Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi“.

Recita un famoso aforisma del filosofo Bertrand Russell, che ben riassume l’effetto Dunning-Kruger. Di cosa parliamo?

Cos’è l’effetto Dunning-Kruger?

Parliamo di una distorsione cognitiva per cui delle persone poco esperte in un determinato settore tendono invece a sopravvalutarsi, a torto, ritenendosi competenti, mentre persone davvero preparate nel medesimo campo tendono ad autovalutarsi in maniera negativa, sminuendo le proprie capacità.

Non parliamo di un problema di scarsa o eccessiva autostima, ma di una distorsione attribuibile all’incapacità metacognitiva di riconoscere i propri errori e, di contro, a quella per cui una reale competenza produce esattamente la reazione opposta, dato che gli individui preparati sono portati, secondo molte teorie, a vedere negli altri un grado di comprensione equivalente al proprio.

Sono stati gli psicologi David Dunning e Justin Kruger, della Cornell University, a prestare il nome a questo effetto, ritenuto un “errore di valutazione dell’incompetente che deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri“.

Pur essendo stati i primi a dare un nome a questa particolare distorsione, storicamente si ritrovano tracce dell’effetto Dunning-Kruger già in Charles Darwin

L’ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza.

O in Shakespeare

Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio.

Molto sinteticamente, inoltre, è stata riassunta secoli fa da Socrate:

Dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest’uomo ero più sapiente io: […] costui credeva di sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo di sapere.

Aforisma che è diventato poi iconico dell’intero pensiero socratico, basato propria sulla consapevolezza di non conoscenza definitiva, che spinge però al desiderio di conoscere.

Le implicazioni pratiche dell’effetto Dunning-Kruger

Le ritroviamo nella nostra vita quotidiana molto più spesso di quanto possiamo immaginare: un piccolo esempio pratico è lo studio del 2013 secondo cui il 93% delle persone è convinto di avere abilità di guida sopra la media.

Ma l’avvento di Internet, e in particolare dei social network, ha dato l’opportunità a milioni di persone di avere accesso istantaneo a un bacino praticamente illimitato di informazioni, che non equivalgono però a conoscenza; tanto che molte di esse vengono interpretate ad hoc o addirittura distorte, estrapolate dal contesto o assimilate solo in parte (nella parte che ci fa comodo in quel momento, per la precisione). Con la conseguenza di generare un confusionario melting pot in cui si inseriscono bufale, fake news e tutto quanto alimenta la verve polemica dei fruitori poco interessati ad approfondire.

Le espressioni più comuni dell’effetto Dunning – Kruger che si incontrano in rete sono, ad esempio, le cosiddette “mamme pancine“, che ritengono di avere la conoscenza assoluta, anche più di ginecologi e ostetriche, su tutto ciò che riguardi maternità e natalità per il solo fatto di aver partorito; gli improvvisati esperti di politica internazionale, di relazioni diplomatiche, di ingegneria o di economia, così come i virologi dell’Internet che elargiscono soluzioni miracolose a pandemie come quella del Coronavirus.

Ma il campo si potrebbe allargare praticamente a qualsiasi settore che interessi la società o la cultura. Ma non sarebbe semplicemente meglio tacere, quando non si sa bene di cosa si sta parlando, visto che l’ignoranza non è un crimine né una vergogna?

Potremmo chiederlo a McArthur Wheeler, che nel 1995 fece una rapina convinto di… Risultare invisibile alle telecamere, complice uno scherzo che, qualche giorno prima, gli aveva orchestrato un suo amico.

L’amico, infatti, aveva sostituito il normale inchiostro di una penna con del succo di limone, scrivendo su un foglio su cui, naturalmente, non si leggeva nulla. Una volta avvicinato a una candela, però, il foglio bianco aveva “rivelato” le parole scritte dall’uomo. Questo suggerì a McArthur un’idea: provò a cospargersi il viso di succo di limone prima di scattarsi una Polaroid che, per qualche strana ragione, uscì vuota. Convinto della genialità del piano, Wheeler andò a rapinare la banca a volto scoperto, con il viso inzuppato nel succo di limone per rendersi “invisibile”. Cosa che, naturalmente, non gli riuscì, tanto che la polizia che fece irruzione poco dopo poté arrestarlo senza problemi, restando sorprendentemente sconcertati nell’ascoltare il suo racconto.

Fu proprio prendendo spunto dalla bizzarra storia accaduta in Pennsylvania che Dunning e Kruger decisero di approfondire la propria ipotesi: se una persona è troppo stupida, non è in grado di riconoscere la propria stupidità.

