«Ciò che Iddio ha congiunto l’uomo non separi» (Mt 19,5-6): il Nuovo Testamento è molto rigido in merito all’indissolubilità del Matrimonio, un sacramento che lega marito e moglie «finché morte non vi separi». Ma le cose non stanno esattamente così nella praticità. Secondo gli ultimi dati ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) nel 2015 c’è stato un consistente aumento del numero di divorzi: un totale di 82.469 (+57% sul 2014). Più contenuto l’aumento delle separazioni: 91.706 (+2,7% rispetto al 2014). Ma oltre al divorzio e alla separazione esiste in realtà una terza strada, per le coppie che si rendono conto di aver commesso un errore e che vogliono non tanto tornare sui propri passi, quanto proprio cancellare il passo falso affinché non ne resti traccia alcuna. Si tratta dell’annullamento del matrimonio religioso.

Con l’annullamento il matrimonio viene dichiarato nullo, dunque è come se non fosse mai stato celebrato, mai esistito. Infatti, coloro che lo ottengono possono poi anche sposarsi nuovamente in Chiesa. Tra i personaggi noti che lo hanno richiesto e ottenuto ci sono: Vittorio Gassman e Nora Ricci, Enzo Tortora e Pasqualina Ariello, Francesco Cossiga e Giuseppa Sigurani.

Ma attenzione: per presentare richiesta di annullamento servono motivazioni ben precise, stabilite dal Diritto canonico.

Annullamento matrimonio religioso: come funziona?

annullamento matrimonio religioso
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A decidere in merito all’annullamento del matrimonio è il Tribunale della Rota Romana.

L’iter di annullamento ha subito delle modifiche nel 2015, fortemente volute da Papa Francesco. Innanzitutto c’è stata l’introduzione di tempistiche veloci nei casi più evidenti di nullità del matrimonio. In secondo luogo, il Pontefice ha voluto l’abrogazione della doppia sentenza per la conferma dell’annullamento del matrimonio. Adesso basterà una sola sentenza.

La procedura prevede la presentazione di una richiesta ufficiale al Tribunale ecclesiastico competente. Viene poi nominato dal Vicario giudiziale un collegio giudicante che analizza la situazione della coppia e le motivazioni che hanno spinto i coniugi a volere l’annullamento. Quest’ultimo si ottiene solo se la richiesta ha i requisiti adatti: a quel punto il matrimonio religioso è nullo.

Oltre a potersi risposare con rito religioso, un’altra conseguenza dell’annullamento è, dal punto di vista civile, la non obbligatorietà al mantenimento dell’ex coniuge più debole economicamente e al versamento degli alimenti (a differenza del divorzio).

Annullamento matrimonio religioso: cosa è richiesto

L’annullamento del matrimonio religioso non viene concesso a tutte le coppie, ma solo a quelle che soddisfano alcuni requisiti. Devono esserci motivazioni ben precise in merito alla loro richiesta. I casi in cui si può procedere sono:

  • uno dei coniugi viene meno nei confronti di uno dei doveri essenziali del matrimonio religioso (come la fedeltà);
  • uno subisce violenze fisiche o minacce dall’altro;
  • se non c’è stato un rapporto sessuale completo, dunque se il matrimonio non è stato consumato;
  • per impotenza sessuale di uno dei due coniugi;
  • in caso di errore sull’identità del coniuge o sulle sue qualità;
  • qualora il marito o la moglie abbiano difficoltà a staccarsi dai genitori e a dedicarsi al nuovo nucleo familiare.

Consentono invece di applicare il processo breve tutti i seguenti casi:

  • mancanza di fede da parte di uno o di entrambi i coniugi;
  • brevità della convivenza coniugale;
  • aborto procurato;
  • relazione extraconiugale;
  • occultamento della sterilità o della presenza di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione.

Annullamento matrimonio religioso: tempi e costi

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Il costo per l’annullamento del matrimonio religioso è pari a 525 euro da pagare alla Sacra Rota. A questa cifra si aggiungono le spese legali per l’avvocato rotale (da un minimo di 1.575 euro fino a 2.995 euro), l’IVA e la Cassa di Previdenza Forense. Papa Francesco ha introdotto anche la possibilità di non versare i 525 euro, dimostrando l’impossibilità a poterli pagare.

Per quanto riguarda i tempi: dopo aver presentato richiesta di annullamento, la sentenza definitiva arriva dopo un anno, non più due. Nel caso di processo breve, invece, in appena 30 giorni.

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