La televisione per molti di noi è un insostituibile compagnia che fa sentire meno soli in determinati momenti della giornata, soprattutto la sera, soprattutto con il brutto tempo, dopo un’impegnativa giornata di lavoro o di studio.

Le immagini che noi assorbiamo però non sempre ci insegnano qualcosa di positivo.

I media hanno grande influenza sulle nostre capacità decisionali.

La pubblicità cambia le persone: è un dato di fatto. Ma vediamo come, negli anni, la televisione ha cambiato la nostra vita, facendoci commettere quotidianamente degli errori impensabili.

5 – Usiamo il dentifricio

(foto:Web)
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Il dentifricio in realtà è superfluo.

Serve solo a lasciare un buon sapore in bocca, ma nessuna pubblicità te lo dirà mai. 

Secondo uno studio condotto dalla Dental Guide of Usa, infatti, i denti vengono già puliti adeguatamente dalla sola frizione delicata dello spazzolino.

Il dentifricio, di fatto sgrassa le mucose orali e aiuta ad uccidere pochi batteri annidati qui e la, contribuendo ad avere un alito fresco.

Potremmo farne a meno, ma ormai siamo ben abituati.

4 – Puzziamo

(foto:Web)
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L’abitudine di deodorarsi per camuffare l’odore ascellare è un’antichissima tradizione che risale al 1930.

Prima di quegli anni nessuno si interessava dell’odore delle proprie braccia, fino a quando Edna Murphy mise in commercio Odorono (dalla frase “Odor?! Oh no.”), ma il lancio del prodotto fu un flop. 

La storia cambia quando Edna incontra James Young, giovane pubblicitario affamato di successo.

L’idea di Young è tanto semplice quanto geniale:

demonizzare il sudore ascellare, in modo che ogni donna sulla faccia della terra si vergogni di quell’odore.

Inutile raccontare che il successo fu incredibile. 

3 – L’Herpes

(foto:Web)
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La televisione ha diffuso l’idea che l’herpes sia qualcosa di cui la gente deve preoccuparsi.

Nel 1975 la Burroughs Wellcome, nota industria farmaceutica, sviluppò un farmaco in grado di alleviare i sintomi dell’herpes.

Prima del 1975, nessuno aveva mai dato troppa importanza all’herpes, che era considerato alla stregue di un fastidioso brufolo.

 

L’herpes era così insignificante che neppure i più comuni testi di medicina erano soliti menzionarlo.

La Burroughs Wellcome decise di concentrare le proprie energie su una forte di sensibilizzazione all’uso del prodotto, diffondendo l’idea che contrarre l’herpes abbia gravi ripercussioni sulla propria vita sociale.

Pazzesco!

2 – Ci laviamo i capelli

(foto:Web)
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Uno dei prodotti più utilizzati nella tua vita è sicuramente lo shampoo, con le sue mille varianti: alla frutta, al gingseng, anticaduta, antiforfora e chi più ne ha più ne metta…

Peccato che tutte queste varianti sono piuttosto inutili.

“La psicologia del marketing induce nel consumatore un sovraccarico cognitivo: non esiste più “lo shampoo” ma un infinità varietà del medesimo prodotto. Peccato che la mente del consumatore abbia una capacità d’attenzione limitata: un comune essere umano è, infatti, in grado di tenere in considerazione non più di 7 prodotti contemporaneamente. Sfruttando questo “bug” della nostra mente la pubblicità ci induce a non ad applicare un processo di pensiero semplificato. La mente considera alcuni aspetti dell’offerta e ne cancella altri.”

1 – Facciamo incubi

(foto:Web)
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Le pubblicità possono causare incubi. Nel maggio 2006 la paziente di un noto studio psichiatrico di New York disegnò la faccia di un uomo apparsole più volte in sogno.

Qualche giorno dopo, tuttavia, un altro paziente riconobbe, in quello stesso disegno, il volto dell’uomo che da mesi compariva nei suoi sogni. Incuriosito dalla coincidenza, lo psichiatra caricò i disegni su un sito web, www.thisman.org.

Da allora sono circa 20,000 le segnalazioni di persone che affermano di aver sognato questo volto.

Andando ad osservare i dettagli di registrazione del dominio di www.thisman.org, si può agevolmente risalire al nome del proprietario del sito: Andrea Natella, italiano ed esperto di guerrilla marketing.

Ma cos’è successo? Nulla, a dire il vero: è solo un esperimento pubblicitario condotto dalla Kook – agenzia dello stesso Natella – per dimostrare come una trovata pubblicitaria ben strutturata, seppur palesemente inverosimile, possa influenzare profondamente il subconscio collettivo.

Non so voi ma io ho quasi paura.

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