L’elezione a vicepresidente dell’Assocalciatori di Sara Gama, capitana della Juventus e della Nazionale azzurra, è una notizia che fa ancora notizia, verrebbe da dire, perché purtroppo viviamo tuttora uno stato di disparità evidente, dal punto di vista lavorativo, fra uomini e donne, a ogni livello e in ogni categoria.

Fra pay gap, glass ceiling e congedi parentali non sempre equamente distribuiti le donne sono spesso penalizzate nelle loro professioni, hanno difficile accesso a posizioni di prestigio e fanno carriera con difficoltà maggiori rispetto a quelle che incontrano i colleghi uomini. Non lo diciamo noi, ma i dati.

In questo non fa eccezione neppure lo sport; basti pensare che persino le atlete della Nazionale femminile di calcio che tanti italiani ha fatto sognare ai Mondiali di Francia del 2019 stanno ancora lottando affinché sia riconosciuto loro lo status di professioniste a tutti gli effetti.

Nel rinnovo dell’organigramma dell’AIC il nome di Gama finisce quindi subito dietro quello del neopresidente eletto, Umberto Calcagno, che succede a Damiano Tommasi. Si tratta della prima donna eletta in un ruolo di tanto prestigio nell’Associazione, e per questo dobbiamo, ancora una volta, parlare di “rivoluzione”, e incassare i tweet positivi che hanno accolto la notizia, come quello del Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora.

Sostenibilità, solidarietà, trasparenza e programmazione, queste le parole chiave del programma di Sara Gama che hanno convinto i calciatori a eleggere la capitana bianconera come vicepresidente della loro Associazione di rappresentanza. Come tutti i grandi cambiamenti, è importante parlare dei piccoli passi che contribuiscono a costruirli; è importante festeggiare l’elezione di Sara ma sarebbe sbagliato, ovviamente, considerarla il punto d’arrivo, il livello massimo auspicabile per le donne in un settore che, storicamente, è sempre stato loro inviso.

Il vero obiettivo è far sì che questo genere di notizie, semplicemente, smetta di far notizia, perché significherebbe aver raggiunto la normalizzazione definitiva di qualcosa che, di fatto, già lo è. Semplicemente, dovremmo quindi smettere di considerare la figura della calciatrice con un’accezione di eccezionalità.

Per farlo, è importante riconoscere quindi gli stessi diritti e doveri dei colleghi uomini, sancendo il passaggio al professionismo che, grazie al fondo triennale a sostegno delle federazioni sportive istituito in un emendamento dal senatore Tommaso Nannicini ad agosto, dovrebbe concretizzarsi entro il 2022; ma anche liberarci di quegli stupidi stereotipi sessisti per cui, se una donna gioca a calcio, deve essere per forza mascolina o lesbica.

Sara Gama. La mia vita dietro un pallone. Dai Topolini di Trieste al Mondiale, storia di una campionessa del calcio

Sara Gama. La mia vita dietro un pallone. Dai Topolini di Trieste al Mondiale, storia di una campionessa del calcio

La capitana della Juventus e della Nazionale italiana si racconta, dai primi calci al pallone fino al Mondiale di Francia 2018.
10 € su Amazon
13 € risparmi 3 €

In questo modo, Sara Gama potrebbe essere stata la prima a ricoprire il ruolo di vicepresidente, ma non certamente l’ultima; fino al giorno in cui l’elezione di una donna all’Assocalciatori smetterà definitivamente di essere considerata “notizia”.

Sfogliate la gallery per ripercorrere la carriera di Sara Gama.

Perché l'elezione di Sara Gama all'AIC non dovrebbe fare notizia (e invece la fa)
Fonte: instagram @saragama_ita
Foto 1 di 7
Ingrandisci