Che la menopausa fosse qualcosa di cui parlare sotto voce – o non parlare affatto – mi divenne chiaro il giorno in cui, sedicenne, chiesi a mia madre se la sua umoralità fosse dovuta alla menopausa. Lei mi rispose con uno schiaffo in pieno viso che però fu l’ultimo, perché glielo restituii.

Quell’episodio mi chiarì due cose. La prima: mischiare adolescenza e menopausa poteva essere una pessima idea. La seconda: se mia madre poteva appellarsi al mio sconquasso ormonale per giustificare certe intemperanze, a me non era permesso fare altrettanto. Non solo per una questione di rispetto generazionale ma perché, come avrei imparato più tardi, più che uno stato ormonale la menopausa era un’arma utilizzata contro le donne non più giovani per spazzarne via desideri e velleità, uno stigma, la dichiarazione di fine dei giochi, specialmente quelli legati alla seduzione.

Paradigma della donna in menopausa era Mrs Robinson che tentava di sedurre Benjamin Braddock ne Il Laureato, era la quarantanovenne Léa che si innamora del ventiquattrenne Chéri: figure patetiche e grottesche costrette a farsi da parte, non senza prima aver sperimentato dolore e umiliazione . Cougar, diremmo oggi, e nemmeno questa definizione si sottrae a una sfumatura di derisione, ma sino a qualche anno fa era persino peggio.

In una società in cui le donne venivano valutate principalmente in base alla funzionalità del loro utero e a ciò che decidevano di farne, quando si entrava in una zona grigia del climaterio pur di sfuggirne si mettevano in atto strategie che andavano dal giovanilismo sfrenato all’attempatezza precoce, sino alla negazione stessa della menopausa. Così, se le mestruazioni potevano contare su una serie di nomi bizzarri per poter essere menzionate, della menopausa era preferibile tacere e basta, ché la narrazione che ne veniva fatta alludeva a una vita vissuta per sottrazione o tirava in ballo inconvenienti imbarazzanti su cui era preferibile glissare.

Poi è successo che le donne hanno smesso di invecchiare – o hanno iniziato a farlo a modo loro – e qualcuna di loro ha iniziato a dire, prima a bassa voce, poi urlandolo con forza, che la rappresentazione che era stata data della menopausa era tutta sbagliata.

“Le nostre madri sono rimaste troppo a lungo in silenzio relativamente ciò che accadeva loro mentre attraversavano i cambiamenti della mezza età. Ma una nuova generazione di donne ha già iniziato a rompere il muro del silenzio” scriveva già vent’anni fa Trisha Posner, saggista, nel libro This Is Not Your Mother’s Menopause: One Woman’s Natural Journey Through Change.

Perché se tutta la narrazione medica era generosa nel metterci al corrente dei disagi legati a questa età, veniva però taciuto il senso di libertà, la serenità e la consapevolezza di sé che inaspettatamente ci cadono addosso regalando alla maturità una degna compensazione alla mancanza di estrogeni. Tanto che, mentre si calcolava con terrore l’allungamento dei tempi tra un ciclo mestruale e l’altro, quando infine ci si ritrovava piene zeppe di menopausa la reazione della maggior parte di noi era: tutto qui?

E adesso pare ci stia andando anche oltre, riconoscendo a questo stato ormonale – che solo ormonale non è – una sua bellezza.

L’ultima a essersene accorta è l’attrice inglese Kristin Scott Thomas che dalle pagine dei magazines spiega come la menopausa gli sia servita per scoprirsi femminista. Prendendo a prestito le parole di Belinda, il personaggio che interpreta nella serie Fleabag in un monologo che è già di culto, l’attrice dice:

“Proviamo dolore una volta al mese per anni e anni e proprio quando pensi di esserti abituata che cosa succede? Arriva la menopausa.La dannata menopausa arriva ed è la cosa più meravigliosa al mondo. Sì, il tuo intero pavimento pelvico crolla e tu hai le caldane e a nessuno interessa, ma finalmente sei libera. Non sei più schiava, non sei più una macchina. Sei solo una persona.”

E questo è quanto sostiene anche la scrittrice Michela Murgia quando fa notare come la cessazione della fertilità ponga le donne su un piano di vera parità con gli uomini, perché le sottrae agli obblighi della procreazione.

Così, mentre eravamo distratte da altro, la menopausa è silenziosamente passata dall’essere un tabù al diventare una sorta di superpotere di cui persino le bellissime possono farsi vanto. Mia madre ne sarebbe contentissima.

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