
"Sto provando a tornare normale" Britney Spears risponde al #FreeBritney
Britney Spears guadagna la sua prima vittoria nella battaglia contro il padre James: niente tutela esclusiva della figlia per lui.

Britney Spears guadagna la sua prima vittoria nella battaglia contro il padre James: niente tutela esclusiva della figlia per lui.
Britney Spears ha avuto la sua prima, piccola vittoria: la giudice Brenda J. Perry ha negato a James Spears, padre della cantante, la richiesta di mantenere l’esclusività dei suoi diritti sulla tutela della cantante.
Come sappiamo, la popstar da ormai 13 anni vive sotto conservatorship, una particolare forma di tutela giuridica in vigore negli USA che, generalmente, si applica agli individui ritenuti incapaci di intendere e di volere; nel suo caso, è appunto il “padre padrone” James che, dal mental breakdown del 2008, ne detiene la custodia e, secondo molti, manipolerebbe in tutto e per tutto la popstar. La Spears ha perso la causa intentata contro il genitore il 12 novembre 2020, dato che un tribunale di Los Angeles ha rifiutato di esaminare il caso presentato dalla trentottenne, icona del pop di inizio anni 2000; tuttavia, l’11 febbraio la giudice ha deciso di mantenere Bessemer Trust come fiduciario aziendale, rigettando quindi la richiesta di Spears padre di mantenere il diritto esclusivo.
Il prossimo round si disputerà il 17 marzo, ma appare ormai chiaro che l’ingerenza del padre, nella vita della figlia, sia malvista sotto ogni punto di vista. Il compagno di Britney, Sam Asghari, ne ha parlato in questi termini:
È importante sapere che non nutro alcun rispetto per chiunque cerchi di controllare, costantemente, la nostra relazione, buttando ostacoli sulla nostra strada. Per quel che mi riguarda, Jamie è un coglione. Non entrerò nei dettagli, perché ho a cuore la nostra privacy, ma allo stesso tempo non sono venuto in questo Paese perché mi sia vietato esprimere la mia opinione e la mia libertà.
Meno perentoria e più sibillina la cantante in questo tweet, che segna la sua uscita dal silenzio.
Can’t believe this performance of Toxic is from 3 years ago !!! I’ll always love being on stage .... but I am taking the time to learn and be a normal person ..... I love simply enjoying the basics of every day life !!!! @NYRE pic.twitter.com/Kthh9fIWtJ
— Britney Spears (@britneyspears) February 9, 2021
Non posso credere che questa performance di Toxic risalga a tre anni fa. Ho sempre amato stare sul palco, ma ho voluto prendermi del tempo per imparare a essere una persona normale. Adoro godermi le piccole cose del quotidiano.
Quello che ci si chiede, in effetti, è come, nonostante siano passati 13 anni, Britney non abbia fatto progressi e ciò potrebbe far sorgere il dubbio che qualcuno non vuole che questo accada.
Nel frattempo, negli USA è uscito il documentario Framing Britney Spears, voluto dal New York Times, in cui si ripercorrono la carriera e la vita della ex stelina del pop, fino al tracollo, affrontando ovviamente anche la questione della tutela paterna. Il documentario, arrivato il 5 febbraio su FX e su Hulu, parla ovviamente anche del movimento #FreeBritney, nato proprio per liberare la cantante dalla conservatorship e sostenuto anche da molte colleghe di Britney.
Britney Spears non è certo la prima star ad attraversare delle difficoltà visto il grandissimo successo conquistato, basti pensare a storie come quella di Lene Marlin, inghiottita per anni dalla depressione, o del dj Avicii, suicidatosi proprio per quel disagio interiore che non riusciva a placare, ne sono la prova.
Ma la reginetta del pop dei primi 2000, capace di vendere qualcosa come 100 milioni di dischi in tutto il mondo e designata da molti come erede di Madonna, è diventata nel giro di qualche anno una giovane donna fragile dichiarata “incapace di intendere e di volere” e sottoposta, da ormai tredici anni, alla tutela legale del padre Jamie e dell’avvocato da lui scelto, Andrew Wallet, che poi si è dimesso nel marzo del 2020.
Tutto è accaduto nel 2007, quando Britney, dopo l’uscita del quinto album in studio, Circus, e il divorzio improvviso dal marito (e padre dei due figli) Kevin Federline, ha avuto un crollo nervoso che ha reso necessario un rehab. Da quel momento, però, il padre e l’avvocato si sono appellati ai giudici per ottenere la conservatorship, ottenuta nel 2008: da quel momento, Jamie Spears è entrato in possesso praticamente di tutte le risorse finanziare della figlia, e deciderebbe per lei qualunque cosa. Con un guadagno, davvero niente male, di 130 mila dollari annuali.
Per i fan di Brit il padre non agirebbe per il bene della figlia, ma la manipolerebbe a proprio piacimento, impedendole di fare molte cose e tenendola in uno stato di segregazione forzata. Come ha spiegato l’influencer Tommaso Zorzi alla trasmissione radiofonica di Radio Deejay Say Waaad?!, la popstar, il cui ultimo album, Glory, è datato 2016, non potrebbe uscire di casa, sposarsi, avere dei figli, usare i social media senza che i contenuti, e soprattutto i commenti, siano preventivamente stati supervisionati dall’uomo.
Nel frattempo, Britney si è vista ridurre anche la custodia dei figli, Sean Preston e Jayden James, passata dal 50 al 30% perché, secondo alcuni rumors, proprio suo padre avrebbe percosso il primogenito, nel 2019.
