La convivenza è un passo importante nella vita di molte coppie, perché spesso rappresenta uno dei primi passi che si intraprendono deliberatamente verso la costruzione di un futuro insieme.

Ma quando farlo? Cosa dice la legge? E, soprattutto, come farlo nel modo giusto?

Quand’è il momento giusto per andare a vivere insieme?

Non c’è un momento “giusto” per andare a convivere, perché varia da coppia a coppia e dipende da diversi fattori. È importante considerare la solidità della relazione, la maturità emotiva e le prospettive future. Un segnale che può essere arrivato il momento di andare a vivere insieme può essere la stabilità e la coerenza nella relazione, con entrambi i partner che condividono valori, obiettivi e aspirazioni compatibili, così come la volontà di affrontare responsabilità condivise e portare la relazione su un nuovo livello nella prospettiva di un futuro comune.

Prima di andare a convivere è fondamentale affrontare le “questioni importanti”, come la divisione dei compiti, delle finanze e del tempo da trascorrere da soli, in modo da capire se entrambi i partner sono sulla stessa lunghezza d’onda e se c’è compatibilità da questo punto di vista.

La convivenza di fatto dal punto di vista legale

Quando si parla di convivenza dal punto di vista legale, spesso si fa riferimento al termine “more uxorio” un’espressione latina che indica lo stato di due persone coinvolte in una relazione sentimentale che vivono insieme ma non sono legalmente sposate. Fino al 2016 non esisteva una legislazione per regolare questa condizione, ma le cose sono cambiate con il cosiddetto “ddl Cirinnà”.

La legge n. 76/2016 regola quelle che sono definite unioni civili (che possono essere tra due persone eterosessuali o omosessuali) e garantisce alcuni diritti equivalenti a quelli del matrimonio civile, ad esempio quelli relativi alla pensione di reversibilità dopo la morte del compagno, la possibilità di assistere il compagno malato in una struttura pubblica, questioni inerenti la successione. Serve però un accertamento anagrafico, simile a quello che si fa in seguito a un cambio di residenza.

Per i conviventi c’è anche la possibilità di indicare il compagno o la compagna come la persona che decide per un’eventuale donazione di organi, la possibilità di restare nella casa comune alla morte del compagno (da 2 a 5 anni al massimo se la casa è in affitto), in particolare se ci sono figli minori. E alla fine della convivenza si può beneficiare, se le circostanze lo richiedono, di un assegno di mantenimento.

Abbiamo detto “alcuni” diritti perché le coppie che scelgono le unioni civili non possono accedere alle stesse tutele legali di chi è legalmente sposato. Il ddl Cirinnà, infatti, a causa delle opposizioni in Parlamento, è stato approvato monco di alcune parti molto importanti, come la stepchild adoption. Questo significa che non è possibile adottare automaticamente i figli del proprio compagno, neppure alla sua morte. O meglio, è una cosa che può accadere, se però un magistrato valuta che ci sia effettivo attaccamento tra il minore e il compagno del genitore. Alle coppie dello stesso sesso è preclusa anche l’adozione nazionale e internazionale.

La legge che regola le unioni civili, così come il codice civile fa per il matrimonio, non indica solo diritti, ma anche i doveri di chi la contrae. Tra questi ci sono la coabitazione, l’assistenza morale e materiale e contribuire ai bisogni comuni. Diversamente da quanto accade per il matrimonio, però, non è previsto l’obbligo di fedeltà.

Cosa cambia quando si va a convivere?

È evidente, quindi, che dal punto di vista legale ci siano dei cambiamenti chi va a convivere. Questi, però, entrano in atto solo quando si decide di ufficializzare l’unione davanti allo Stato.

Questo non significa che non ci siano dei cambiamenti anche per chi decide di vivere insieme senza ufficializzare legalmente il rapporto. Andare a convivere, infatti, rappresenta una significativa transizione nella vita di una coppia, portando con sé una serie di cambiamenti che influenzano la dinamica relazionale e individuale.

In primo luogo, la convivenza comporta la condivisione quotidiana degli spazi, promuovendo una maggiore conoscenza reciproca e una profonda comprensione delle abitudini e delle peculiarità dell’altro, ma anche la necessità di trovare compromessi e creare insieme nuovi ritmi e routine. La collaborazione nelle attività quotidiane, come la gestione della casa e delle finanze, diventa una parte integrante della vita di coppia, ma la convivenza spesso implica la condivisione anche di responsabilità emotive e decisionali più profonde, come la pianificazione del futuro, la gestione delle sfide e la costruzione di obiettivi comuni.

La convivenza è anche un importante momento di crescita individuale, perché entrambi i partner sono chiamati a bilanciare autonomia e interdipendenza: per questo la gestione degli spazi personali e la comprensione delle esigenze reciproche sono essenziali per mantenere un ambiente equilibrato e sereno.

5 regole e consigli per una convivenza felice

Ogni convivenza, come ogni coppia, è una storia a sé. Ci sono però dei modi per creare insieme un equilibrio armonioso e un ambiente positivo e costruttivo, permettendo a entrambi i partner di crescere insieme e mantenere una relazione duratura. Tra questi ci sono:

1. Comunicazione aperta e onesta

Esprimere i propri pensieri, sentimenti e bisogni in modo chiaro e rispettoso è fondamentale per la comprensione reciproca. Includere il partner nelle decisioni importanti e affrontare eventuali preoccupazioni lo è altrettanto.

2. Rispetto per lo spazio personale

Anche quando si convive, è cruciale rispettare lo spazio personale (anche emotivo) dell’altro, in cui riflettere, lavorare o godersi momenti di solitudine. Trovare un equilibrio tra la condivisione e il rispetto della privacy è importantissimo per mantenere una convivenza armoniosa.

3. Gestione equa delle responsabilità

Distribuire equamente i compiti quotidiane, come la pulizia della casa, la cucina e le spese, è essenziale per evitare tensioni. In alcuni casi, creare un piano condiviso per le attività domestiche e le spese può aiutare a garantire che entrambi i partner si sentano coinvolti e responsabili.

4. Tempo di qualità insieme

Nonostante le occupazioni quotidiane, è fondamentale dedicare del tempo di qualità alla relazione, organizzando regolarmente attività o momenti speciali insieme, che possono essere anche semplici cene, passeggiate o serate rilassanti. Questi momenti rinforzano il legame affettivo e mantengono viva l’intimità.

5. Flessibilità e compromessi

Entrambi i partner dovrebbero essere disposti a compromettersi e adattarsi alle esigenze reciproche. Essere aperti a nuove idee e trovare soluzioni che vengano incontro ad entrambi durante i disaccordi contribuisce alla stabilità della convivenza. Per questo, è necessario non irrigidirsi sulle proprie posizioni ma essere pronti a mettere (e a mettersi) in discussione

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