È una specie di strana leggenda e al tempo stesso un personaggio realmente esistito. Parliamo di Sober Sue, la ragazza che nessuno riuscì mai a far sorridere. Per comprendere la vicenda dobbiamo andare indietro nel tempo di 100 anni. A cavallo tra il XIX e il XX secolo, una forma di teatro molto in voga era il vaudeville. Questa forma di intrattenimento prevedeva delle brevi performance di diversi artisti che si avvicendavano sul palco. Nel Victoria Theater di New York – sito all’interno di Hammerstein’s, dal nome del suo possessore Oscar Hammerstein – si esibiva ai primi del Novecento una donna di cui si conosce il nome e poco più.

Questa donna veniva chiamata Sober Sue. La sua esibizione consisteva nell’apparire sul palco e riuscire a restare seria di fronte ai tentativi di farla ridere. Ci hanno provato in molti – anche perché era previsto un premio in denaro di 100 dollari per chi fosse riuscito nell’impresa – vi presero parte anche comici professionisti molto in voga all’epoca, ma nessuno ce l’ha fatta. Sober Sue è sempre rimasta seria di fronte ai loro buffi tentativi. Anche perché era impossibile. In tanti subodorarono che ci fosse il trucco, pensando che Sue fosse parzialmente cieca o sorda. Pare invece che la donna soffrisse della sindrome di Möbius, una condizione per cui chi ne è affetto non può sorridere né utilizzare la mimica facciale o altro. Nelle forme più comuni questa sindrome causa infatti una sorta di paralisi facciale.

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La verità è emersa nel 1907 e ha messo sotto accusa il manager della donna, Willie Hammerstein (il figlio di Oscar). In molti lo accusarono di inganno, in particolare i comici che si erano esibiti gratuitamente sperando nei 100 dollari del premio. L’impresario si arricchì con le esibizioni di Sue, anche considerando che la donna veniva pagata solo 20 dollari a settimana – non pochi per l’epoca, ma pochi in considerazione delle entrate del teatro grazie a lei.

Fondamentalmente si sa che il nome della donna fosse Susan Kelly, come riporta Hoaxes, perché viene citata il 4 luglio 1907 dal New York Times: era stata interdetta dall’esibirsi ancora – non si sa se la questione sia legata dall’inganno alla base (del quale lei non si sa se fosse responsabile o meno, dato che la sua condizione causa nel 10% dei casi anche ritardo mentale). Poi c’è da dire che Vincent Sheean ha scritto un libro dal titolo Oscar Hammerstein 1: The life and exploits of an impresario in cui si ventila l’ipotesi che Sober Sue fosse afroamericana – ma non ci sono fonti a supporto della tesi. Si dice anche che la donna abbia avuto come manager anche Harry Reichenbach e che questi abbia offerto 1000 dollari a chi l’avesse fatta ridere, ma qui pare si tratti di un falso perché neppure Reichenbach ha citato la questione sulla propria autobiografia Phantom Fame.

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Nel tempo si è parlato anche di altre Sober Sue, che però si ritiene non fossero necessariamente la stessa Susan Kelly. Nel 1903 il New York Times ha parlato infatti di una Sober Sue che si è esibita all’Huber’s Museum con un paio di freak – i circensi di un tempo sottoposti a spettacoli crudeli che ne evidenziavano la stranezza. Poi sul Time Magazine si parlò ancora di un’altra Sober Sue il 4 ottobre 1943: nella notizia, il protagonista era il fidanzato accusato di evasione fiscale per gli introiti delle esibizioni della donna. Infine sul Chester Times del 10 marzo 1947 si parla di una Sober Sue che venne invitata a pranzo da uno sconosciuto – con l’intento di farla ridere – e di come lei gli abbia letteralmente scroccato il pasto, senza concedere neppure un sorrisetto di circostanza (ma è probabile che, nel caso di sindrome di Möbius, non fosse neppure qualcosa di volontario).

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