Pur avendo la lingua italiana un vocabolario piuttosto ricco, non esiste una parola sola per definire le persone che non vogliono avere figli, ben sintetizzata invece dall’inglese childfree. Da non confondere con i childless, ovvero coloro che magari un figlio lo vorrebbero pure, ma per questioni fisiologiche non possono averlo.

In buona sostanza parliamo di un dibattito vecchio quanto il mondo, e su cui le opinioni finiscono sempre col dividersi, complici anche quei vecchi ma mai dimenticati stereotipi di un tempo secondo cui “donna” era solo colei che diventasse anche moglie e madre (possibilmente in quest’ordine).

Seguendo questa “logica”, ancora oggi si sente spesso parlare delle donne che scelgono, scientemente e con piena cognizione di causa, come di “incomplete”, “irrealizzate”, o persino “non normali”. Questo, peraltro, nonostante anche il mito sull’istinto materno sia stato ampiamente sfatato.

Non è vero che tutte le donne sono buone madri per indole, non è vero che la massima aspirazione femminile sia generare e accudire la prole; e non c’è niente di male in chi sceglie diversamente, per motivi che attengono solo a ragioni personali su cui nessuno avrebbe il diritto di indagare.

Il movimento childfree

Volendo provare a raccontarlo in “cifre”, invece, il movimento childfree è un fenomeno attualmente non quantificabile, nel senso che ovviamente è piuttosto difficile capire quante donne, nel mondo, scelgano di non voler diventare madri. La docente di sociologia dell’Università del Maine Amy Blackstone, ad esempio, stima che metà delle donne non madri negli USA lo siano perché impossibilitate a diventarlo, ma l’altro 50% appartiene alle childfree.

Mentre in Europa, e in Italia, stando a uno studio pubblicato sul Finnish Yearbook of Population Research, rispettivamente le persone fra i 18 e i 40 anni che non vogliono avere figli sono circa l’11% – in Svizzera, Lussemburgo e Belgio questa quota supera il 10% – mentre in Italia si attestano al di sotto del 4%, restando ampiamente sotto la media Europea, intorno al 9%.

“Il movimento childfree non rappresenta nulla di nuovo o rivoluzionario – ha dichiarato Paola Di Nicola, professoressa di sociologia della famiglia all’Università di Verona – ma è la logica conseguenza di un clima culturale e politico che vuole assicurare ampia libertà nel privato”.

Childfree: non solo donne

Sono sempre più numerose le testimonianze, anche nel mondo dello spettacolo, di donne che non sono mai state interessate alla maternità, o che dell’assenza di un figlio non si sono fatte un cruccio. Anche figure prestigiose che tanto hanno dato alla cultura umana, come Margherita Hack o Rita Levi Montalcini, possono essere considerate a pieno titolo childfree, oltretutto in tempi “non sospetti”, ovvero quando ancora era praticamente esclusa l’ipotesi che una donna non volesse mettere al mondo dei figli.

Ma, ovviamente, tanti sono anche gli uomini childfree, ovvero quelli che non si vedono nei panni di padre e molto candidamente dicono di non volere dei bambini. Un esempio su tutti, lo scrittore Alessandro Piperno che, in una lettera idealmente diretta ad Annalena Benini per Il Foglio, ha scritto:

Il guaio nel non avere figli è che, in una parte molto seriosa di te stesso, senti di non aver compiuto fino in fondo il tuo destino biologico, ammesso che ce ne sia uno. […] La paternità mancata ti preclude la chance (non so mica se così allettante) di essere adulto. Rimani figlio per tutta la vita […] Ciononostante mi ostino a considerarmi renitente alla paternità.  Non solo, ma arrivo a dirti che guardandomi intorno vedo parecchi genitori che avrebbero fatto meglio a usare il preservativo quella fatidica volta.

Il problema, come spesso accade in svariati frangenti della vita, è proprio nella disparità di “trattamento” riservata a uomini e donne che si dichiarano childfree: una scelta “che ci sta” e può essere compresa, da una parte, un’assurdità, un’ipotesi inverosimile o il capriccio di un momento cui rispondere “Guarda che poi te ne penti” dall’altra.

Ma perché non si prende in considerazione che anche gli uomini, un giorno, potrebbero pentirsi di non aver fatto figli? Ed ecco che scatta il famoso discorso dell’“orologio biologico”, del ticchettio delle lancette che si fa improvvisamente disperato e accelerato per le donne, mentre agli uomini non riserva ansia.

