“Volevo ringraziarvi per il post sull’aborto. Vorrei ringraziare quell’uomo che ha scritto quelle belle parole, per chi come me ha dovuto scegliere di non avere un figlio.”

Inizia così il messaggio che abbiamo ricevuto in posta, dopo la pubblicazione di questo articolo in cui ho tentato di dire la mia riguardo un tema molto delicato: l’aborto. A scriverci è stata Emma (nome di fantasia) che prosegue:

Il 29 maggio sarà passato un anno esatto da quel giorno. Quel giorno orribile che mi tormenta.

Quel giorno in cui io e il mio compagno abbiamo scelto di interrompere una gravidanza gemellare.

Perché ad agosto di quell’anno mi sarebbe scaduto il contratto di lavoro e il mio capo mi aveva già specificato in tempi non sospetti che se avessi deciso di avere figli io non sarei potuta rimanere al lavoro. Perché a ottobre sarebbe scaduto il contratto anche a lui e già sapevamo che non sarebbe stato rinnovato. Perché era da poco che stavamo insieme e convivevamo. Perché non avevamo alcuna sicurezza per il futuro.

Perché sapevamo che non avremmo potuto ricevere alcun tipo di aiuto da nessuno, nemmeno dalle nostre famiglie.

E ancora adesso, dopo quasi un anno, penso che sia stata una scelta giusta.

Infelice, certo, perché un figlio è ciò che più desidero al mondo. Mi sento mamma da quando ero poco più che adolescente. Ho dedicato il mio tempo libero e i miei studi ai bambini, all’educazione, alle cure neonatali. Un figlio è ciò che riempirebbe la mia vita e oggi mi fa soffrire parecchio quella scelta, perché una delle mie più care amiche sta per partorire e vedere le ecografie della sua bambina mi fa stare male, mi fa pensare che adesso io avrei due bambini piccoli da gestire, da crescere e da amare.

Mi odio ogni giorno per la scelta che ho preso e mi sento male all’idea che forse questa occasione non mi capiterà più.
E quindi vi ringrazio. Per aver affrontato un tema tanto difficile, tanto spinoso, con una delicatezza e una cura che ho trovato poche volte in questo campo.
Grazie di cuore, veramente”.

Il messaggio di Emma ammetto che è stata una sorpresa. Anche affrontando gli argomenti più frivoli, ho ricevuto spesso critiche e insulti, per questo, dato il tema delicato, ero già pronto a leggere ogni genere di offesa. Non ero invece pronto a questa testimonianza.

Perché l’esperienza di Emma rappresenta l’esempio perfetto di come l’aborto sia una questione su cui nessuno dovrebbe avere il diritto di dire alcunché. Emma soffre ancora per quel giorno, scrive addirittura che si odia, eppure pensa sia stata la scelta giusta. Ed è legittimo che lo pensi.

Come lo sarebbe dovesse essersene pentita, come lo sarebbe se fosse una donna che mai ha desiderato la maternità. Perché qualsiasi siano stati i motivi, qualsiasi possano essere le reazioni future, il diritto alla scelta di Emma non può essere messo in discussione da nessuno. E continuare a fomentare dispute con la pretesa di dire agli altri cosa debbano fare è non solo estenuante, ma anche colmo di un’atroce perfidia.

Perché solo chi ha perso l’empatia non può non capire quanto debba essere difficile per una donna affrontare un tale momento, anche senza tutti i chiacchiericci maligni. Solo chi è cieco alla realtà non può non capire come la vita non sia fatta di bianchi e neri, ma di un’infinita sfumatura di grigi, in cui si può essere sicuri di una scelta e al tempo stesso soffrirne.

La ragazza ci scrive “grazie per avermi fatto sentire un po’ meno male dopo quanto successo”, ma a essere ringraziata devi essere tu, Emma, che in mezzo a tanti che vogliono imporre le proprie idee, tu hai semplicemente raccontato la tua storia. Più potente e vera di qualsiasi ideologia.

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