Come superare la Sindrome di Cassandra e smettere di fare previsioni negative sul futuro

Come nel mito greco, chi soffre della Sindrome di Cassandra prevede il peggio per sé e per gli altri, ma il suo costante pessimismo la porta a non essere creduta e a sentirsi inutile. Ecco perché nasce e come superarla

A molti il nome “Cassandra” evocherà ricordi della mitologia classica: quello della sacerdotessa corteggiata da Apollo con il dono della preveggenza e poi da lui maledetta per averlo rifiutato, condannata a vedere il futuro senza essere mai creduta, è uno dei miti greci più conosciuti e apprezzati.

Non molti, però, sanno che questo nome indica anche una condizione psicologica: si chiama Sindrome di Cassandra, e colpisce soprattutto le donne. Ecco di cosa si tratta.

Cos’è la Sindrome di Cassandra?

La Sindrome di Cassandra è un tipo di disturbo comportamentale. Chi ne soffre, spiega la Dott.ssa Francesca Pellizzoni, Psicoterapeuta del Centro Medico Santagostino, è portato ad «esprimere e formulare in modo sistematico profezie di tipo catastrofico. Non solo per sé ma anche per gli altri».

Il termine “Complesso di Cassandra” è stato usato per la prima volta nel 1949 dal filosofo francese Gaston Bachelard, che utilizzo il riferimento al mito greco per descrivere le persone che che fanno continuamente previsioni catastrofiche sul futuro, previsioni alle quali gli altri, come nella mitologia classica, non credono: questo fa sentire chi le pronuncia non considerato e inutile, contribuendo ad alimentare scarsa autostima.

La bassa autostima è una delle caratteristiche del Complesso di Cassandra individuate da Bachelard: a queste si aggiungono depressione, paura e la spinta a mettersi continuamente alla prova.

Questa ricerca continua di essere approvati, però, può ordinare un circolo vizioso che, spiega la psicologa Serenella Salomoni,

si basa sempre sulle profezie negative che poi…si avverano.
Questo succede perché chi soffre di questa patologia tende a sviluppare un meccanismo inconscio che porta a creare situazioni favorevoli a far avverare le previsioni negative, andando così a rafforzare quella mancanza di autostima preesistente.
È anche un modo per non uscire mai dagli schemi, di non rischiare mai.

È la trappola della “profezia autoavverante” o, come viene definita in psicologia secondo Unobravo, «una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa, senza che concretamente ci siano elementi che possano condurre a quella conseguenza».

Le cause psicologiche

Come per ogni disturbo comportamentale, le cause possono essere diverse, ed è importante lavorare con uno specialista per individuarle. In linea generale, però, spiega la Dott.ssa Pellizzoni, la mancanza di cure e di affetto durante l’infanzia può dare origine a una bassa autostima e, conseguentemente, alla costante ricerca dell’approvazione altrui. «Il soggetto», spiega, “rischia di sviluppare la cherofobia. Più semplicemente, ha paura della felicità».

Non solo: dietro la Sindrome di Cassandra c’è anche la paura di lasciarsi andare (e, quindi, aprirsi alla possibilità del fallimento) e, in ultima istanza, la mania del controllo.

Si prevede il peggio, in sostanza, in modo da prepararsi nel caso si verifichi; in questo modo, però, si rischia inconsciamente di fare in modo che il peggio si realizzi.

Come si manifesta la Sindrome di Cassandra?

«Non ce la farò mai», «andrà tutto male», sono frasi che potreste sentire pronunciare da chi soffre della Sindrome di Cassandra che, come abbiamo visto, si manifesta attraverso aspettative nefaste per il futuro – sia il proprio che quello degli altri – pensieri catastrofici, profezie autoavveranti, convinzione che sia impossibile essere felici e una continua svalutazione.

La psicoanalista Laurie Layton Schapira nel libro del 1988 “The Cassandra Complex: Living with Disbelief” ha individuato 3 caratteristiche tipiche della Sindrome di Cassandra:

  • Tendenza a creare relazioni disfunzionali con il cosiddetto “Archetipo di Apollo”: chi soffre di questo complesso tende a scegliere come partner qualcuno che possa confermare la sua profezia di non valere: qualcuno, quindi, che non riesce a valorizzarla, accettarla e amarla.
  • Tendenza alla somatizzazione: le sofferenze emotive diventano fisiche
  • Tendenza alla negazione: messa davanti ai suoi meccanismi disfunzionali, chi soffre della Sindrome di Cassandra negherà, scaricando le responsabilità sugli altri o sul suo “non valere niente”.

Non solo: tra le caratteristiche ricorrenti delle “Cassandre” ci sono, dice ancora Pellizzoni, un costante sentimento di paura, scarsa autostima, di difficoltà a riconoscere il proprio valore e necessità di mettersi costantemente alla prova.

Come superare la Sindrome di Cassandra

Come non esiste una causa universale della Sindrome di Cassandra, non esiste nemmeno un modo unico in cui superarla: chi ne è affetto può, fortunatamente, uscirne attraverso un percorso terapeutico che lo aiuterà a comprendere come è stato acquisito questo schema di pensiero disfunzionale e come liberarsene.

Il passaggio fondamentale per superare la Sindrome è imparare a sostituire le aspettative catastrofiche con l’analisi dei dati realtà, evitando di concentrarsi sulle profezie legate alla conclusione peggiore, ma valutando tutti i potenziali esiti.

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