Fin dalla notte dei tempi l’uomo è sempre stato affascinato dall’esoterico, dal mistero, e da tutto ciò che non è in grado di spiegare. Ancora oggi gli studiosi si trovano a indagare su alcuni degli arcani più affascinanti lasciatici in eredità dalle popolazioni del passato, e, benché le teorie a proposito abbondino e siano sempre diverse, naturalmente risalire alla verità è quasi sempre impossibile.

In parte, però, la bellezza di questi enigmi sta proprio nell’impossibilità di conoscerne le origini e i motivi che hanno spinto i nostri predecessori a crearli, cosa che contribuisce indubbiamente ad aumentarne fama e attrattiva.

Dai rudimentali graffiti dell’uomo primitivo fino a dolmen e menhir, chi ci ha preceduto sul pianeta ha saputo lasciare tracce di sé che non solo hanno saputo resistere, anche a distanza di secoli, ma che continuano ad attirare la nostra attenzione e curiosità anche dopo tanto tempo.

E fra i misteri più affascinanti, e a dir la verità mai davvero risolti, dell’uomo, rientrano anche le linee di Nazca, in Perù: tracciate presumibilmente dal popolo omonimo nel deserto, in un’area di circa 500 kmq, risalgono con tutta probabilità al periodo compreso tra il 200 a.C. e il 600 d.C., e rappresentano tutt’oggi uno dei misteri davvero inspiegabili dell’antichità.

Se è chiaro, infatti, ciò che rappresentano, altrettanto non si può dire del motivo per cui siano state tracciate. Si contano, in tutto, circa 13 mila linee, cui si aggiungono più di cento spirali, trapezi, triangoli e altre figure geometriche, e quasi 800 disegni di animali di dimensioni colossali: tra le figure più grandi – arrivano fino a oltre 200 metri di estensione – si distinguono chiaramente una lucertola, un colibrì, un condor, un ragno e una scimmia.

Tracciate rimuovendo le pietre dal terreno, per far risaltare il suolo più chiaro, com’è possibile che siano giunte intatte fino a noi? Tutto dipende dal clima, arido e poco piovoso, che caratterizza la regione, il quale ha permesso di conservarle perfettamente malgrado siano profonde appena pochi centimetri.

Scoperte nel 1939, i disegni sono visibili solo da un’altitudine di circa 400 metri, per questo motivo sono rimaste a lungo “nascoste”, poiché indistinguibili a distanza ravvicinata e dal terreno.

Paul Kosok, della Long Island University, fu il primo a riconoscere la forma di un uccello nelle linee, che dapprima erano state scambiate come rete di irrigazione. Da quel momento, lo studioso iniziò a catalogarle e, oggi, sono parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, che ha proibito l’accesso alla zona proprio al fine di poterle preservare.

Ma ci fu soprattutto una donna che dedicò la sua vita alle misteriose linee: Maria Reiche, che, diventata assistente proprio di Kosok, con lui iniziò a mappare e a valutare le linee in relazione agli eventi astronomici.

Anni dopo, da sola, trovò invece delle linee convergenti al solstizio d’estate, sviluppando la teoria che le linee formassero un grande calendario celeste. E fu proprio lei, intorno al 1946, a indidurare nelle linee 18 diversi tipi di animali e uccelli. Lavorando nella sua casa di Nazca, pubblicò le sue teorie nel libro The Mystery on the Desert (Il mistero nel deserto), del 1949. Reiche era convinta che le linee avessero delle correlazioni con l’astronomia: ad esempio, riteneva che il disegno di una scimmia gigante rappresentasse la costellazione ora chiamata Orsa Maggiore.

Maria si guadagnò tanti soprannomi nella sua vita, ma ciò che fece per Nazca fu qualcosa di unico e meraviglioso per tutta l’umanità.

Chi era Maria Reiche, la “spazzina del deserto”

Nata a Dresda il 15 maggio 1903 da un padre, presidente della Corte Suprema, morto da ufficiale nella Prima Guerra Mondiale, e una madre formatasi a Oxford, Maria Reiche grazie all’agiatezza della famiglia può studiare all’Università Tecnica di Dresda e poi ad Amburgo, dove si specializza in matematica e astronomia, geografia e lingue.

Dopo la laurea la scelta più ovvia per Maria sembra essere intraprendere la carriera accademia, ma le cose non vanno proprio così: è un periodo storico particolare, il nazionalsocialismo sta prendendo piede, e lei decide di cambiare del tutto strada. Risponde all’annuncio pubblicato su un quotidiano di Amburgo in cui si dice che il console tedesco a Cuzco stia cercando un’istitutrice, e nel 1931 parte per il Perù.

Lì, a Cuzco, Maria si feram quasi tre anni, girando il Paese in lungo e in largo, e appassionandosi particolarmente all’orologio solare El Intiwatana, a Machu Picchu; subito dopo la fine del contratto come istitutrice trova un’impiego da traduttrice per il Museo di Archeologia e l’Università di San Marcos, e si trasferisce a Lima, dove conosce Julio Tello, padre dell’archeologia peruviana, e il suo allievo Toribio Mejía Xessped, che a sua volta le presenta Paul Kosok. Lo incontra per la prima volta nel piccolo caffè gestito da un’altra expat, l’americana Amy Meredith che diventa poi la sua compagna.

La passione per le linee di Nazca nasce proprio dal lavoro con Kosok, e nel tempo Maria pulisce più di 1000 linee; si guadagna soprannomi, non sempre dalle connotazioni positive, come la pazza con la scopa, strega, spia, spazzina del deserto e infine Signora delle Linee.

Dopo le sue straordinarie scoperte ha usato i profitti di The Mystery on the Desert affinché il deserto di Nazca venisse conservato e protetto dalla sicurezza privata; nel 1977, è diventata un membro fondatore di South American Explorers, un’organizzazione di viaggi, scientifica ed educativa senza scopo di lucro, ed è stata nel comitato consultivo dell’organizzazione.

Nel 1993 ha ricevuto la massima onorificenza (la Gran Croce) dell’Ordine del Sole e, nel 1994 è infine diventata cittadina peruviana. Il riconoscimento del suo lavoro, invece, arrivò un anno più tardi, con la proclamazione da parte dell’UNESCO delle linee di Nazca come patrimonio dell’umanità.

Le linee di Nazca la occuparono per gran parte della sua vita, ed è grazie al suo impegno che oggi possiamo pensare di saperne di più su questi misteriosi e affascinanti disegni.

Ma come dicevamo, dopo la scoperta dei disegni e la distinzione dei vari animali sono state formulate anche le teorie più disparate; le più famose le abbiamo raccolte e raccontate in gallery, anche se una cosa è certa: per quanto affascinanti e coinvolgenti, non potremo mai sapere se tutte queste teorie, formulate nel tempo, corrispondano a verità. Quella è una cosa che solo il popolo Nazca potrebbe rivelarci.

Maria Reiche, la "pazza con la scopa" che dedicò la vita alle linee di Nazca
Fonte: web
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