Sappiamo benissimo che ogni paese del mondo ha usanze e tradizioni diverse, anche per quanto riguarda la celebrazione del matrimonio; riti, cerimonie, costumi, significati della celebrazione sono tutte eredità di retaggi culturali e storici insiti nella storia dei popoli, e spesso veri e propri prolungamenti di usi appartenenti a epoche passate, rimasti nella società perché permeati nella mentalità stessa delle persone. Impossibile negare che, talvolta, le “abitudini” nella celebrazione delle nozze in altre culture affascini e incuriosisca, non fosse altro per il fatto di confrontare i diversi riti matrimoniali; di certo, però, c’è che alla base di qualunque matrimonio celebrato ci debba essere un elemento fondamentale a unire la coppia: l’amore.

Forse, però, non è del tutto vero neppure questo…

Prendiamo il matrimonio indiano, ad esempio; in uno degli stati più popolosi del mondo, che supera abbondantemente il miliardo di abitanti, il matrimonio è considerato non soltanto un sacramento che garantisce una continuità familiare, ma anche un mezzo per ripagare il proprio debito con gli antenati. Infatti, secondo i testi sacri dell’Induismo, i Veda, la vita degli Indù è scandita da tappe necessarie: dopo aver terminato lo stadio di studente, l’uomo deve passare alla seconda tappa, quella di padrone di casa.

Il matrimonio è considerata un’unione indissolubile non solo tra gli sposi, ma anche tra le due famiglie degli stessi; non a caso, generalmente si tratta di veri e propri matrimoni combinati, ovvero organizzati appunto dalle famiglie, che si impegnano ad accasare i rispettivi figli una volta raggiunta l’età considerata adatta per unirsi in matrimonio.
Il compagno ideale viene scelto tenendo in considerazione lo stato sociale ed economico della famiglia, il credo, la casta e il quadro astrale di nascita, in una sorta di vera e propria contrattazione adatta a stabilire soprattutto la prosperità economica delle famiglie coinvolte; mentre da noi, un tempo, si parlava della cosiddetta “dote” che doveva essere portata dalla sposa, nel matrimonio indiano sono i costi della festa di nozze a essere a carico della famiglia della sposa.

Può sembrare incredibile, eppure il matrimonio d’amore non è solitamente contemplato e, anzi, viene apertamente osteggiato dai religiosi ortodossi, poiché potrebbe trascendere e sfidare le barriere di casta, credo ed età. Insomma, potrebbe capitare che un Kshatriya, casta dei nobili e dei guerrieri, si innamori di un Shudra, la casta più umile dei servitori. D’altra parte, al cuor non si comanda…

Resta da dire, comunque, che oggigiorno la scelta autonoma e non di matrimonio combinato è molto più frequente che in passato, soprattutto tra le caste benestanti, e che, ad ogni modo, combinato non significa affatto obbligato. Infatti, i matrimoni forzati oggi sono illegali in India. Sebbene i due possano non conoscersi, entrambi hanno la volontà di sposarsi.

Matrimonio combinato o meno, però, è il rito e la celebrazione delle nozze vera e propria a essere ricca di fascino e di suggestioni.

La cerimonia e le usanze del matrimonio indiano

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Fonte: web

Un matrimonio induista tradizionale è pieno di piccole cerimonie e rituali che portano la sposa e lo sposo sul cammino del successo coniugale, finanziario e inscindibile. Alcuni rituali possono variare a seconda delle origini della coppia.
Solitamente, però, due o tre giorni prima delle nozze si celebra la cerimonia di Haldi, in cui una pasta a base di curcuma, farina di ceci, legno di sandalo e acqua di rose viene applicata alle mani, ai piedi e al viso degli sposi. Si pensa che il colore giallo della pasta illumini il tono della pelle prima del matrimonio e porti buona fortuna alla sposa e allo sposo.

Nel giorno prima delle nozze, invece, alla sposa e a tutti i suoi familiari più stretti vengono dipinti piedi e mani con l’hennè, tramite la cosiddetta tecnica Mehndi. Questa è una vera e propria sorta di addio al nubilato, senza scherzi e alcool, una cerimonia a cui partecipano le amiche e le parenti della sposa.

