Convivenza: diritti, doveri e regole di coppia
La convivenza è una delle condizioni di vita tipiche dei nostri tempi, per una serie di ragioni. E la legge oggi ci dice come funziona.

La convivenza è una delle condizioni di vita tipiche dei nostri tempi, per una serie di ragioni. E la legge oggi ci dice come funziona.
La convivenza è una scelta che oggi interessa segmenti sempre più vasti di persone per una serie di ragioni – in minima parte anche non sentimentali ma per esempio di tipo economico – anche se chi convive è di solito una coppia, le cosiddette coppie di fatto. Ma vi siete mai chieste come funziona? Se avete dei diritti come le coppie sposate e cosa dovrete fare per ottenerli, eventualmente? Ma anche come si può vivere una sana e civile convivenza (che si sia in attesa o no di un matrimonio)? Abbiamo provato a rispondere a queste domande.
More uxorio è un’espressione latina che indica lo stato di due persone che vivono insieme, intrecciando una relazione, condividendo tutto quello che le coppie di solito condividono, ma non sono legalmente sposate. Fino al 2017, come spiega GuidaFisco, non esisteva una legislazione per regolare questa condizione. In altre parole, i conviventi non avevano gli stessi diritti delle coppie sposate. Tutto è cambiato con il ddl Cirinnà, per cui oggi i conviventi in regime di more uxorio possono ottenere gli stessi diritti di chi ha contratto matrimonio. Tra i più attesi sicuramente quelli relativi alla pensione di reversibilità dopo la morte del compagno, la possibilità di assistere il compagno malato in una struttura pubblica, varie questioni inerenti la successione. Serve però un accertamento anagrafico, che per la verità non è molto diverso da quello che si fa in seguito a un cambio di residenza.
Ma quali sono appunto i diritti che oggi possono avere i conviventi? Partiamo da quello che non hanno. Come tutti sanno, il ddl Cirinnà, a causa delle opposizioni in Parlamento, è stato approvato monco di alcune parti molto importanti, come la stepchild adoption. Questo significa che non è possibile adottare automaticamente i figli del proprio compagno, neppure alla sua morte. O meglio, è una cosa che può accadere, se però un magistrato valuta che ci sia effettivo attaccamento tra il minore e il compagno del genitore. E quindi c’è la discrezionalità di una persona che, per quanto preparata o d’esperienza, è pur sempre un essere umano e potrebbe sbagliarsi in un senso o nell’altro. Si tratta però di un diritto che non tutti chiederebbero, per via dei costi che una causa comporta quasi sempre. Esattamente come, prima del ddl Cirinnà ma anche oggi, la convivenza poteva essere attestata con un atto notarile. Ma anche quello non era nelle possibilità economiche di tutti.
Oltre ai diritti che abbiamo citato prima (diritto a prendersi cura del compagno ricoverato in una struttura pubblica e a ottenere informazioni sul suo stato di salute, pensione di reversibilità, successione), per i conviventi c’è anche la possibilità di avere nel compagno colui o colei che decide per un’eventuale donazione di organi, quella di restare nella casa comune alla morte del compagno (da 2 a 5 anni al massimo se la casa è in affitto), in particolare se ci sono figli minori. E alla fine della convivenza si può beneficiare, se le circostanze lo richiedono, di un assegno di mantenimento.
Iniziamo col dire che la convivenza oggi è spesso un primo passo per chi in futuro vuole sposarsi. Ma può essere anche una condizione che si protrae tutta la vita. Qualunque soluzione di coppia scegliate, deve essere quella giusta per voi, ma, in generale, può essere utile un periodo di convivenza prematrimoniale. Vivere insieme cambia molte cose, perché vivendo da fidanzati in case separate non si può avere l’esatta percezione delle idiosincrasie dell’altra persona. E comprendere così su cosa si può sorvolare e cosa non ci va proprio giù – e l’altra persona nei nostri confronti dovrebbe fare lo stesso, ovviamente.
Più che delle regole per una buona convivenza ci sono dei concetti che risultano fondamentali. Il primo è la comprensione: nessuno è perfetto, niente è perfetto. E non possiamo pretendere che chi amiamo sia semplicemente una proiezione del nostro ego. C’è poi sicuramente l’ascolto: parlare e ascoltare sono importantissimi per creare intimità, per rafforzare il rapporto, soprattutto se si va a letto insieme (anche solo per dormire), nella propria casuccia, dopo un’intera giornata separati da lavoro e impegni. E poi c’è naturalmente il compromesso. Bisogna però fare attenzione: compromesso non significa annullarsi o far annullare la personalità e il carattere dell’altro. Significa venirsi incontro, a metà strada, su cose su cui ci si può incontrare, non limiti assoluti che ognuno possiede (ed è sacrosanto).
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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