Una vera e propria prigione da cui i numerosi ammiratori di Britney stanno cercando di liberarla, attraverso l’hashtag, diffuso su Twitter e Instagram, #FreeBritney.
L’hashtag è stato lanciato nel 2017 da Tess Barker e Barbara Gray, che nel novembre di quell’anno hanno diffuso il loro podcast “Britney Gram“, dedicato proprio al profilo Instagram della popstar, i cui post sembrano talvolta piuttosto strani. Inoltre, le due hanno notato come Britney sparisse spesso dai suoi social, l’ultima volta nel gennaio 2020, dopo la cancellazione del residency di Las Vegas che avrebbe dovuto tenerla impegnata per tre anni.
Baker e Gray si sono insospettite di nuovo dopo l’abbandono di Wallett, che qualche tempo prima aveva chiesto e ottenuto un aumento sul suo stipendio annuale da 426.000 dollari l’anno, e la nuova ricomparsa della popstar su Instagram, con un post che, però, non è sembrato farina del suo sacco.
Sempre più persone, anche nel mondo dello spettacolo, hanno iniziato a sostenere l’hashtag #FreeBritney, per liberarla da quella che sembra una vera galera mentale. Un declino tremendo e inimmaginabile per una stella che ha cambiato il panorama musicale internazionale.
Sfogliate la gallery per scoprire chi sono le celebrity che hanno appoggiato l’hashtag #FreeBritney.
Articolo originale pubblicato il 17 Luglio 2020
La cantante ha gridato “Free Britney” durante un concerto a Memphis.
Anche l’attrice ha parlato di Britney, in un post Instagram dedicato a una quasi omonima, l’attrice Brittany Murphy, scomparsa a soli 33 anni nel 2009.
Brittany Murphy era una bella, incredibile, forza della natura – si legge nel post – Hollywood non la trattava con il rispetto che meritava, facendola sentire meno che per il fatto di non essere una bellezza “tipica”. E ho visto cosa le ha fatto – l’ha divorata. Hollywood uccide, a volte lentamente, a volte velocemente, ma uccide. La sua anima, la sua mente, la sua autostima, lla pressione della perfezione… è infinita e ha sconvolto la sua mente. Mi dispiace tanto che tu non ce l’abbia fatta, Brittany. Il tuo talento meritava di meglio, la tua anima meritava di meglio.
C’è anche un’altra Britney nella mia mente oggi, una che è viva, una che può essere salvata dalle sanguisughe che la stanno controllando e manipolando. Liberate Britney e tutti coloro che si fanno male scontrandosi con gli standar hollywoodiani e le ‘regole’ tossiche.
Anche l’imprenditrice digitale si è schierata in alcune storie passate pubblicate su Instagram in favore della popstar.
La star di Jersey Shore indossa una t-shirt dedicata a Brit e ricorda l’hashtag.
Britney entra in una clinica di riabilitazione ad Antigua il 16 febbraio 2007, trascorrendovi meno di 24 ore, per poi farsi ricoverare spontaneamente in un’altra struttura, la Promises.
Ho davvero toccato il fondo – si lesse all’epoca sul suo sito – Ora non penso che il mio problema fosse alcol o depressione. […] ero come una bambina affetta da ADHD che corre in giro.
Nell’ottobre 2007 la Spears perse anche la custodia dei figli; il 3 gennaio 2008 Britney si rinchiuse nel bagno di casa sua con loro, rifiutandosi di consegnarli ai rappresentanti legali dell’ex marito, prima di essere trasportata in ambulanza al Cedars-Sinai Medical Center, dove fu ricoverata.
Alla fine dello stesso mese fu trasferita nel reparto psichiatrico del Ronald Reagan UCLA Medical Center con codice 5150 – Trattamento sanitario obbligatorio (TSO). Fu in quel momento che suo padre e l’avvocato Andrew Wallet divennero i suoi tutori.
Dopo la fuga dalla clinica ad Antigua Britney si recò da un parrucchiere di Los Angeles, chiedendo che le fossero rasati i capelli. Al rifiuto della parrucchiera, Britney lo fece da sola, in un’immagine ormai diventata storica, che fece il giro del mondo.
Nel 2004 Britney annuncia il fidanzamento con il ballerino Kevin Federline, che sposa nel settembre di quell’anno; nel 2005 e nel 2006 nascono i figli, Sean Preston e Jayden James, ma nello stesso 2006, il 7 novembre, la Spears chiede il divorzio d’improvviso, per “differenze inconciliabili”.
Britney ha venduto 100 milioni di dischi in tutto il mondo, ed è l’ottava artista femminile ad aver venduto di più dischi negli Stati Uniti.
Il debutto sulla scena musicale avvenne nel 1999, con il singolo Baby one more time, e il videoclip in cui la diciassettenne Britney interpretava una moderna Lolita. Ma il vero esordio della popstar è datato a quando aveva solo 4 anni al The Mickey Mouse Club, dove “conobbe” Justin Timberlake, con cui avrebbe più tardi avuto una lunga relazione.
Una curiosità: fra le cose che sarebbero state imposte a Britney per avere successo ci sarebbe anche quella di cantare con la tonalità di voce con cui tutti la conosciamo, quasi in falsetto, ma che non sarebbe la sua vera voce, più somigliante a quella di Christina Aguilera.
Rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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