Perché le donne vanno in menopausa, smettendo di essere fertili, mentre gli uomini – Mick Jagger ne sa qualcosa – non hanno una data di scadenza e all’idea dei figli possono sempre ripensarci in un secondo momento, anche se hanno 70 o 80 anni. Perché, in fondo, parliamoci chiaro (altro retaggio antico) a fare il grosso del lavoro, nell’educazione e nella crescita, è la mamma, il papà ha solo il ruolo di comprimario: quindi la mamma agée no, mentre papà può pure esserlo.

Gira che ti rigira, sul tema maternità e paternità i cliché si sprecano, e potremmo andare avanti a oltranza; la realtà, però, è un’altra: non tutti si sentono tagliati per essere genitori, indipendentemente dal sesso, o desiderano diventarlo, e questo è un loro diritto inviolabile e innegabile, per cui non ci si deve né arrabbiare, né scandalizzare. Né pensare che si tratti per forza di un “momento passeggero” su cui ci saranno dei ripensamenti.

Il diritto a non avere figli

childfree
Fonte: web

Non dovremmo neppure indagare i motivi per cui una donna (o un uomo) si ritengano childfree, partendo dal presupposto che questo genere di scelte siano del tutto personali e insindacabili, e che non saranno certamente i giudizi degli altri, o frasi come “Ma avere un figlio è la cosa più bella del mondo, ti completa!” a persuadere del contrario.

Ciò che sorprende, in realtà, è come in avanzato Terzo Millennio ancora si possa valutare la credibilità di una donna, o misurare il rispetto e la stima che di lei si possono avere, sulla base della sua accettazione o repulsione della genitorialità. E non vogliamo certo scomodare i due illustri esempi citati poc’anzi per ricordare che ci sono donne che non intendono sacrificare le proprie carriere per dedicarsi alla maternità, e che questa è una scelta legittima. O che hanno un’appagante vita sentimentale, che sono appassionate di viaggi, curiose del mondo, aperte alla vita e alle esperienze, perciò capaci di trovare soddisfazioni e gioie ben oltre la maternità.

Con tutto il rispetto per chi, altrettanto scientemente, sceglie di essere madre e di dedicarsi esclusivamente alla cura dei propri figli, dobbiamo levarci dalla testa l’idea che queste ultime siano “più donne delle altre”; che siano esseri santificabili, a confronto con le incarnazioni del male rappresentate dalle non-genitrici.

Le risposte alle critiche

Di critiche, e più che altro giudizi, alle childfree ne vengono rivolte davvero tante, così come tante sono le domande, le insinuazioni, persino gli sguardi di compatimento. Tanto che la brava Michela Andreozzi ha intitolato “Non me lo chiedete più” il suo libro proprio incentrato sulla scelta di non avere figli.

Vediamone alcune, delle più frequenti:

  • Ma davvero vuoi stare sola tutta la vita?
    L’assenza di un figlio non implica necessariamente il passare una vita da eremita, in completa solitudine. Oltre ad avere amici, conoscenti, e magari essere anche splendide zie dei figli di sorelle o fratelli, le donne che scelgono di non avere figli non sono necessariamente anche single. Ci sono coppie che hanno raggiunto un equilibrio perfetto e hanno una vita che non vogliono cambiare per i figli, ed è legittimo.
  • Non puoi davvero pensare solo al lavoro!
    No, certamente no, e infatti ho hobby e interessi, che però non comprendono l’allattare o cambiare il pannolino a un bambino, o il giocare con lui/lei dopo una giornata di lavoro. Se sono una “donna in carriera” non sono cinica, ma semplicemente una persona che si è fissata obiettivi diversi dai tuoi e che non giudica il tuo stile di vita, perciò gradirebbe fosse fatto altrettanto con lei.
  • Guarda che poi ci ripensi!
    Può essere, come può essere di no. E, in ogni caso, a meno che non sia tanto convinta della mia scelta da voler ricorrere all’isterectomia, ho a disposizione diversi anni per fare un figlio. E se invece ci ripensassi una volta diventata madre? Che faccio, do il bambino in adozione?
  • Ma ogni donna ha l’istinto materno in sé!
    Sbagliato, come ampiamente spiegato nell’articolo che abbiamo riportato poco sopra. Esiste un “impulso” che si sviluppa nel momento in cui la gravidanza è in corso e che ci accomuna a moltissime altre specie animali, per cui scatta la salvaguardia della specie, ma, proprio come risulta naturale che gli uomini non abbiano questo istinto, non lo hanno neppure le donne.
  • Ma una volta le donne facevano 3, 4 o 5 figli eppure si viveva bene lo stesso!
    Le donne, se per questo, non potevano neppure votare, partecipare alla vita pubblica e politica, e nel nostro Paese almeno fino al 1978 non avevano diritto ad abortire e fino all’81 potevano sposare il loro stupratore… Così, per dire.

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