Una delle necessità che riguarda la nostra società oggi è che le strade siano sicure, che siano a misura di essere umano (e di animale domestico). Secondo i dati Istat diffusi nel 2022 e relativi all’anno precedente, oltre il 73% degli incidenti stradali avviene su strade urbane, ma si tratta comunque di una tendenza che caratterizza anche gli anni precedenti. E “tra i comportamenti errati alla guida i più frequenti si confermano la distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata”.

Già, la velocità: per tutelare i cosiddetti utenti deboli della strada, esistono nelle città le zone 30, spesso in corrispondenza di scuole o luoghi di cura. Ma le zone 30 a volte non bastano, e quindi gli agglomerati urbani stanno diventando sempre più città 30.

Cosa significa “città 30”?

Città 30
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Se nelle zone 30 viene fatto obbligo di procedere in auto o moto a una velocità massima di 30 chilometri all’ora, nelle città 30 l’obbligo è esteso a tutta l’area urbana. Si tratta solo di un piccolo abbassamento del limite di velocità – precedentemente era 50 chilometri all’ora – che consente di andare più lentamente senza perdere troppo tempo e soprattutto senza incorrere in sinistri che possono rappresentare un pericolo per persone e animali in primis, ma anche per il patrimonio (dato che le autovetture quasi mai restano indenni da un incidente).

L’obbligo viene segnalato sempre con un’opportuna segnaletica orizzontale e verticale. Ma i veri cambiamenti sono altri. Come riporta il sito del Comune di Bologna, diventato città 30 a giugno 2023, questo cambiamento porta a ripensare gli spazi urbani, ritagliando un ulteriore spazio, ad esempio, per le piste ciclabili o pedonali, oppure realizzare le cosiddette aree di sosta “kiss & ride”, in cui chi guida si separa in tutta calma dalla persona che sta accompagnando in un determinato luogo, come per esempio i genitori che accompagnano i propri figli a scuola.

Naturalmente questo tipo di assetto urbano richiede anche molta vigilanza. Se la cronaca ci ha insegnato qualcosa è che anche il precedente limite di 50 chilometri orari viene talvolta disatteso: c’è sempre qualche persona che scambia il quartiere o il paese per una pista di Formula 1.

Alla soluzione di questo problema si può arrivare, sul lungo termine, con la sensibilizzazione, ma su alcuni e alcune anche le multe possono funzionare. Certo, la sanzione non è mai una soluzione a lungo termine e in ogni caso non è da preferire: la sicurezza stradale è un concetto cui si arriva con l’empatia e la comprensione per le conseguenze delle proprie azioni. Per questo nel titolo parliamo di aspiranti città 30, perché sono tali sulla carta, ma c’è sempre qualcuno che non rispetta il limite.

I benefici e i vantaggi delle città 30

Sempre il Comune di Bologna, per sensibilizzare i propri cittadini, enumera i vantaggi e i benefici delle città 30, che sono:

  • una sicurezza stradale su più ampia scala;
  • più spostamenti a piedi o in bicicletta;
  • più aria pulita con meno emissioni inquinanti legate al traffico veicolare;
  • meno inquinamento acustico;
  • più spazio per le autonomie di bambini, anziani e disabili;
  • maggiori rapporti sociali ed economici (perché si incentiva il piccolo commercio vicino casa o posto di lavoro);
  • risparmio di tempo, perché si evitano gli ingorghi stradali.

Esempi di città 30 in Italia e in Europa

Città 30
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Come detto, in Italia Bologna è una città 30: è in buona compagnia, insieme a Caserta, Vicenza, Arezzo e Treviso. In Europa ce ne sono diverse, alcune molto grandi, come Londra, Parigi, Berlino e Amburgo, altre più piccole, come Graz e Grenoble.

Il sito della Fiab riporta l’esperienza di Chambery, in Francia, comune con poco meno di 60mila abitanti. Chambery è stata molto lungimirante, perché è stata la prima a diventare città 30: fin dal 1979 furono infatti qui istituite le primissime zone 30, che piano piano si sono allargate all’intero tessuto urbano.

Con una ricaduta sorprendente in termini di sicurezza stradale e i dati parlano chiaro: nel 2006 si sono verificati solo 32 incidenti stradali in città, mentre nel 1979 erano stati 453. Un bel progresso, vero?

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