
Amichettismo: Il Lato Oscuro della Politica, del Lavoro e dei Salotti Culturali
L'amichettismo non è un fenomeno cui si deve reagire supinamente: ecco come contrastarlo a vari livelli, nelle aziende, in politica e nella cultura.

L'amichettismo non è un fenomeno cui si deve reagire supinamente: ecco come contrastarlo a vari livelli, nelle aziende, in politica e nella cultura.
Un tempo si parlava di raccomandazione o di nepotismo. Ma in realtà l’amichettismo rappresenta qualcosa in più. La raccomandazione o la “corsia preferenziale” avrebbero potuto lasciare delle tracce, tracce che in tribunale avrebbero potuto diventare prove: una mazzetta, una telefonata o meglio ancora una chat compromettente, dei regali ingiustificabili. Il nepotismo si riferiva semplicemente alla pratica di inserire lavorativamente, politicamente o culturalmente un parente di una persona potente. L’amichettismo allarga e amplia questi concetti (insieme magari a “familismo”, che è più o meno sinonimo di nepotismo) a una cerchia di conoscenze che si vogliono piazzare in ruoli che non necessariamente competono loro.
Il discorso è un po’ complesso dal punto di vista delle professioni. Non parliamo di un o una capufficio che sceglie in un team il personale di cui si fida di più – che è anzi corretto e normale, perché è un processo che si basa sui successi pregressi di un lavoratore o una lavoratrice. Parliamo di una scelta a monte che rischia di demolire carriere di chi si è sempre impegnato per determinati traguardi, ma si vede scavalcare da qualcuno che non ha lo stesso curriculum, lo stesso talento o la stessa esperienza, solo perché conosce qualcuno nei piani alti. Perché, se il fenomeno diventa tanto diffuso, qualcuno dovrebbe candidarsi per un’occupazione? La cosa assurda è che a volte questo interrogativo qualche persona se lo pone perfino quando pensa se aderire o meno a un bando pubblico. Vi è capitato mai di sentire la frase: “Tanto già sanno chi assumere per quel posto”?
Nelle aziende private l’amichettismo rappresenta un doppio danno. Da un lato, un’azienda privata non ha paracaduti finanziari e ha bisogno di essere in continua crescita: se si pone in un ruolo di comando una persona inadeguata solo perché “conoscente/amico/parente di”, il rischio è che quell’azienda debba affrontare delle perdite. E molti potrebbero perdere il posto per l’incompetenza della persona sbagliata nel posto sbagliato. Dall’altro lato, che accade se l’“amichetto” è invece bravo? È probabile che non riuscirà mai completamente a liberarsi da quell’aura di miracolato, anche se è davvero la persona giusta nel posto giusto, solo per il modo in cui ha ottenuto il proprio ruolo. Una macchia indelebile per lui o lei.
Il termine “amichettismo” nasce proprio in politica e parte dalla politica. È stato infatti coniato nel 2023 da Fulvio Abbate, per indicare il fenomeno di cui vi abbiamo parlato. Ciononostante questo fenomeno esiste da molto tempo, dato che se ne parla in diverse opere pop cinematografiche, da Il vigile a Caterina va in città, anche se nello specifico si tratta di civismo o di cultura (di cui parleremo anche tra poco).
C’è un fatto però, che in un certo senso, in parte, l’amichettismo è talvolta una prassi in politica. Se da un lato ci sono delle norme che contrastano i legami diretti di parentela, altrettanto non si può dire quando la persona chiamata per un ruolo (ufficio stampa, portaborse, portavoce, eccetera, per esempio) non è parente ma amica o conoscente di un politico eletto. Potremmo dire anche che è una pratica scorretta, ma che dire invece del fatto che questa pratica, su altri livelli, è ammessa? Pensiamo alle liste bloccate per alcuni tipi di elezioni: è più facile che in cima alla lista ci siano persone vicine a un segretario di partito o è più comune che ci siano persone di esperienza nel civismo, che però non hanno mai fatto parte attiva della politica?
Nei salotti culturali il rischio è quello di sentire sempre le stesse voci: persone che hanno fatto una determinata carriera nelle associazioni, persone che millantano curriculum che non sono reali e così via. Un altro rischio inoltre non indifferente, soprattutto a livello locale, è perdere la memoria storica di quegli autori che non sono più tra noi, e magari sono ignorati per ragioni pregiudiziali in questi salotti. Non solo: questo tipo di sistema permette anche di far gridare al complotto autori alle prime armi o che sopravvalutano loro stessi, e che da quei salotti si ritrovano esclusi a ragion veduta. È questo il vero problema: in un mondo in cui il merito è difficile da riconoscere, come facciamo a distinguere una reale divulgazione dalla fuffa?
Riconoscere l’amichettismo è in un certo senso semplice: i legami del passato (o del presente) riescono a emergere facilmente, anche se li si tiene nascosti. Per cui può darsi che incontriate un “amichetto” e sappiate già a monte perché è stato assunto o perché sta facendo una carriera migliore della vostra. E c’è un solo modo per contrastare il sistema: continuare a fare del proprio meglio. Non ci sono solo le raccomandazioni, non ci sono solo i bandi truccati, anzi ci auguriamo che gran parte dei posti di lavoro e dei bandi siano trasparenti (no, non esiste una statistica in tal senso). Ma evitare di candidarsi, tirare via perché tanto tutto è inutile, essere disfattisti è sbagliato. Così si finisce solo per alimentare il fenomeno, non mettendolo neppure in discussione.
Per debellare il fenomeno, occorrerebbe che chi si trova in alto nelle gerarchie delle aziende, si ribelli. E questa ribellione può avvenire solo se verranno posti dei paletti sul merito: nessuno dovrebbe essere impiegato in un ruolo che non gli o le compete, ma assunzioni e promozioni dovrebbero essere inclusive e non tenere conto di nulla se non curriculum, esperienza, talento, impegno. Gioverà a tutti: alle aziende, ai lavoratori e alle lavoratrici che non hanno conoscenze “importanti” e soprattutto agli “amichetti”, che magari possiedono le competenze necessarie, ma non saranno più guardati con sospetto, com’è giusto che sia.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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