Caro Fabio Volo, anche io sono preoccupata per i nostri figli maschi

Caro Fabio Volo, è per colpa di affermazioni alla nazione come "se vado a una festa e una viene vestita così dico ‘chi è ‘sto puttanun? Come si è introiata’“, che altri uomini, magari i tuoi stessi figli, si sentiranno legittimati a definire così altre ragazze alla prima minigonna o alla prima serata di sballo.

Caro Fabio Volo,

finire anche tu nel cliché dell’uomo che, una volta sposato e con figli, cede al perbenismo bigotto della dicotomia “puttane/spose”, “cattive e ragazze perbene”, applicata regolarmente solo alle femmine, ovvio, non era il modo né più originale né più maturo che avevi per “diventare grande”.

Anche perché, diciamolo, fino a che l’amore non ha bussato alla tua porta hai, legittimamente, vissuto il tuo corpo e la tua sessualità in maniera libera, cosa che, notizia del giorno!, anche una ragazza ha uguale diritto di fare senza che, nel suo caso, vengano applicati dei parametri di dubbia moralità da cui i maschi sono esentati (a 20 come a 40 come a 60 anni).

Da genitrice anche io, come te, sono preoccupata per mio figlio, maschio. E quello che mi preoccupa è che veda i video che tanto ti hanno turbato di Ariana Grande e poi senta, su una delle migliori e più prestigiose radio italiane, commenti come il tuo che nel terzo millennio ancora perpetuano lo stereotipo “donna vestita così, che si muove così, che parla così = putanùn”.

Vorrei risponderti in bresciano, lingua che ci accomuna e che mi permetterebbe espressioni decisamente più colorite, ma visto che quella dubbia morale da parrocchia di un tempo appartiene ancora a molti, uomini e donne, te lo scrivo in italiano.

E ti scrivo che, finché esisteranno ancora uomini e donne che avvallano questo modo di pensare, noi donne siamo in pericolo. Non per colpa di Ariana Grande e sì, anche per colpa tua.

È per colpa di affermazioni alla nazione come “se vado a una festa e una viene vestita così dico ‘chi è ‘sto puttanun? Come si è introiata’“, che legittimeranno altri uomini, magari i tuoi stessi figli, a definire così altre ragazze alla prima minigonna o alla prima serata di sballo.

Le donne, caro Fabio, non sono come i fiori che, ti cito, “in base ai colori e ai profumi attirano un certo tipo di uomo. Se tu hai paura perché sei insicura e quindi esageri con la sessualità attirerai solo gente che ti vuole sdraiare”. Noi donne siamo donne libere, il nostro corpo ci appartiene e il nostro valore non è qualcosa che dipende dal vostro giudizio sessuale su di noi.

Pensa io, padre di due femmine, vado al lavoro e faccio le mie cose mentre una società mi sta ‘imputtanando’ le figlie.. Ma non si può, non è possibile che sia legale!

Dici, in una botta di presunta empatia verso i genitori di ragazze, e io ti rispondo.

Pensa a me, madre di un maschio, vado al lavoro e faccio le mie cose mentre una società – e tu pure! – si ostina a dire a mio figlio che le donne si dividono ancora in puttane e spose, brave e cattive ragazze, e che gli uomini come lui poi si comportano di conseguenza… Ma non si può, non è possibile che sia legale!

No, non lo è! Con la fatica che faccio, in questa società misogina e maschilista, a insegnare a mio figlio a rispettare le persone e a considerare le femmine per quello che sono, sue pari, con uguali doveri e diritti, e a non giudicarle in base alla “sdraiabilità o onorabilità” attribuita loro dal metro di giudizio arbitrario e folle del suo testosterone o da frasi come la tua.

Dovessi mai riuscire, non per merito tuo, in questo impegno osteggiato ogni giorno da uscite come questa tua, pensa un po’, potrebbe anche accadere che mio figlio domani, magari per le vie della nostra Brescia, incontri ragazze i cui genitori potranno stare tranquilli e sereni.
Si confronteranno con un uomo che, a prescindere da simpatie o interessi sessuali, le rispetta e le tratta da essere umani.

Le donne che ti hanno incontrato, ti domando, possono dire tutte la stessa cosa?

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