Essere donne nel mondo: Italia

Abbiamo parlato della condizione della donna in India, in Cina e in Nigeria. Abbiamo visto da vicino le torture fatte con l’infibulazione, l’acido in faccia e le bambine che sono promesse spose quando non hanno ancora compiuto 10 anni. Ma quali sfide sono quelle che devono affrontare le donne in Italia?

“Ho sempre creduto nella parità, ma credo che oggi l’Italia è un Paese nel quale essere donna è un motivo di differenziazione, un ostacolo oggettivo e un motivo per prendersela” sono parole dell’ex ministro Elsa Fornero, ed infatti nonostante la partecipazione femminile al mercato del lavoro negli ultimi due decenni sia aumentata, in Italia alla fine del 2012 solo una donna su due tra i 20 e 65 anni era occupata.

All’Università si iscrivono più donne, ottengono voti migliori, si laureano in minor tempo, tuttavia il tasso di occupazione femminile non sale. Le studentesse rappresentano il 58% dei laureati, ma le ricercatrici universitarie sono il 40%, le professoresse associate il 32%, le ordinarie il 14% e sono solo 2 le donne rettore in Italia. Ovviamente ciò porta al fenomeno della “fuga dei cervelli” che è prevalentemente rosa in quanto nella mentalità italiana c’è ancora l’idea che non valga la pena investire nelle donne in quanto un giorno resteranno incinte e dovranno togliere tempo al lavoro per occuparsi della famiglia.

4d750a48Le cause della difficoltà di inserirsi e mantenere il lavoro sono molteplici ma al primo posto c’è sicuramente la maternità, infatti circa un quarto delle donne dopo aver partorito abbandona il lavoro, nella maggior parte dei casi per la difficoltà di passare da un lavoro full time a uno part time.

Anche in Parlamento le cose non vanno molto meglio, infatti solo il 20% dei deputati e dei senatori sono donne, percentuale che ci porta a uno degli ultimi posti in Europa.

Lo stipendio prima, la pensione poi (un miraggio per noi giovani!) delle donne resta mediamente più bassa del 30% rispetto a quella degli uomini.

Ma se la discriminazione lavorativa non bastava c’è un’altra grandissima problematica che interessa tutte le donne d’Italia: la violenza tra le mura domestiche.  Sempre l’ex ministro Elsa Fornero durante la trasmissione Porta a Porta ha affermato: “Lo dico nei riguardi di un Paese civile: il fatto che una persona sia uomo o donna fa una differenza nell’interlocuzione, nei luoghi di lavoro, nell’accesso e nella progressione delle carriere, praticamente in tutti gli ambienti della vita e questo è la radice per cui poi la violenza è quasi una sorta di continuità, rispetto a comportamenti che hanno radici profonde. Credo che ci sia un accanimento nei confronti delle donne”. Sono infatti più di 100 le donne uccise in Italia nel corso del 2012; più o meno una ogni due giorni. Nella maggior parte dei casi si tratta di violenza da parte di mariti, fidanzati ed ex partner. Ma perché questo femminicidio continua? Nel nostro paese il quadro giuridico sulla carta fornisce protezione alle vittime, ma l’eccessiva burocrazia che ci sta dietro spesso determina inadeguate (se non nulle) punizioni per i colpevoli e quindi l’incertezza della pena porta gli aggressori a preoccuparsi meno delle conseguenze.

La donna italiana incontra ancora oggi numerosi ostacoli soprattutto in alcuni settori è ancora strettamente legata a stereotipi antichi. L’esempio lampante sono i media che è oggi costituiscono uno dei principali veicoli di formazione dell’opinione pubblica, di creazioni di modelli, di comportamenti e stili di vita, di diffusione di valori e modi di pensare. Vi siete mai accorte che sul piccolo schermo le donna viene raffigurata o come oggetto sessuale o come la brava madre di famiglia?

Da un’indagine del Censis emerge infatti che sul piccolo schermo le donne anziane sono invisibili (circa il 4,8%) e di donne disabili neanche l’ombra. I temi a cui la donna viene più spesso associata sono quelli dello spettacolo e della moda (31,5%) mentre solo nel 2% dei casi è legata alla realizzazione professionale.

Purtroppo nel 2013 la figura della donna in televisione è ancora come corpo passivo, dove il suo aspetto intellettuale non interessa a nessuno in quanto l’inquadratura diventa ossessiva sul seno, le gambe o sulla farfallina di Belen, mentre è sempre l’uomo ad avere un ruolo attivo.

Da notare anche come in programmi di politica o informazione non siano presenti donne in quando la loro presenza è considerata fuori contesto dato che il suo ruolo è stereotipato su argomenti più leggeri, meno impegnativi come il gossip, la moda e quello della seduzione carnale.

Per non parlare poi delle pubblicità (che nei due terzi dei casi sono rivolte a un pubblico femminile) dove la donna è la casalinga che con un tacco 12 passa l’aspirapolvere per casa, accudisce i figli e serve il marito che rientra dal lavoro la sera come se fosse la sua schiava, e ovviamente tutto questo con un bel sorriso stampato in faccia!

Tutto questo riflette la cultura del nostro Paese dove noi donne dobbiamo essere messe da parte socialmente, nella politica e in tutti i ruoli attivi, e sempre più ho l’impressione che in Italia la nostra esistenza sia accessoria a quella degli uomini.

Possiamo dire con tutta tranquillità che l’Italia non è un paese per donne (ma questo lo sapevamo già!)

 

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