Le nostre azioni di tutti i giorni hanno un impatto importante sull’ambiente, e il settore dei trasporti è senza dubbio uno di quelli più importanti, sotto questo punto di vista, e a cui occorre prestare attenzione.

È ormai assodato che sia assolutamente necessario ridurre le emissioni inquinanti e il rumore, tanto che la Commissione europea ha fissato l’obiettivo di ridurre del 60% rispetto al 1990 i livelli di CO2 entro il 2050 nel comparto dei trasporti.

Per questo, è di estrema importanza orientare le scelte di mobilità verso la sostenibilità ambientale, cosa che in parte si sta già facendo, grazie a nuove forme di mobilità sostenibile e a progetti greeen che puntano proprio al risparmio energetico, alla riduzione dell’inquinamento e, quindi, alla salvaguardia dell’ambiente.

Cosa significa mobilità sostenibile?

Nel nostro Paese il trasporto stradale contribuisce alle emissioni totali di gas serra per i 23% (il 60% del quale è attribuibile alle auto), alle emissioni di ossidi di azoto per circa il 50% e alle emissioni di particolato per circa il 13%, secondo i dati Ispra 2017: per questo parlare di mobilità sostenibile è tanto importante.

La mobilità sostenibile si definisce come l’insieme di progetti che hanno come obiettivo quello di migliorare l’ambiente e, di conseguenza, la qualità della vita delle persone; questo è possibile grazie agli strumenti oggi a disposizione, come tecnologica, innovazione, senza dimenticare ovviamente il comportamento delle persone.

Forme di mobilità sostenibile

Tra le forme di mobilità sostenibile figurano senza dubbio:

  • il trasporto pubblico: essendo una forma di trasporto organizzata e di massa hanno un minor impatto ambientale rispetto ai mezzi di trasporto privati;
  • le corsie preferenziali: sono strade a scorrimento veloce usate esclusivamente dai mezzi di trasporto pubblico o dai mezzi di emergenza, che evitano la congestione del traffico;
  • le piste ciclabili: la loro presenza incentiva le persone a usare la bici per i piccoli spostamenti urbani invece dell’automobile o dello scooter;
  • road pricing: si tratta del pagamento di un ticket per accedere alle aree urbane, generalmente usato per limitare l’accesso nelle aree urbane a tutti i mezzi privati, riducendo a congestione del traffico e lo smog. Incentiva anche all’uso dei mezzi pubblici;
  • parcheggi a pagamento: richiedendo il pagamento di un pedaggio per parcheggiare l’auto, disincentiva le persone a usare mezzi privati, prediligendo quelli pubblici. Ha però problematicità legate soprattutto alle zone sub-urbane o periferiche;
  • car sharing: è una forma di mobilità collettiva basata sul noleggio di un veicolo privato per poche ore o giorni, utile nei centri urbani se si utilizzano auto a basso impatto ambientale;
  • car pooling: parliamo di un’altra forma di mobilità collettiva, che consiste nell’utilizzo di un’auto da parte di più persone, come i colleghi, ad esempio, che percorrono lo stesso tragitto casa-lavoro negli stessi orari;
  • mobility manager: è una figura, pubblica o privata, che gestisce la mobilità dei dipendenti di una grande impresa o di un ente pubblico, nel percorso da casa a lavoro, organizzando, ad esempio, il car pooling tra dipendenti o mettendo a disposizione mezzi di trasporto collettivo, come bus navette private;
  • blocco del traffico: è un espediente usato fin dagli anni ’70, in cui il traffico viene bloccato totalmente nei centri urbani o parzialmente, magari facendo circolare i veicoli a targhe alterne, pari e dispari, o i veicoli più inquinanti;
  • zona a traffico limitato: anche in questo caso parliamo di un blocco del traffico nelle aree più congestionate della città, che spinge le persone a utilizzare i mezzi di trasporto pubblico

In Italia la mobilità sostenibile è stata introdotta per la prima volta negli anni ’90 con il Decreto Interministeriale Mobilità Sostenibile nelle Aree Urbane del 27/03/1998.

I benefici della mobilità sostenibile

I benefici sono molti, e sotto molti punti di vista: prima di tutto, si ha una riduzione dell’inquinamento atmosferico, fondamentale visto che in Europa il settore dei trasporti è causa del consumo di circa un terzo del consumo totale di energia e di un quinto delle emissioni di gas serra.

Si può inoltre ridurre l’inquinamento acustico, causato dai rumori di strade, ferrovie e aeroporti, che ha un impatto altrettanto importante sul benessere delle persone, con conseguenze che possono riguardare i disturbi del sonno, un amento della pressione e malattie cardiovascolari.

Avere strade intasate ovviamente significa anche non avere libertà negli spostamenti, con tempi che si dilatano e città che si riempiono di auto. Per questo, usare il trasporto pubblico può essere importante.

Infrastrutture varie spesso non sono in armonia con il paesaggio, e sono la causa di un consumo di suolo molto alto; nel conteggio di queste ultime, oltre a strade e ferrovie, vanno inseriti anche parcheggi, piazzali e luoghi accessori. Secondo l’Ispra il 50% del consumo totale di suolo in Italia è causato proprio dalle infrastrutture per i trasporti.

Progetti ed esempi di mobilità sostenibile

Essendo, come detto, un obiettivo anche a livello europeo, è chiaro che le forze lavorino in sinergia anche per sviluppare progetti e forme di mobilità sostenibile che possano contribuire a raggiungere il target della riduzione di CO2 del 60% prevista per il 2050.

Le dieci startup vincitrici della call European Startup Prize for mobility (EUSP) 2020, conclusasi a luglio 2020, ad esempio, hanno guardato a tecnologie per il risparmio energetico, mobilità elettrica e condivisa, tecnologie di intelligenza artificiale per la guida autonoma, applicazioni per favorire lo scambio di informazioni relative a mezzi e sistemi di trasporto, servizi per la micromobilità, e integrazione dei droni nello spazio aereo.

A vincere il premio, co-fondato dalla Presidente della Commissione Trasporti al Parlamento Europeo, Karima Delli, dal Boston Consulting Group e da Via ID, sono stati Addvolt, Autofleet, Chargery, Fairtiq, Humanising Anatomy, MOTIONTAG, Pony, Skipr, UFT, e Unifly NV.

C’è chi, come la startup portoghese AddVolt, ha sviluppato il sistema Plug-in Electric, una tecnologia che elettrizza le unità di refrigerazione dei veicoli, permettendo trasporti e delivery meno dispendiosi e più puliti e silenziosi, mentre Autofleet, startup fondata in Israele nel 2018, ha creato la prima piattaforma Vehicle as a Service, che fornisce un’offerta di veicoli totalmente adattabile alla domanda.

Pony, startup di mobilità francese nata nel 2017, si concentra sulla micromobilità fornendo e-bike e monopattini elettrici in sharing. Insomma, ognuna di queste imprese ha lanciato progetti validi e molto importanti per rendere più sostenibile la nostra mobilità.

Per quanto riguarda l’Italia, invece, è solo dal 2017 che, per le città sopra i 100 mila abitanti, è diventato obbligatorio adottare i Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (Pums), introdotti con una legge del 2000, uno strumento di pianificazione strategica istituito dall’art. 22 della legge n. 340 del 24 novembre 2000, che, in un orizzonte temporale di circa 10 anni cerca di raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso azioni orientate a migliorare efficacia ed efficienza del sistema della mobilità, integrandolo con gli aspetti urbanistici e territoriali.

Per potere accedere ai finanziamenti statali gli enti locali devono definire i Pums applicando le linee guida adottate con il decreto.

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