i generi, verrà meno anche la polarizzazione dell’attrazione, sempre meno ancorata all’idea “o mi piacciono gli uomini o mi piacciono le donne”.

È inevitabile che la sessualità si evolva per aprirsi sempre più alla omosessualità e alla bisessualità, che del resto non sono fenomeni di quest’epoca;  basta pensare alla civiltà greca, che non ha mai stigmatizzato omosessualità e bisessualità come deviazioni – diceva ancora Veronesi – Va sottolineato che le gonadi acquisiscono le caratteristiche maschili o femminili solo intorno al secondo mese di vita intrauterina e una traccia di bisessualità biologicamente esiste in ognuno di noi. Le attuali condizioni sociali stanno facendo emergere con sempre maggiore evidenza questo aspetto […] Biologicamente il ‘sesso incerto’ è una patologica accentuazione della bisessualità. Tutti siamo potenzialmente bisessuali: i maschi hanno le mammelle e la loro prostata è una specie di utero, mentre le donne hanno un clitoride che è una sorta di pene.

È chiaro che questa società “senza generi” sia un pronostico ancora molto lontano, ma prenderla in considerazione può aiutarci a ripensare all’approccio, anche scientifico e metodologico, nei confronti dell’intersessualità e della fluidità di genere e in questa nuova interpretazione non può mancare la voce di chi nasce con un sesso incerto, e domandarsi finalmente cosa queste persone vogliano davvero per sé e per la propria vita.

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