Il giorno del matrimonio indiano viene acceso un fuoco sotto un grande gazebo decorato con fiori. Il Baraat, lo sposo, arriva in processione, solitamente a cavallo, con canti e danze che dimostrano la felicità nell’accettare la nuova sposa, accompagnato dalla famiglia e dagli amici, e viene accolto dalla famiglia della sposa. Solo nei matrimoni più anticonformisti lo sposo arriva in macchina.

Segue poi la cerimonia Milni, generalmente fatta nella casa in cui si terrà il matrimonio, in cui la sposa conosce i parenti del futuro marito, ed è una tradizione importante, perché la famiglia della sposa onora quella dello sposo. Viene fatto un segno con il kum-kum rosso (una polvere a base di curcuma o zafferano) sulla fronte di ciascun partecipante. I membri delle due famiglie vengono presentati, incoraggiando la pace e l’approvazione. Prima dell’inizio della cerimonia vera e propria viene fatta un’adorazione a Ganesha, distruttore di tutti gli ostacoli, per buon auspicio, a cui partecipano i membri più stretti della famiglia della sposa e di quella dello sposo
Durante la cerimonia, gli sposi si scambiano ghirlande di fiori, yogurt e miele, noci di cocco, petali di fiori e burro chiarificato.

Il padre della sposa affida la figlia allo sposo dopo la promessa di assistere la ragazza nella realizzazione dei tre sacri scopi matrimoniali: Dharma, Artha e Kama, rispettivamente valori morali, benessere economico, piacere.
Nelle zone settentrionali dell’India, i colori tradizionali dell’abito nuziale sono il rosso, colore di buon auspicio ed il verde, simbolo di fertilità.

Nelle zone meridionali, invece, l’abito nuziale è per tradizione il sari bianco. Di solito, le spose indiane nascondono il proprio viso con un velo anche se, in alcune zone più liberali, è sufficiente coprire la testa.
Quando la sposa e lo sposo si scambiano le jayamaala, ovvero le ghirlande, dichiarano: “Che tutti i presenti sappiano che ci stiamo accettando l’uno con l’altra con buona volontà, spontaneamente e amabilmente. I nostri cuori sono all’unisono e uniti come le acque“.

La parte principale e centrale del rito consiste nei sette passi, che gli sposi compiono intorno al fuoco sacro recitando invocazioni e promesse per la loro futura vita coniugale. Questo è il momento in cui il matrimonio viene riconosciuto dallo Stato. I sette passi, o promesse, recitano:

La prima promessa è per il cibo.
La seconda per la forza.
La terza per la prosperità.
La quarta per la saggezza.
La quinta per la progenie.
La sesta per la salute.
La settima per l’amicizia.

Al termine di questo rito, gli sposi sono ufficialmente marito e moglie.

Lo sposo, a questo punto, allaccia alla sposa un girocollo, il mangalsutra, contenente i simboli di Shiva o Vishnu, che costituisce l’insegna di donna sposata, aggiungendo anche gli anelli alle dita dei piedi, o la fede nuziale. Poi pone una polvere rossa nella scriminatura centrale dei capelli della sposa e sulla fronte, a simboleggiare la sua nuova condizione di moglie.

La famiglia dello sposo offre doni alla sposa e gli invitati lanciano petali di fiori e riso verso la nuova coppia.
Dopo il matrimonio e il ricco banchetto nuziale, con un ricevimento con giochi e molto cibo, gli sposi, nella cerimonia del Bidaai, partono per la loro nuova casa, spesso quella familiare del ragazzo, portando con loro in un braciere il fuoco sacro di fronte al quale si sono sposati. La sposa è adagiata sulla doli, una lettiga decorata con un tetto e quattro maniglie, portata di solito dagli zii materni e dai fratelli della sposa.

Il cibo del ricevimento ai matrimoni indiani tradizionali non prevede alcool ed è principalmente vegetariano, nel pieno rispetto delle tradizionali credenze religiose.

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