Peppino Impastato: "La mafia uccide, il silenzio pure"

Peppino Impastato non è stato dimenticato: eroe contemporaneo e simbolo di coraggio, ci ha insegnato che quando stiamo in silenzio, quando ci voltiamo dall'altra parte e quando non denunciamo, anche noi - in fondo - siamo la mafia.

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La mafia uccide, il silenzio pure“. Peppino Impastato non aveva paura a parlare di mafia: lo faceva liberamente quando nessuno aveva il coraggio di farlo. E lui, in mezzo alla mafia, ci era cresciuto.

A Cinisi, la sua famiglia era ben inserita nel clan locale, dal quale Peppino ha cercato subito di prendere le distanze. Inizialmente lo fa aderendo al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, per poi passare a denunciare fatti, delitti e traffici ai microfoni della sua Radio Aut, libera e autofinanziata.

Quando fu ritrovato il suo cadavere, il 9 maggio 1978, la sua morte venne imputata a un attentato organizzato dallo stesso Impastato, in cui poi morì suicida. Bisognerà aspettare il 1994 per la riapertura dell’inchiesta e la condanna dei mandanti, il boss Tano Baladamenti e il suo vice Vito Palazzolo.

Oggi Peppino Impastato è un simbolo di coraggio e di lotta alla mafia, un eroe contemporaneo a lungo dimenticato che ci ha insegnato che quando non parliamo, quando rimaniamo in silenzio e quando non denunciamo, in fondo, anche noi siamo la mafia.

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