Sheela, la criminale con la lista di "persone da uccidere" che oggi cura i malati

Minuta, straniera, avvolta da capi colorati, ma non fatevi ingannare dalle apparenze: dietro alla settantenne che oggi dirige una casa di cura per anziani si nasconde una storia incredibile, fatta di ambizioni, sogni, sesso libero, ma anche tentati omicidi, attentati e vendette.

Marcin T Jozefiak | www.mtjozefiak.com

Se la vedeste ora, avvolta nei suoi abiti colorati, con i capelli grigi da simpatica nonnina, mentre si aggira per il suo “tempio della demenza” e accudisce anziani malati, non immaginereste mai cosa si nasconde dietro a Sheela.  La settantenne che oggi nel villaggio di Maisprach, nel cantone di Basilea Campagna in Svizzera, gestisce la casa per disabili Matrusaden ha non solo una pagina wikipedia tutta sua, ma una che le affibbia il titolo di “tentato pluriomicida”.

Se state già pensando a un’anziana ex serial killer che, pagato il proprio debito con la giustizia, si sia ravveduta e abbia trovato conforto tra le montagne svizzere, pecchereste di poca originalità, perché le vicende che hanno portato Sheela dapprima dall’India agli Stati Uniti e poi a fuggire da quest’ultimi è molto, ma molto più avventurosa.

Non si può raccontare di Ma Anand Sheela senza nominare lui, l’uomo all’origine della sua fortuna, ma anche il fautore delle sue disgrazie: Osho. Sì, proprio lui. Il barbuto “santone” indiano, autore di quegli innumerevoli titoli che in libreria trovate sotto la categoria “new age” o che sui social vedete come fonte di improbabili sagge citazioni. È Osho il deus ex machina che muove questa storia, solo che all’epoca si faceva chiamare Bhagwan e aveva una segretaria che, per lui, riuscì a mettere in piedi un’impresa colossale, una comunità di fedeli che, ritrovatasi in un ranch dell’Oregon, riuscì a far tremare non solo i paesi vicini, ma gli interi Stati Uniti. Quella segretaria era Sheela.

L’incredibile vicenda di Rajneeshpuram, la comunità di 7000 fedeli nata dal nulla in un ranch dell’Oregon negli anni ’80, è raccontata nella docu-serie di Netflix Wild Wild Country. La serie si avvale della testimonianza degli attori diretti di questa strana storia,(tranne lo stesso Osho, morto nel 1990) tra cui Sheela che, nel suo “rifugio” alpino, porta la propria versione dei fatti, fatta di molto ambizione, un’utopia da realizzare, l’odio dei locali da fronteggiare e l’ammirazione per un uomo che, nonostante tutto, non è mai svanita.

Il mio personaggio è stato assassinato da Bhagwan e dalla sua gente.

Ha raccontato Sheela ad Anand Chandrasekhar durante un’intervista per Swissinfo. E non è difficile capire il perché di tale affermazione, dato che fu Bhagwan a rompere il voto del silenzio per accusare l’ex segretaria di atti di terrorismo quando Sheela abbandonò il ranch. Eppure, come racconta la giornalista, nella camera da letto della donna campeggia una grande foto in cui lei versa dello champagne al proprio maestro. Sintomo di un’adorazione difficile da sradicare.

Come tutto il resto. L’esperienza di Rajneeshpuram è di certo una di quelle che lasciano il segno nella vita di chi ne fece parte, soprattutto per chi quella comunità la dovette dirigere. Con Bhagwan ritirato dietro le quinte e protetto dal voto del silenzio, fu Sheela (l’unica portavoce) a tenere insieme 7000 fedeli, uniti nel culto di un uomo che predicava la libertà, la meditazione, il sesso libero e uno stile di vita che spaventò moltissimo i vicini contadini, abitanti della campagna statunitense. Il compito di Sheela fu dunque quello di difendere la comunità e quale modo migliore, se non l’attacco?

Photo courtesy Meditation Handbook

Una cosa da capire subito quando si parla di Sheela è di non farsi ingannare dalle apparenze. Questa donna, minuta e straniera, non mostrò mai, né mostra ora il benché minimo segno di fragilità. All’epoca delle discordie che portarono la comunità a scontrarsi con lo stato dell’Oregon, Sheela era solita partecipare a talk show televisivi, durante i quali sfidava tutti con la propria sfacciataggine e, possiamo dirlo, arroganza, mentre assumeva sulle proprie spalle il contraddittorio onere di custodire intatta l’utopia di una comunità incentrata su pace e libertà, guidata da un uomo che collezionava Rolls Royce, mentre acquistavano armi “per legittima difesa”.

E non è un caso che ancora oggi, parlando della propria originale casa di cura affermi:

“Penso che l’esperienza di Rajneeshpuram sia stata utile. Quando si gestisce un posto enorme come quello, questa casa sembra uno scherzo”.

E quell’esperienza ha di sicuro lasciato un’impronta indelebile anche nella gestione del suo Matrusaden, dove vengono accolti pazienti rifiutati da altre strutture, dove non esiste luogo in cui i malati non possano andare, anche la stessa camera da letto di Sheela, dove si cerca di esorcizzare la paura della morte:

“Molte persone con disabilità mentali hanno un’enorme ansia di morire. Dovrebbero entrare in contatto con essa per vedere che non è nulla di cui avere paura”.

Sheela è approdata a questa nuova vita dopo i 39 mesi di carcere, scontati negli Stati Uniti dopo la sua vana fuga.

“Il carcere era la mia qualifica più alta e non considero quel tempo sprecato. Lì ho imparato ad avere pazienza. Ho anche imparato il valore del tempo e ad accettare meglio la mia realtà. Queste sono le qualità che uso nel mio lavoro.”

Scontata la pena, e dopo un breve periodo passato in Portogallo, Sheela decide dunque di trasferirsi in Svizzera, dove dapprima trova lavoro come badante, poi affitta una casa e accoglie sei anziani disabili, che si fanno sempre più numerosi, finché non fonda la sua casa di cura, con tanto di autorizzazione ufficiale ottenuta nel 2008.

Ma come conciliare la donna che fece tremare l’Oregon, accusata di aver avvelenato un intero paese con la salmonella e in possesso di una lista di “persone da uccidere” con quella di oggi, l’amorevole custode del “tempio della demenza”?

Sheela non ha mai nascosto il suo passato, la sua identità è stata scoperta da un giornalista qualche anno fa, ma lei ha sempre risposto con sincerità, come chi non ha nulla da nascondere. Ed è forse qui che si può trovare una chiave di lettura per questo “personaggio” così particolare. Non esistono due Sheela, la settantenne di oggi ha di sicuro più saggezza e più più lungimiranza di quella giovane, così sfrontata, ma entrambe lottano ancora per tradurre in realtà ciò in cui credono e sono disposte a tutto, letteralmente a tutto, pur di ottenerlo. Dunque, non ci resta che tirare un sospiro di sollievo che il suo credo attuale sia “solo” quello di aiutare anziani e malati.

“Dopo aver lasciato Bhagwan, tutto quello che faccio è il mio bambino. Sono orgogliosa di dire che quell’esperienza è utile, ma questo è il lavoro della mia vita. Rajneeshpuram è stato il lavoro della vita di Bhagwan. Questo è puramente mio, insieme al mio team. Sono contenta di entrambe le mie eredità: con e senza Bhagwan”.

Sfogliare la gallery per saperne di più sull’incredibile storia di Rajneeshpuram:

Sheela, la criminale con la lista di "persone da uccidere" che oggi cura i malati
Photo courtesy Sannyasin Wiki
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