Per dimostrarla hanno invitato alcuni volontari a una sorta di test, durante il quale è stato chiesto quale fosse il proprio livello di competenza in tre differenti aree:

  • umorismo;
  • logica;
  • grammatica.

In una fase seguente dell’esperimenti i partecipanti furono poi invitati a sostenere una prova per “misurare” le effettive capacità in questi tre settori: con il risultato che chi si era autovalutato come “altamente competente” aveva miseramente fallito il test, registrando punteggi estremamente bassi, mentre chi era partito sottovalutando le proprie capacità aveva ottenuto risultati buoni nel questionario.

Le ricerche sull’effetto cui hanno dato il nome sono valse ai due psicologi l’IG Nobel Prize, il premio conferito ogni anno alle ricerche più improbabili.

In generale, chi è spinto dall’effetto Dunning-Kruger può avere difficoltà nell’ambito lavorativo: credendo di essere più competente di altri, o sufficientemente preparato per svolgere i compiti richiesti, probabilmente non accetterà consigli o direttive, così come prenderà male i rimproveri. Peggio ancora se a soffrirne sono i leader o i dirigenti di un’azienda, visto che il loro comportamento potrebbe influire negativamente sulla produttività complessiva.

Come smascherare l’effetto Dunning-Kruger

Dato che alla base dell’effetto Dunning-Kruger c’è una combinazione, quasi in egual misura, di sopravvalutazione e di pigrizia nel costruire in maniera adeguata il proprio sapere, per smascherarlo, o non rimanerne vittima, è importante

1. Imparare a scegliere le proprie fonti

Dato che il metodo più sicuro per far passare inosservate fonti autorevoli è quello di riempire letteralmente la mente di lettori o fruitori del Web di informazioni, pur se non verificate, è importante imparare a sviluppare un pensiero critico, scegliendo con cura e criterio le fonti cui si vuole attingere, senza basarsi su parametri effimeri come numero di like, di commenti o di condivisioni, che sono utili, nell’ambito dei social, solo per gli algoritmi.

Parliamo, in fondo, di una versione 2.0 dell’ago ipodermico elaborato da Harold Lasswell nel periodo tra le due guerre, secondo cui il messaggio mediale viene recepito in maniera passiva dal destinatario, come se gli fosse iniettato.

2. Leggere è fondamentale

Nonostante il tempo spesso sia tiranno nelle nostre giornate frenetiche, non dobbiamo dimenticare quanto la lettura ci costringa a mantenere un livello di concentrazione perennemente alto, insegnandoci anche ad assorbire le informazioni a un livello decisamente più profondo, riflettendo allo stesso tempo su quanto stiamo apprendendo. Questo ci permette di sviluppare una reale competenza specifica sugli argomenti su cui ci stiamo informando, evitando l’effetto Dunning-Kruger.

3. Essere umili non costa nulla

Come abbiamo poc’anzi scritto, l’ignoranza non è un peccato né una vergogna. Nessuno conosce tutto di tutto, ma a fare la differenza è la volontà di costruire un proprio sapere anche in merito a ciò che si ignora, o di volerne parlare comunque, seppur senza la benché minima cognizione di causa.

È proprio su questo punto che si poggia la gran parte dei dibattiti che vediamo spesso nascere sui social: sulla poca voglia delle persone di informarsi in maniera consapevole, unita al gran desiderio di voler dire la propria a tutti i costi, convinti anche che il fatto di stare parlando in un mondo virtuale ci preservi da eventuali conseguenze, e… Figuracce.

Effetto Dunning-Kruger e mansplaining: perché sono collegati

È chiaro il nesso fra il mansplaining, che è l’odioso fenomeno, tipicamente maschile, di voler “insegnare” alle donne , ritenendosi superiori a queste ultime, o più competenti, in diversi ambiti, e l’effetto Dunning-Kruger: alla base abbiamo sempre una presunta superiorità di partenza, che si traduce in un atteggiamento spocchioso e altezzoso con cui si vorrebbe evidenziare la maggiore abilità rispetto all’altro/a.

Versioni diverse dell’effetto Dunning-Kruger si riscontrano anche nel whitesplaining, che ha a lungo convinto i bianchi di essere “migliori” rispetto alle persone di colore, ad esempio. Insomma, parliamo di tutte quelle situazioni in cui chi dovrebbe tacere non lo fa, e chi invece sa preferisce restare in silenzio. In fondo, come diceva Oscar Wilde

A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!