Rettifica: nata in Spagna, con il nome in codice “mascherina 19”, sembrava che anche in Italia si fosse attivata un’iniziativa che potesse mettere in contatto le farmacie direttamente con i centri antiviolenza pronunciando le parole “mascherina 1522”, notizia diffusa anche dalla nostra testata, ma in merito ha voluto intervenire l’associazione D.i.Re con un’importante rettifica:

(DIRE) Roma, 4 mag. – “In merito alla notizia riportata da diversi media ‘In farmacia chiedi la Mascherina 1522. La frase in codice per denunciare violenza domestica’, D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, associazione nazionale che riunisce 81 organizzazioni che gestiscono centri antiviolenza e case rifugio in 18 regioni, precisa che non è stato sottoscritto alcun protocollo d’intesa tra D.i.Re e l’Ordine dei farmacisti in merito a una eventuale procedura per intervenire a supporto di donne che in farmacia chiedano la ‘Mascherina 1522′”. Così in
una nota D.i.Re-Donne in Rete contro la Violenza:
“Un Protocollo d’intesa è stato firmato il 2 aprile tra il Dipartimento Pari opportunità e la Federazione Ordini Farmacisti Italiani (Fofi), Federfarma e Assofarm – continua la nota – L’iniziativa è finalizzata esclusivamente a ‘indirizzare le donne vittime di violenza e di stalking al 1522, al fine di avviare un percorso di uscita da situazioni di criticità in ambito domestico’. Le operatrici del 1522 possono a loro volta indirizzare le donne che chiedono aiuto ai centri antiviolenza della rete D.i.Re, che sono tutti mappati nel servizio. Ma questa è cosa ben diversa che annunciare un protocollo d’intesa con i centri antiviolenza e illudere le donne che, pronunciando ‘Mascherina 1522’ vengano messe direttamente in contatto con il centro antiviolenza del territorio”.
Conclude D.i.Re: “I centri antiviolenza della rete sono tutti rimasti attivi nel periodo di quarantena, hanno registrato un incremento delle richieste di supporto nel periodo compreso tra il 2 marzo e il 5 aprile del 74,5% rispetto all’ultima rilevazione statistica disponibile (2018), e continueranno a offrire supporto qualificato a tutte le donne che ne facciano richiesta anche nella fase 2”.

Non vi è quindi al momento un accordo che gestisca un canale di comunicazione diretto tra le farmacie e i centri antiviolenza. Questo non toglie che la quarantena imposta dal Coronavirus ci ha spinti a ragione su una questione passata forse in secondo piano rispetto all’emergenza sanitaria, ma di importanza assolutamente primaria, ovvero il problema della violenza domestica.

La convivenza forzata, infatti, mette a serio rischio le donne (e gli uomini, naturalmente) vittime di abusi e maltrattamenti tra le pareti di casa, non concedendo loro neppure una via di fuga.

Anche se non esiste ancora un protocollo “mascherina 1522” è comunque sempre attivo un numero, il 1522, cui ogni persona in difficoltà può rivolgersi, nonostante la paura di denunciare i propri aguzzini, a stretto contatto all’interno di casa, possa rendere ancor più complicato farlo. Ma, legata proprio al numero di emergenza, è nata un’altra idea per far conoscere la situazione di pericolo in cui  ci si trova senza destare troppi sospetti, “approfittando”dell’emergenza Coronavirus.

“Libera puoi”, la campagna per ricordare che non siete sole

Parallelamente, nel nostro Paese sono tanti i nomi dello spettacolo che hanno prestato il loro volto alla campagna “Libera puoi”, lanciata dal Dipartimento per le pari opportunità proprio per ricordare che, pur nell’emergenza, i centri antiviolenza continuano a lavorare per raccogliere le richieste di aiuto delle donne in difficoltà (qui l’elenco dei centri D.i.Re regione per regione).

Il risultato è un video in cui, fra gli altri, Paola Turci, Fiorella Mannoia, Emma, ma anche Giuliano Sangiorgi e Marco D’Amore ricordano a tutte che il numero nazionale 1522 è sempre attivo, e che i centri antiviolenza continuano a lavorare.

Una soluzione alternativa per poter parlare, inoltre, è scaricare l’app del 1522 e chattare con un operatore, senza bisogno di telefonare. La tecnologia, insomma, può arrivare in aiuto delle vittime di violenza.

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