“Una delle cose che ho capito fin dall’inizio è stata che l’arte è un simbolo di disuguaglianza sistemica”. Con queste frase, pronunciata durante un’intervista di qualche anno fa a Interview con Gloria Steinem, Judy Chicago sintetizzò la sua esperienza di artista e femminista, dagli anni Sessanta fino a oggi.

L’assenza di artiste donne nei nostri musei o l’emarginazione delle donne nel curriculum universitario rispecchia l’esperienza quotidiana delle donne.

Tra tutte le opere di Judy Chicago, ce n’è una in particolare che incarna il suo desiderio di dare visibilità a quelle donne che non l’hanno avuta. Creata tra il 1974 e il 1979 e continuamente aggiornata, l’installazione artistica chiamata The Dinner Party è stata realizzata grazie al lavoro di molti volontari ed è esposta in modo permanente nel Brooklyn Museum di New York.

L’opera è composta da un grande tavolo da pranzo triangolare, con tre lati lunghi circa 15 metri ciascuno. Su ogni lato ci sono tredici coperti, con piatti in ceramica modellati a forma di vulva, ognuno dei quali rappresenta una donna del mito o della storia. Nel primo ci sono le donne dalla Preistoria all’Antica Roma, come Hatsheput, la dea Kali e le divinità greche e romane.

Nel secondo, che attraversa tutta la cristianità e non solo, troviamo Santa Marcella, Isabella d’Este e Artemisia Gentileschi. Non è un caso la presenza della pittrice di scuola caravaggesca, a lungo ignorata dalla storia dell’arte solo perché donna in un mondo tutto al maschile.

Del terzo e ultimo lato, che arriva fino ai nostri giorni, fanno parte tantissime donne più vicine a noi, come Caroline Herschel, Mary Wollstonecraft, Sojourner Truth e Georgia O’Keeffe, anche lei artista come Judy Chicago.

Secondo Judy Chicago, l’installazione racconta la fatica sisifea e la solitudine che lei stessa ha vissuto sulla pelle. Fin dall’inizio della sua carriera, ha sempre percepito un vuoto intorno, che ha cercato di riempire con l’arte.

Mi sono sentita davvero isolata […] ma le storie delle donne in The Dinner Party mi hanno sostenuto. Sono storie di coraggio. Sto parlando di figure come Elizabeth Blackwell, che è stata ammessa alla facoltà di medicina solo per scherzo e poi ha sopportato due anni di totale isolamento. Nessuno le parlava. Le donne le sputavano addosso per strada. Voglio dire, che coraggio ci è voluto per resistere a tutto questo? Se ha potuto farcela lei, anche io posso.

Sfogliate la gallery per ripercorrere la carriera di Judy Chicago…

The Dinner Party, perché Judy Chicago ha imbandito una tavola di vulve
Fonte: Facebook / Judy Chicago
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