Storia del turbante: il significato e le origini antichissime di un simbolo

Tenere i capelli fin dall'antichità è stato un simbolo di valore per i grandi uomini. Ecco il sigbificato e le origini antichissime del copricapo più famoso, il turbante.

Il turbante per i Sikh è il più importante simbolo visibile della propria appartenenza religiosa. Il Sikhismo prevede fra le sue regole, infatti, che non si possano tagliare né i capelli né i peli del corpo e quindi i Sikh, fin da bambini, tengono i loro lunghi capelli all’interno del turbante.

Ripercorrendo le origini del turbante attraverso la storia abbiamo scoperto che, in passato, come riporta la CNN, veniva indossato non solo da musulmani, indù, ma anche da ebrei e cristiani.

Infatti, l’uso dei turbanti si estendeva in tutta l’India, il Medio Oriente, l’Europa e l’Africa, proteggendo le persone dal sole, pioggia o freddo. Addirittura in alcune culture, solo i credenti avevano il privilegio di indossarne uno, mentre in altre veniva ordinato ai non credenti di assumere turbanti di colori diversi, in modo che potessero essere riconosciuti.

Il turbante nella cultura Sikh

Fonte: Courtesy of the Council of the National Army Museum / Turbans and Tales

La religione Sikh venne fondata nel quindicesimo secolo da Guru Nanak Dev Ji. In quei tempi l’India era attraversata da conflitti religiosi, hindu contro musulmani e conflitti sociali, caste contro caste. Tutti i Guru Sikh hanno indossato il turbante, ma divenne parte fondamentale dell’aspetto caratteristico di un Sikh solo duecento anni dopo, ovvero sotto la guida del decimo Maestro, Guru Gobind Singh Ji, il quale lo introdusse ai Sikh non solo come simbolo religioso, ma anche come scelta di vita.

Nel diciassettesimo secolo, il padre di Guru Gobind Singh Ji, il nono Maestro Guru Teg Bahadur Ji fu giustiziato dall’Imperatore Moghul. Il suo crimine fu quello di aver difeso il diritto di professare liberamente qualsiasi credo e fermare la conversione forzata all’Islam da parte dell’Imperatore. A quell’epoca i Sikh non avevano simboli distintivi e così Guru Gobind Singh Ji stabilì un’uniforme grazie alla quale fosse possibile riconoscere un Sikh.

Il Maestro ordinò ai discepoli di non tagliare mai i capelli e proteggerli indossando il turbante. Era un simbolo che sottolineava quale fosse la loro fede, creava uguaglianza tra i Sikh e allo stesso tempo li distingueva. In quel periodo nessun credente nella fede musulmana aveva il diritto o permesso di indossare un turbante, e portarlo rappresentava, oltre che un gesto coraggioso, una sfida all’Impero Moghul.

Nel 1914 gli inglesi persero un gran numero di soldati sul fronte di guerra. L’unico battaglione che riuscì a dar manforte fu quello anglo-indiano. Anche se i Sikh furono il 2% della popolazione indiana, formarono il 10% del suo esercito. Il turbante era così importante per loro che per continuare a indossarlo erano pronti a mettere in pericolo la loro vita. I Sikh rifiutarono di indossare l’elmo protettivo affermando di non potersi togliere il turbante per proteggere il capo con l’elmetto.

Vent’anni dopo, scoppiò la seconda guerra mondiale e i Sikh si resero nuovamente disponibili per combattere. Nelle due guerre mondiali 83.005 soldati Sikh persero la vita e 109.045 rimasero feriti. Nessuno si tolse il turbante per indossare l’elmo protettivo.

Oggi i giovani Sikh usano i loro turbanti come un modo per riflettere la loro personalità, nonché come simbolo della loro fede.

Le forme e i colori del turbante

Fonte: Prabjyot Singh Mankoo, interior designer. Amit e Naroop

Non si attribuisce particolare significato al colore o alla forma del turbante, poiché possono variare in base ai gusti delle persone e agli eventi nei quali vengono indossati. Durante le cerimonie religiose, per esempio, prevale l’arancione in quanto colore simbolo del coraggio di fronte alla morte.

Il bianco si addice a una persona donatrice e altruista, pacifica e armoniosa. Il blu rappresenta la grandezza dell’animo delle persone. Nelle manifestazioni di protesta invece, il turbante è di colore nero. Nella vita quotidiana la scelta del colore si abbina ai vestiti e perché no, all’umore di chi lo indossa.

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