Chi trova un amico trova un tesoro è senza dubbio uno dei detti più popolari al mondo, che sottolinea quanto il trovare una persona con cui condividere un’amicizia profonda e sincera sia necessario per il benessere e la serenità di ciascuno di noi.

Eppure, forse pochi (o nessuno) sapevano che sono stati condotti studi specifici proprio sul numero esatto di amici di cui avremmo bisogno per vivere bene. Il condizionale è d’obbligo, perché una cosa, ovviamente, deve essere chiara: anzitutto, gli studi in merito di cui andremo a parlare sostengono posizioni estremamente diverse, se non addirittura opposte e, in secondo luogo, le variabili sono davvero molte, a partire dalla diversità di ognuno di noi e dal fatto che i nostri bisogni relazionali, oltre a cambiare con l’età, cambino anche in maniera soggettiva, da persona a persona.

Levatevi quindi dalla testa che avere molti amici sia necessariamente sinonimo di popolarità, e che in caso contrario siate degli sfigati, o che, se avete troppi migliori amici, dobbiate “tagliarne” qualcuno!

Il “numero Dumbar”

Fonte: web

Alcuni studi dimostrerebbero che il nostro cervello è in grado di gestire un numero specifico di migliori amici: secondo il MIT Technology Review, il numero ideale di migliori amici per una persona è infatti limitato a cinque contemporaneamente.

Robin Dumbar ha condotto molte delle ricerche legate al tema amicizia. È l’uomo dietro la teoria del “numero Dumbar”, che suggerisce che in media una persona possa avere fino a 150 amicizie nella vita reale, numero che spesso è molto inferiore rispetto alle amicizie virtuali di Facebook. La ricerca condotta da Dumbar è stata comunque anche la base per la scoperta del MIT, che ha “fissato” a cinque le relazioni di amicizia più strette che si possano avere contemporaneamente.

Nei primi anni ’90, Dumbar scoprì una correlazione tra la dimensione del cervello di un primate e la dimensione del suo gruppo sociale: in parole povere, più grande era il cervello del primate, più amici aveva il primate. Per le persone, questo significa che la dimensione della nostra corteccia cerebrale determina quante amicizie strette siamo in grado di mantenere in una sola volta.

Per suffragare l’ipotesi, Dumbar e i suoi ricercatori hanno usato i registri telefonici – limitandosi a quelli del 2007 – delle persone, per determinare l’intensità delle loro relazioni amicali in base alla frequenza con cui hanno parlato al telefono. I numeri basati su tali informazioni hanno rivelato che le persone in media avevano “4.1” amici intimi.

Avere solo 5 amicizie alla volta potrebbe essere connesso, spiega lo studio del MIT, col fatto che il nostro cervello non sia in grado di immagazzinare troppe informazioni, e che, quando si tratta delle persone con cui siamo più connessi, queste occupino più spazio, energia e attenzione nella nostra mente. A loro, quindi, daremo più importanza. Questo non significa che le altre persone non siano importanti, solo che la loro relazione è diversa, in termini di gestione da parte del cervello.

E per quanto riguarda Facebook?

La media di amicizie Facebook è di circa 338 amici, l’utente medio del social ha solitamente 200 amici, e, anche se c’è una differenza piuttosto grande tra 338 e 200 amici, è anche vero che entrambi i numeri sono molto più alti dei cinque migliori amici che, secondo la ricerca di Dumbar, il cervello può gestire contemporaneamente. Il motivo di questa profonda discrepanza? Forse il modo di interagire con gli amici di Facebook, del tutto diverso rispetto a quello della vita reale.

Un aspetto interessante è sicuramente considerare che, nel corso degli anni, le persone a cui siamo più vicini probabilmente cambieranno, anche se resteranno importanti nelle nostre vite. Dal momento che le persone passano dallo stato di “migliore” amico a “conoscente” nel nostro cervello, niente ci vieta di aggiungerli su Facebook per continuare a coltivare un rapporto, anzi.

C’è sicuramente la percezione che, man mano che la società è diventata più mobile e che i legami familiari tradizionali si sono allentati,  anche le amicizie siano diventate più fugaci, nonostante la tecnologia ci dia l’idea di poter rimanere in contatto con quante più persone possibile.

“Prima le e-mail, poi i cellulari, ora i siti di social networking come Facebook hanno reso molto più facile per le persone far crescere gli amici oltre la loro cerchia ristretta”, afferma Dan Clays, esperto di media digitali di BLM Quantum “Ma i dati sono gonfiati soprattutto nella parte più esterna della loro cerchia, e spesso nel gruppo marginale: se dovessi esaminare il profilo del gruppo di amici di qualcuno su Facebook, probabilmente capirei che l’amicizia è nata solo per curiosità e riguarda solo argomenti di carattere frivolo”.

La cosa, ovviamente, vale soprattutto per le generazioni più giovani, quelle comprese tra i 16 e i 24 anni.

Chi trova un amico trova un tesoro?

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Un altro studio,  riportato dalla BBC, ha invece svelato un aspetto decisamente sorprendente del rapporto di amicizia, che rispecchierebbe in pieno quel detto iniziale, “Chi trova un amico trova un tesoro”.

La ricerca, condotta su 10.000 studenti statunitensi per un periodo di 35 anni, avrebbe infatti indicato che le persone più ricche sono quelle che hanno avuto più amici a scuola. Ogni amico avrebbe aggiunto addirittura il 2% al salario.

I ricercatori hanno spiegato i risultati affermando che il posto di lavoro è un ambiente sociale, e che le persone con le migliori abilità sociali generalmente tendono a prosperare nella gestione e nel lavoro di squadra.

Il “mondo sociale” di una persona sarebbe costituito dai 5 amici “nucleo” più altri dieci persone, solitamente appartenenti alla famiglia, che costituiscono il gruppo centrale; fuori ce ne sono altri 35 nella cerchia successiva, e altri 100 all’esterno.  Mark Vernon, autore di The Philosophy of Friendship, afferma che lo stesso termine “amico” copre un’intera gamma di relazioni.

Puoi avere un’amicizia molto stretta con il tuo partner, ma con altri potrebbe esserci solo un interesse o una storia comune, oppure avere semplicemente la stessa età. Aristotele ha detto che gli amici devono aver mangiato il sale insieme, ovvero aver vissuto una parte significativa della loro vita insieme, condividendo gli alti e bassi della vita. Devi davvero aver vissuto le cose con loro per diventare buoni amici. Puoi avere amici per attività come il calcio o lo shopping, ma questi non sono amici profondi come quelli che ami per se stessi per qualcosa che hanno nel carattere.

C’è un limite al numero di amici intimi di questo tipo che si possono avere, afferma Vernon, ed è probabilmente tra sei e dodici.

Penso che questa idea che puoi avere un numero praticamente illimitato di amici annulli il concetto di amicizia, penso che sia una di quelle cose in cui meno è di più.

Come detto, questi studi in realtà devono essere presi con le pinze, proprio per via delle molte variabili soggettive che stanno alla base delle relazioni sociali. Su una cosa, però, dobbiamo dare ragione a Vernon, ed è quando dice:

Interrogati sulla qualità delle tue amicizie, non sulla quantità.

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