Bias di conferma: pregiudizi e gli effetti sui social network

Nella percezione della realtà, il giudizio di ogni persona è alterato dal pregiudizio, che causa i cosiddetti bias di conferma. Vediamo che spiegazione ne dà la psicologia sociale, e perché i social network hanno amplificato questo comportamento cognitivo.

Il bias di conferma è un processo cognitivo che spinge le persone a muoversi all’interno delle proprie convinzioni. Si verifica attraverso la tendenza a riconoscere vere e credibili le affermazioni che confermano le proprie credenze, e a sminuire quelle contraddittorie.

Si tratta di un processo mentale dell’uomo che aiuta a fare scelte nel poco tempo disponibile, a cui gli psicologi danno diverse spiegazioni, che accomuna tutte le persone e si manifesta in modo più marcato quando si parla di credenze più radicate e informazioni che stanno più a cuore.

Bias di conferma e pregiudizio

bias di conferma
Fonte: Web

Il bias di conferma è uno degli esempi di bias cognitivi, ossia la distorsione della realtà causata dal pregiudizio. È infatti strettamente legato a questo concetto. La definizione di pregiudizio del vocabolario Treccani è

Idea, opinione concepita sulla base di convinzioni personali e prevenzioni generali, senza una conoscenza diretta dei fatti, delle persone, delle cose, tale da condizionare fortemente la valutazione, e da indurre quindi in errore.

Il bias di conferma è il meccanismo cognitivo che si verifica quando, al momento di prendere decisioni più o meno importanti, o di acquisire nuove informazioni all’interno del caotico mondo circostante, una persona tende a ricercare conferme alla realtà che pensa di conoscere, sminuendo e ignorando ciò che la contraddice. Ciò è causato da pregiudizio, un sentimento insito nell’uomo da sempre.

Bias di conferma nei social network

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Fonte: Web

Il bias di conferma ha avuto un’esplosione con la diffusione dei social network. All’interno di piattaforme virtuali come Facebook e Twitter, la tendenza è di circondarsi di persone simili e vicine a noi e che spesso condividono le nostre opinioni. Attraverso la pubblicazione di notizie da parte di chiunque in maniera non arbitraria, il bias di conferma si manifesta sotto forma di like e condivisioni che corroborano notizie e pregiudizi basati sulle opinioni personali, e non sulla realtà dei fatti. I social network hanno anche ampliato la diffusione di analfabetismo funzionale, per via del quale la maggior parte delle persone è portata a non informarsi se si tratta di realtà o di fake news, o a crearsi un giudizio personale e ponderato.

Nei social network i bias di conferma trova il luogo ideale per proliferare, dove le persone vivono per essere compiaciute e confermate. Non a caso le richieste e conferme di amicizia avvengono attraverso una scelta stereotipata, guardando i post e le foto e più una persona è affine al nostro pensiero e più simile a noi, più siamo invogliati a inviare una richiesta. Il bias di conferma serve a facilitare le decisioni da parte del cervello, spinto da giudizi consolidati dalla cultura e dalla convinzione personale e sociale.

Inoltre, i social network, attraverso algoritmi specifici, mostrano amici e post che hanno ricevuto la nostra approvazione o hanno dato a noi una conferma attraverso i “mi piace” e le visualizzazioni. Allo stesso modo, i social funzionano anche ampliando l’effetto contrario: le persone e le opinioni contrarie alle nostre credenze, vengono pian piano nascoste ed eliminate dalla home.

Bias di conferma e psicologia: la spiegazione

I bias, o distorsioni, vengono studiati dalla psicologia sociale, che si occupa di comprendere e interpretare i comportamenti sociali e cognitivi con cui gli individui interagiscono con gli altri, come li percepiscono e si influenzano a vicenda. Il bias di conferma è ritenuto una distorsione, perché si tratta sostanzialmente di un errore del cervello umano, causato appunto dalla limitazione dei pregiudizi e dalla cultura. La percezione nasce da un processo di osservazione ed interpretazione che costruisce la realtà, ed è dunque soggettiva. Pertanto possono esserci dei bias valutativi indotti da pregiudizi, a cui nessuno è immune. È possibile esserne consapevole, per poter valutare meglio determinati giudizi.

In particolare la psicologia fa derivare il bias cognitivo dalla dissonanza cognitiva, ossia la sensazione di dispiacere provata quando una scelta che ritenevamo giusta si rivela sbagliata, o quando non troviamo conferma e accordo nelle altre persone. Il concetto è stato definito nel 1953 dallo psicologo Skinner, e rappresenta la necessità dell’uomo di far parte di un gruppo e di avere conferme.

Il bias di conferma si manifesta anche nell’utilizzo del web e nel marketing. Le persone tendono a visitare maggiormente siti web che condividono le loro opinioni, e ad acquistare prodotti legati a distorsioni della realtà che giocano su sconti e promozioni, spesso ingannevoli.

Esempi e tipi di bias di conferma

Esistono diverse tipologie di bias di conferma, che le persone mettono in pratica in modo involontario. Di seguito alcuni tra i più conosciuti.

  • Un bias nel quale è più visibile l’effetto dei bias di conferma è quello del gruppo. Gli individui tendono a sopravvalutare le capacità e il valore del gruppo e le persone con cui abbiamo un legame, e ad allontanare gli estranei.
  • Il meccanismo di razionalizzazione post-acquisto fa giustificare e auto convincere riguardo a un acquisto, chiaramente sbagliato o troppo costoso. È conosciuto anche come “Sindrome di Stoccolma dell’acquirente”.
  • La Fallacia di Gambler è un bias di conferma che si applica agli scommettitori. Nello specifico è la tendenza a ritenere gli eventi del passato più importanti e la credenza che possano influenzare il futuro. È ciò che accade quando, tirando una moneta per più volte. Se più volte esce testa, pensiamo che aumenti la probabilità che esca croce col passare dei tentativi, anche se la probabilità rimane sempre del 50%.
  • Il bias della negatività è la tendenza a ritenere più importanti e significative le notizie brutte da quelle positive. Questo meccanismo purtroppo può riversarsi nell’ambito quotidiano quando si fa più attenzione agli errori e ai fallimenti propri e altrui che ai successi.
  • Sguardo selettivo: a volte capita, dopo aver comprato una cosa, di notarla più spesso. Oppure sentire una canzone una volta e risentirla più volte in radio nella stessa settimana, pensando che non sia un caso. In realtà è colpa di un bias di conferma che ci fa pensare che si verifica molto di più rispetto a prima.
  • Il marketing sfrutta il bias dell’effetto ancora. Vedere sconti e prezzi più bassi dà la convinzione di risparmiare, ma solo perché affiancati a un prezzo più alto.
  • Il bias dello status quo è forse uno dei bias cognitivi più diffusi, che rappresenta la paura del cambiamento nel prendere le decisioni. Accade spesso infatti che si preferisce scegliere la condizione attuale anziché un’alternativa che mette a rischio e può rappresentare una perdita di valore. Questo bias si riconduce al bias della negatività.

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